PORTOGALLO. COSTA DI NUOVO PREMIER
(26 Ottobre 2019)
LISBONA. António Costa è stato riconfermato Premier del Portogallo dal presidente della Repubblica Marcelo Rebelo
de Sousa al termine d’un rapido giro di consultazioni, a seguito delle elezioni legislative di domenica 6 Ottobre
nelle quali il Partito Socialista ha riportato un’ampia vittoria, senza tuttavia conseguire la maggioranza
assoluta.
di questi tempi, esser confermati in carica è una rarità, giacché accade più spesso che i governi vengano
sconfessati dagli elettori, ma i portoghesi, perlomeno quelli che hanno votato, hanno dato al PS ed al suo
segretario un attestato di fiducia che dovrebbe consentirgli di governare tranquillamente fino al 2023.
Nei giorni successivi, l’incaricato ha proposto al Capo dello Stato la nomina del nuovo esecutivo che si compone di
19 ministri, di cui otto donne: rispetto alla compagine precedente, vi sono 5 nuovi ingressi ed alcuni mutamenti
d’incarico. E’ stata questa l’occasione per il Premier di procedere ad un ampio e significativo rimpasto della
propria precedente squadra.
Non cambia invece il colore politico: si tratta sempre d’un monocolore socialista appoggiato dall’esterno dal
blocco di sinistra che in sede di dibattito sul programma ha chiesto la depenalizzazione dell’aborto ed il
riconoscimento di nuovi diritti.
Ottenuta comunque la fiducia dall’Assembleia da República, il nuovo esecutivo, prestato giuramento nelle mani del
Capo dello Stato, si è insediato: alla cerimonia d’investitura, cui erano invitate tutte le forze politiche, non
hanno partecipato né i comunisti, né Chega, il nuovo partito d’estrema destra, entrato in Parlamento lo scorso 6
Ottobre.
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I RISULTATI.
I VINCITORI.
Indubbiamente, il Partito Socialista portoghese (PS) è il grande vincitore delle elezioni: col 38,2% il partito di
costa si è assicurato 108 seggi sui 230 che compongono l’assemblea. Nel 2015, in occasione delle consultazioni
precedenti, il PS aveva raccolto il 33,6% delle preferenze e 86 seggi.
Quindi, in quattro anni ha realizzato un progresso di quasi 5 punti percentuali e 22 deputati: un risultato
sorprendente, se si pensa che in questo quadriennio il Partito ha avuto sulle proprie spalle l’intera
responsabilità di governo, giacché l’esecutivo era un monocolore socialista che si reggeva in piedi con l’appoggio
esterno di diverse formazioni di sinistra.
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GLI SCONFITTI.
Tutti gli altri partiti in lizza, o confermano le loro prestazioni di quattro anni fa o perdono terreno.
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LA SINISTRA S’INDEBOLISCE.
I partners di Governo di Costa, il Blocco di Sinistra e la Coalizione Democratica Unita perdono voti.
Il Blocco scende lievemente dal 10,6 del 2015 al 10% di oggi e mantiene i suoi 19 seggi; la CDU scende dall’8,6 al
6,7% ed elegge 12 deputati (-5).
Si può, quindi, legittimamente affermare che è stato solo parzialmente redditizio per le varie formazioni di
sinistra sostenere il governo Costa dal momento che alla prova dei fatti, mentre questo ha guadagnato voti e seggi,
quelli si sono un po’ indeboliti.
Ecco perché nelle prime dichiarazioni a caldo i dirigenti del Blocco e della coalizione hanno ventilato la
possibilità di chiedere di più al Primo Ministro, come ad esempio la cancellazione della riforma del lavoro
approvata dai governi di centro-destra e mai abolita, o d’appoggiare il governo a seconda delle circostanze.
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CROLLA IL CENTRO-DESTRA.
I partiti di centro-destra hanno subìto una cocente sconfitta: sia per il Partito Social-Democratico (PSD) che per
il Centro Democratico Sociale-Partito Popolare (CDS-PP) quella del 6 Ottobre è stata una drammatica notte
elettorale.
Nel 2015, i due partiti amici si erano coalizzati formando un’unica lista che aveva conseguito il 38,3% e 107
seggi, stavolta si son presentati separatamente ed hanno subìto gravi perdite. Il PSD ha raccolto il 29,2%, mentre
il CDS-PP il 4,4%: complessivamente la vecchia coalizione “Portugal” ha preso il 33,5%. In seggi, il PSD avrà nella
nuova camera 79 mandati ed il CDS-PP 5.
Anche dopo lo spoglio delle schede provenienti dall’estero – ai portoghesi espatriati sono riservati 4 seggi
parlamentari – il quadro non è cambiato di molto, anche se il PSD ha fatto ricorso alla corte costituzionale per
vedersi riconosciuto un seggio in più.
A seguito di questi pessimi risultati, in entrambi i partiti è cominciata la corsa alla successione dei leader
sconfitti.
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PICCOLI PARTITI.
Il nuovo parlamento portoghese vede altresì la presenza di quattro nuovi partiti: il PAN (animalista) che ottiene 4
seggi, Iniziativa Liberale, un seggio,così come la nuova formazione d’estrema destra Chega “Arriva” che vuole il
presidenzialismo e rimpiange la dittatura di Salazar, e Libre.
anche a Lisbona, dunque, compare un partito d’estrema destra, nostalgico del passato come in tante altre parti
d’Europa: Chega spera di sfruttare il malcontento degli strati più indeboliti della società per la presenza di
immigrati per accrescere i propri consensi.
