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ADELANTE PEDRO CON JUICIO
(29 Aprile 2019

MADRID.

Si può dire che gli spagnoli abbiano mandato a Pedro Sánchez, il Presidente del Governo  in carica il messaggio «Adelante, Pedro, con juicio». Il verdetto uscito infatti dalle urne il 28 aprile assegna al leader socialista il mandato di governare, ma senza assegnargli una maggioranza schiacciante, cosicché ora si apre una complessa fase di negoziazioni che potrebbe concludersi tra molti mesi, in attesa di conoscere l’esito delle elezioni europee ed amministrative previste per il 26 maggio. Nel frattempo la macchina istituzionale lentamente si avvierà, prevedendo per il 21 maggio la prima seduta delle nuove Cortes Generales, l’elezione dei Presidenti delle due camere, prima che il Re avvii le consultazioni.

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I RISULTATI.

L’esito dello scrutinio consegna al Paese un quadro quanto mai variegato. a livello nazionale sono ven cinque le liste che ottengono una rappresentanza parlamentare; a livello locale entrano al congresso una molteplicità di partiti regionali che si segnalano quasi dovunque in crescita.

In notevole crescita è anche l’affluenza alle urne: si è passati dal 65% circa del 26 giugno 2016 al 74,8% del 28 aprile, segnando un’inversione di tendenza che dava in costante aumento l’astensionismo.

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I PARTITI NAZIONALI.

Tra i vincitori delle elezioni anticipate si segnalano i socialisti del PSOE che passano da 85 a 123 seggi recuperando, almeno in parte le perdite subìite dal 2011 in poi. Il PSOE ha guadagnato terreno dappertutto: in Andalusia, dove a dicembre era stato estromesso dal governo regionale, a madrid, dove da decenni era all’opposizione rispetto al Partito Popolare, in Catalogna, dove il PSC ha recuperato 5 mandati.

In forte crescita anche Ciudadanos, la forza politica di centro-destra che in questi anni si è battuta sia contro la corruzione che contro il separatismo catalano: C’S passa da 32 a 57, mancando tuttavia la conquista della leadership del fronte conservatore.

Debutta nel parlamento nazionale Vox, una formazione d’estrema destra che aveva ottenuto in dicembre un clamoroso successo alle regionali in Andalusia. Il partito postfranchista ha raccolto il 10% circa dei voti e conquistato 24 seggi.

Crollano vertiginosamente i Popolari, al governo dal 2011 al 2018, che toccano il loro minimo storico, eleggendo solo 66 deputati al Congreso, con una perdita secca di 71 mandati rispetto alle elezioni di tre anni fa.

Perde terreno anche Podemos ed alleati che lasciano sul campo 39 deputati, ottenendone 42.

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I PARTITI REGIONALI.

Ma la Spagna non sarebbe comprensibile se non si tenesse nel dovuto conto il forte spirito autonomista che talvolta rasenta il separatismo, di diverse regioni. così il già variegato panorama nazionale è completato dalla presenza di numerosi partiti radicati localmente. tutti costoro hanno registrato forti incrementi di rappresentanza e chi più chi meno reciterà un ruolo di primo piano nella complessa trattativa che si sta per aprire per la formazione del governo nazionale.

In Catalogna, regione che rivendica il diritto all’autodeterminazione, cresce Esquerra Republicana (ERC) che sale da 9 a 15 seggi, superando di slancio i rivali di Junts Per Catalunya, il partito dell’ex Presidente Carles Puig Demont, autoesiliatosi in Belgio dopo la caduta della sua amministrazione.

Nei Paesi Baschi guadagna terreno il Partito Nazionalista Basco (PNV), che passa a 6 mandati (+1) e EH Bildu che raddoppia la propria rappresentanza, da 2 a 4 seggi.

Cresce anche Coalición Canaria e debutta il partito autonomista della Cantabria.

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PROSPETTIVE DI GOVERNO.

Per giungere alla formazione d’un governo occorre che il Congresso elegga un Presidente in una votazione a scrutinio palese. Ciò avviene al termine del «debate para la investidura» nel corso del quale un candidato, proposto dal Re, si presenta dinanzi alla camera e chiede il voto dell’assemblea. alla prima votazione il candidato ha bisogno della maggioranza assoluta dei membri (176 su 350) alla seconda è sufficiente la maggioranza semplice.

Come però insegna la lunga crisi politica del 2016 questo è solo il traguardo finale d’una complessa vicenda politica che per svolgersi può aver bisogno di mesi. Infatti, dopo la formale costituzione del congreso de los diputados, vero motore politico della Spagna, si apriranno le consultazioni condotte da Felipe VI che potrebbero portare all’individuazione d’un aspirante Premier che dovrà cercare d’aver il sostegno, o quantomeno la non opposizione d’un ampio spettro di forze parlamentari. Pedro Sánchez, il Presidente uscente dell’esecutivo, costretto in febbraio a sciogliere il parlamento in seguito alla bocciatura del progetto di bilancio, dispone ora di 123 voti che non sono sufficienti per riguadagnare la Moncloa. Quali potrebbero essere i suoi partner di governo? Fino a questo momento, basandosi solo sulle dichiarazioni rilasciate a caldo dai leader politici, l’unico disponibile a negoziare col leader socialista pare Pablo Iglesias, segretario Generale di Podemos (estrema sinistra) che tuttavia non ha seggi sufficienti per centrare il quorum fatidico dei 176 voti. ecco allora che entreranno in scena alcuni partiti regionalisti che potrebbero offrire voti in cambio di finanziamenti per le proprie aree di radicamento.

Occorrerà, allora, molto tempo per giungere al dibattito d’investitura e all’elezione d’un premier e non son esclusi colpi di scena: ecco perché a Pedro occorrerà tanto juicio para ir adelante.

PIER LUIGI GIACOMONI

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