KENYA. TRA LE CONTESTAZIONI, WILLIAM RUTO ELETTO PRESIDENTE
(20 Agosto 2022)
NAIROBI. Al termine d’una settimana di passione, il Kenya avrebbe un nuovo Presidente: William Samoe Ruto, 55 anni, sarebbe risultato eletto al primo turno.
col 50,49% dei voti.
Il suo principale avversario, Raila Odinga, 77 anni, alla sua quinta candidatura, non ha però riconosciuto la sconfitta: «A scanso di equivoci – ha detto in una conferenza stampa – voglio ripetere: respingiamo totalmente e senza riserve i risultati presidenziali annunciati dal capo della commissione elettorale (Iebc), Wafula Chebukati. «I risultati delle elezioni sono nulli e falsi e non c’è nessun presidente eletto.»
Conseguenza: Odinga farà ricorso alla corte suprema affinché annulli l’esito delle elezioni e ne imponga la ripetizione come già accaduto cinque anni fa.
Finora, nel paese, sembra regnare la calma, ma molti temono che la tensione crescente dei giorni seguiti a quello del voto possa sfociare in scontri tra gruppi di sostenitori dei due principali rivali.
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IL VOTO
Il 9 Agosto, 22 milioni di kenyani sono stati chiamati alle urne per eleggere Presidente, Vicepresidente, deputati, senatori ed autorità locali di governo.
Per ore la gente è rimasta in fila davanti ai seggi in attesa di poter votare: alla fine secondo calcoli attendibili si è espresso il 75% sultotale del corpo elettorale: decisamente meno rispetto al passato.
La consultazione è stata in parte contrassegnata da errori materiali: in due contee, Mombasa e Kakamega, non è stato possibile scegliere il governatore locale perché erano state inviate in loco schede che riportavano nomi di candidati proposti altrove. In altre due circoscrizioni parlamentari per la stessa ragione non si è potuto eleggere i deputati: il 23 Agosto in queste aree si terranno elezioni suppletive.
In altre contee lo scrutinio è stato posticipato al giorno successivo perché non era stato possibile costituire i seggi.
Dopodiché, per giorni si è vissuto nell’incertezza sul risultato finale: sebbene il Kenya si sia dotato di un sistema che prevede addirittura l’elenco digitalizzato degli iscritti alle liste elettorali con riconoscimento attraverso dati biometrici per evitare brogli, qualcosa non ha funzionato come previsto.
La trasmissione dei risultati delle circoscrizioni avrebbe dovuto essere fatta attraverso foto dei moduli, inviati telefonicamente in modo che non potessero essere manipolati, tuttavia la Reuters, che ha condotto un proprio conteggio autonomo, scrive che diversi verbali inviati risultavano illeggibili.
«I risultati – narra Bruna Sironi[1] – avrebbero dovuto essere disponibili in un paio di giorni al massimo. Si era votato il martedì 9. Si aspettavano al più tardi il venerdì 12 in giornata. Lo pensava anche il governo, tanto che il ministero dell’educazione aveva previsto la riapertura delle scuole per lunedì 15 agosto. Invece il presidente della commissione elettorale ha cominciato mercoledì 10 a dire pubblicamente che la Costituzione gli concedeva sei giorni per completare il lavoro.
Ora si capisce perché: il sistema informatico non si era dimostrato efficiente e sicuro o non era stato gestito con la dovuta cura. D’altra parte anche la compagnia specializzata che lo aveva verificato prima del voto, la Kpmg (Klynveld Peat Marwick Goerdeler) aveva evidenziato diversi problemi. Tra l’altro aveva trovato che almeno 14 persone non identificate, e presumibilmente non ufficialmente autorizzate, avevano potuto accedere e, potenzialmente, modificare i dati a piacimento.»
Per giorni, aggiungiamo noi, le notizie che giungevano da Nairobi erano sempre più contraddittorie: sabato 13, secondo dati relativi al 26% delle schede era in lieve vantaggio Odinga, poi tra domenica 14 e lunedì 15 sarebbe avvenuto il sorpasso: Ruto vincerebbe per 263.000 voti di scarto superando anche l’asticella della maggioranza assoluta richiesta per evitare il ballottaggio.
Tuttavia, all’interno della commissione elettorale (IEBC) si è verificata una spaccatura: 4 commissari su sette hanno dichiarato di non potersi assumere la responsabilità d’avallare l’esito del voto.
Juliana Cherera, vicepresidente della IEBC, prima che venisse proclamato eletto il nuovo Presidente ha detto: «Siamo qui perché le operazioni sono state condotte in modo opaco. Perciò non possiamo prenderci la responsabilità dei risultati che stanno per essere annunciati. Ma è possibile ricorrere al tribunale. Chiediamo ai kenyani di stare calmi perché la legge avrà la meglio».
Cherera ha rilevato che in almeno 33 circoscrizioni il numero dei votanti non corrisponderebbe alle schede trovate nelle urne.
Dal canto suo, il rappresentante di Odinga presso la sede dello spoglio Saitabao Ole Kanchory, aveva dichiarato: «Abbiamo rapporti di intelligence che dicono che il sistema informatico è stato hackerato, che alcuni funzionari della Iebc hanno commesso illeciti elettorali e qualcuno di loro dovrebbe essere arrestato».
Fortunatamente, per il momento, non sono avvenuti gravi scontri tra supporter delle due fazioni in lotta: a Kibera, una baraccopoli di Nairobi, dove c’è un’alta concentrazione di sostenitori di Odinga, e a Kisumu, nell’ovest del Paese, roccaforte della comunità luo, l’etnia d’appartenenza del candidato presunto sconfitto ci sono state vibrate proteste.