In generale, si può dire che la scena politica portoghese uscita dalle urne è considerevolmente frammentata anche
se da questo, almeno per il momento non ne deriva instabilità e fragilità dell’esecutivo.
Altro dato eclatante, l’astensionismo: come già in occasione delle elezioni europee del 26 maggio scorso, molti
portoghesi non hanno votato. Secondo i dati ufficiali la partecipazione è stata pari al 48,6%. Quattro anni fa si
recò alle urne il 55,8% sul totale degli elettori. E’ possibile che una parte dell’elettorato abbia ritenuto
scarsamente significativo esprimersi dato che i sondaggi della vigilia avevano ampiamente previsto il successo di
Costa e del suo PS.
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ANTONIO COSTA.
António Luís Santos da Costa, il trionfatore delle elezioni portoghesi, è nato a Lisbona il 17 luglio 1961:
Laureato in giurisprudenza ed avvocato di professione, è approdato alla politica, divenendo nel 2007 sindaco della
capitale. Questa posizione gli ha permesso di dimostrare le sue capacità di governo e nel 2014 è stato eletto alla
carica di Segretario Generale del PS, un partito che era entrato in una fase di declino, travolto da scandali che
ne avevano gravemente minato la credibilità.
Nel 2015, pur avendo ottenuto un discreto risultato alle elezioni politiche, in un primo momento non era stato
nominato Premier: il leader del Centro-destra Pedro passos Coelho aveva ricevuto l’incarico e formato un esecutivo
di centro-destra che però era stato rifiutato dall’Assembleia da República, l’unica camera di Lisbona.
Così, il 26 Novembre 2015, il Presidente Aníbal Cavaco Silva, ob torto collo, dovette chiedere a Costa d’assumere
la Presidenza d’un Governo socialista di minoranza, appoggiato dall’esterno dalle altre forze di sinistra.
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In questi quattro anni, l’équipe Costa è stata capace di coniugare controllo della spesa e politiche progressiste.
In particolare l’accordo di governo prevedeva:
1. Aumento del 20% del salario minimo;
2. Recupero di stipendi e pensioni decurtati e dei sussidi di disoccupazione aboliti;
3. Riduzione delle tasse universitarie, libri scolastici gratuiti, 35 ore settimanali. E, poi, revoca della
privatizzazione dei servizi di trasporto e della compagnia aerea Tap, aumento del bonus trasporto alle famiglie.
L’intesa non includeva la gestione del sistema finanziario e le politiche europee. La vendita della banca Banif al
Santander e del commissariato Banco Espirito Santo, imposte dalla Commissione europea e in entrambi i casi con
perdite milionarie per lo Stato, creò forti tensioni. Nell’ultimo anno, le frizioni hanno riguardato la nuova
legge del sistema sanitario nazionale, che toglierebbe potere ai gruppi privati. Nel complesso, però, il bilancio
è molto positivo, anche solo guardando a crescita del Pil e disoccupazione dimezzata, al 6%.
Stabilità, crescita doppia rispetto all’Europa, disoccupazione al minimo storico, riduzione del debito, aumento del
flusso turistico, legislazione che permette ai pensionati di mezza europa di vivere nel Paese per dieci anni senza
aggravio fiscale, questa la complessa ricetta messa in atto dal Governo.
Oggi, il Portogallo, uno dei PIGS che agl’inizi del decennio facevano temere il crollo dell’euro, è una delle
economie più dinamiche del continente e d’Eurolandia.
I dati macroeconomici parlano chiaro: il PIL è cresciuto nel 2018 del 2,4%, la disoccupazione è al 6,3% della
manodopera. Lo Stato è tornato in avanzo primario anche se il debito è al 121% del PIL.
Il Ministro per l’Economia e le Finanze mario Centeno, presidente dell’Eurogruppo, fautore di una politica che
superi l’austerità di marca germanica con gli investimenti e l’export, promette 10 miliardi di euro per costruire
ospedali, ferrovie, scuole, ma senza abbandonare la disciplina del deficit.
Tuttavia, è ancora forte la corrente migratoria verso l’estero: medici ed infermieri (almeno 15 mila) hanno
abbandonato il Paese alla ricerca di prospettive d’impiego.
Mentre almeno 15.600 pensionati italiani sono affluiti nella repubblica lusitana attratti dall’ipotesi di godere
della propria pensione senza i prelievi attuati dal Governo di Roma.
Altra faccia della medaglia è la “gentrificazione” dei centri storici della capitale e di Porto, con l’espulsione
dei ceti medi e dei più vulnerabili, per l’escalation dei prezzi delle case, aumentati del 70% nell’ultimo
lustro per l’invasione di Airbnb turistici e fondi speculativi: uno dei sintomi di «vulnerabilità e precarietà
di una crescita basata sulla domanda esterna», secondo alcuni economisti.
Una circostanza che potrebbe anche spegnersi col tempo: sul Portogallo,come sul resto del mondo, infatti, stanno
addensandosi pesanti nubi dovute alle guerre commerciali ed al protezionismo attuato da diversi Paesi che potrebbe
provocare, come avverte il fondo Monetario Internazionale, una nuova crisi mondiale.
PIER LUIGI GIACOMONI