ELEZIONI IN AFRICA. TOGO, CAMERUN, GUINEA E COSTA D’AVORIO
(9 Marzo 2020)
LOMé-YAOUNDé-CONAKRY-YAMOUSOUKRO. Nell’anno in cui in Africa si celebrano i sessant’anni dalla proclamazione dell’indipendenza di un terzo degli Stati che ne animano la carta politica, in diversi di essi si tengono importanti appuntamenti elettorali che forniscono l’occasione per puntare i riflettori su queste realtà.
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TOGO: SEMPRE GNASINGBé.
LOMé. Il 22 febbraio gli elettori togolesi sono stati convocati ai seggi per eleggere, o meglio per rieleggere, Faure Gnasingbé, l’uomo che nel 2005 ereditò, come in una monarchia, il potere supremo nel Paese dal padre, il generale Eyadéma.
Faure ha ottenuto facilmente un quarto mandato di cinque anni raccogliendo, secondo la commissione elettorale nazionale indipendente (CENI) il 70,78% dei voti, migliorando le sue precedenti performances. Nelle elezioni del ’05, ’10 e ’15 aveva toccato o sfiorato il 60%, ma stavolta si è superato.
Ovviamente, il principale candidato d’opposizione, Agbéyomé Kodjo, secondo con il 18,3% delle preferenze, denuncia brogli e rivendica la vittoria, chiedendo di ricontrollare tutte le schede per ognuna delle sezioni elettorali.
Indipendente dal 1960, il Togo, piccolo stato affacciato sulla costa del Golfo di Guinea, è dominato dal colpo di Stato del 13 Gennaio 1967 da questa famiglia. Tra il ’67 ed il 2005 alla testa del Paese rimase il Generale Eyadéma (1937-2005) che esercitò un potere praticamente assoluto, poi, dopo la sua morte, il posto di Presidente-monarca è passato al figlio che pare destinato a lungo regno.
E’ per questo che il quotidiano burkinabé Le Pays ha commentato lucidamente: «Gnassingbé dirigerà
almeno fino al 2025 l’unico paese dell’Africa occidentale che non ha mai conosciuto l’alternanza
democratica, col benestare dell’ex potenza coloniale francese».
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CAMERUN: RDPC SEMPRE MAGGIORANZA.
YAOUNDé. Il 9 Febbraio gli elettori camerunesi sono stati convocati per rinnovare l’Assemblea Nazionale. solo dopo una ventina di giorni la Commissione elettorale ha reso noti i risultati. Il RDPC (Rassemblement Démocratique des Peuples Camerounais), il partito che fa capo all’ultraottantenne Paul Biya, ininterrottamente Presidente dal 1982, ha riconquistato la maggioranza parlamentare.
Secondo i dati forniti dalla CENI, l’RDPC ha ottenuto 139 seggi sui 167 che compongono la camera di Yaoundé.
I restanti 28 mandati sono stati vinti da deboli formazioni d’opposizione, mentre in tredici circoscrizioni non si è votato affatto. si tratta delle aree anglofone del Nord-Ovest e sud-Ovest dove dal 2016 è in atto una guerra interna tra le forze armate governative e i miliziani del fronte di liberazione dell’Ambazonia che si battono per la secessione di quelle aree dal Camerun.
La partecipazione al voto è stata stimata intorno al 47%, ma nelle aree anglofone non si è presentato ai seggi quasi nessun elettore.
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GUINEA. NO AD UN TERZO MANDATO DI CONDé.
CONAKRY. In Guinea è in atto da diverse settimane una protesta popolare contro il varo d’una nuova costituzione che permetterebbe al Presidente della Repubblica Alpha Condé di ricandidarsi per un nuovo mandato.
Il 1° marzo scorso avrebbero dovuto tenersi contemporaneamente, sia il referendum per l’approvazione della nuova legge fondamentale, sia le elezioni legislative.
All’ultimo momento, il 28 febbraio, il Presidente Condé ha rinviato il duplice scrutinio al 15 Marzo, su pressione dell’Unione Africana e la comunità Economica dei paesi dell’Africa Occidentale (ECOWAS).
«L’adozione di una nuova costituzione
– spiega Jeune Afrique – avrebbe significato un azzeramento dei mandati
presidenziali e potenzialmente permesso a Condé di ricandidarsi
alle elezioni previste per il prossimo ottobre.»
Ora si attende di capire se anche il voto di domenica prossima sarà ulteriormente rinviato o se le autorità faranno di tutto perché si tenga.
Indipendente dal 1958, la Guinea è stata per lungo tempo sottomessa al regime di Ahmed Sekou-Touré, il padre-padrone del Paese. Dopo la sua morte il potere è stato preso dalle forze armate. Alpha Condé, che si fece un nome durante i decenni di dittatura, ha ottenuto la presidenza nel 2010 ed ora, come spesso accade in Africa, non lo vuole cedere.
Si vedrà se il braccio di ferro tra quanti non ne possono più di Condé ed del suo regime produrrà dei significativi cambiamenti o se al contrario la prepotenza del regime prevarrà.
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COSTA D’AVORIO. OUATTARA LASCIA.
YAMOUSOUKRO. Nel frattempo, mentre scrivevamo queste rapide note, è giunta notizia che il Presidente della Costa d’Avorio, Alhassane Ouattara, ha annunciato che non si presenterà candidato alle presidenziali in programma per l’ottobre prossimo. Si pensava che si sarebbe rirproposto per sbarrare il passo all’ex Capo di Stato Laurent Gbagbo, di recente liberato dalla sua prigionia all’Aia, dove scontava una pena detentiva per i crimini commessi durante la guerra civile del 2010-11, ma nel discorso pronunciato a Yamousoukro, capitale politica del Paese, Ouattara ha detto che è venuto il momento di lasciar spazio a nuove generazioni.
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In Africa sono in atto interessanti mutamenti della realtà politica che interesserà diversi Paesi: Burundi, malawi, sudan, Sud Sudan, RD Congo son paesi in cui stanno accadendo cose interessanti che vale la pena seguire con attenzione.
PIER LUIGI GIACOMONI