Lo stesso Ruto, che in passato aveva ecceduto nelle proprie dichiarazioni, ha cercato di stemperare i contrasti: ha promesso che non ci saranno rappresaglie contro gli avversari ed ha proposto di formare un governo con tutti i principali partiti kenyani.
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I PROTAGONISTI
WILLIAM SAMOEI RUTO
Nato nel 1967 nell’isolato villaggio di Sambut, d’etnia Kalenjin, Ruto è cresciuto in una famiglia poverissima, allevando pecore e mucche. Si narra che da piccolo vendesse pollo fritto nei mercati e fino a otto anni non potesse permettersi un paio di scarpe per andare a scuola. entrato in politica nel 1992 divenne uno dei collaboratori più stretti di Daniel Arap Moi, Presidente dal 1978 al 2002. E’ uno degli uomini più ricchi del kenya con vaste proprietà terriere. Ha interessi nella coltivazione del mais.
Più volte ministro, è stato accusato d’essersi appropriato di terre appartenenti ad altri durante la guerra civile del 2008.
Nel ’13, una corte gli ha ingiunto di cedere 40 ettari come compensazione a un altro agricoltore che l’aveva citato in giudizio.
La Corte Penale Internazionale dell’Aia, dal canto suo, ha aperto un fascicolo nei suoi confronti per aver incitato all’odio contro i Luo nel 2008. La pratica è stata archiviata nel ’16, ma la CPI accusò il governo kenyano – di cui Ruto era vicepresidente – di «interferenze con i testimoni e intromissioni politiche».
«Durante la campagna elettorale – scrive ISPI DAILY FOCUS[2] – ha più volte richiamato le sue origini umili, dipingendo la competizione elettorale come uno scontro fra la cosiddetta “dinastia” – le famiglie di politici che hanno mantenuto il potere economico e politico fin dall’indipendenza – e gli “hustlers”, cioè gli uomini comuni, desiderosi di rompere il tetto di cristallo che blocca l’ascesa sociale e politica nel paese. “Mentre noi siamo occupati a pianificare come i kenyani dei ceti più bassi possano essere risollevati, altri sono intenti a complottare negli hotel per installare un presidente pupazzo che possano controllare, in modo da continuare a perpetuare i loro egoistici interessi”».
Quasi sicuramente il bersaglio principale delle parole di ruto è il Presidente uscente Uhuru Kenyatta che da quattro anni appoggia per la sua successione Odinga ed osteggia il suo numero due.
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RAILA ODINGA
D’etnia Luo, 77 anni, politico di lungo corso, nel 2008, per pacificare il paese, dopo i già citati scontri tra fazioni rivali, fu nominato Primo Ministro da Mwai Kibaki.
Sotto il suo mandato fu riscritta la Costituzione, approvata da un referendum popolare.
Candidato nel 2017, fece ricorso presso la Corte suprema ed ottenne l’annullamento delle presidenziali dell’8 Agosto.
Decise poi inopinatamente di ritirarsi dal nuovo scrutinio e l’anno dopo, con una famosa stretta di mano, sancì la propria alleanza col Presidente in carica Uhuru Kenyatta.
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UHURU KENYATTA
Nato nel 1961, d’etnia Kikuyu, è figlio di Jomo, il primo presidente del Kenya.
Eletto nel 2013, ha vinto di nuovo nel ’17 in elezioni contestate, seguite da scontri tra Kikuyu e Luo che provocarono 200 vittime.
A termini di costituzione, stavolta Kenyatta non poteva proporsi per un nuovo mandato, tuttavia ha fatto pesare la propria influenza appoggiando Odinga e l’aspirante vicepresidente Martha Karua, ‘d’etnia Kikuyu.
anch’egli è stato inquisito dalla corte penale Internazionale per le violenze del 2007-08.
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ELEZIONI IMPORTANTI
Malgrado tutto quanto s’è detto, la democrazia kenyana ha dimostrato una vitalità ed una capacità di reggere la tensione seguita al giorno del voto: in diverse interviste condotte dagli inviati della BBC, gente d’orientamento politico diverso ha detto che comunque il popolo vuole la pace e desidera costruire il proprio futuro senza cadere nel tribalismo che tanti orrori ha prodotto in passato.
Di più: le competizioni elettorali in Kenya simboleggiano l’esempio di una democrazia sostenuta da una solida costituzione, dibattiti pubblici con contraddittorio, una magistratura indipendente dal potere ed una stampa autorevole. Tutto ciò rappresenta un modello sconosciuto a molti Paesi dell’Africa orientale nei quali vigono ancora regimi dispotici e la propaganda a senso unico è il pane quotidiano informativo della popolazione.
L’aumento del costo della vita che ha prodotto un’inflazione dell’8% su base annua, le conseguenze della pandemia e della guerra in ucraina, gli effetti sull’agricoltura dei cambiamenti climatici che riducono le stagioni delle piogge e accrescono i periodi siccitosi, il crollo del flusso turistico causato dall’instabilità nell’area del Corno d’Africa e dalle incursioni degli Shabaab somali in territorio kenyano contribuiscono a rendere incerto il futuro dell’economia più dinamica dell’Est Africa ed a porre questi argomenti in cima alle agende politiche al posto delle tradizionali divisioni etniche che hanno fin qui caratterizzato le competizioni elettorali nel paese.
«Qualora – conclude ISPI – i risultati dovessero essere legalmente confermati, il basso margine con cui Ruto ha vinto le elezioni mostra comunque una nazione fortemente divisa. La formazione del governo sarà quindi un passaggio essenziale per capire se il futuro Kenya potrà godere della possibilità di collaborazione fra gruppi avversari.»
A quasi sessant’anni dalla creazione dello Stato kenyano, aggiungiamo noi, Ruto, se alla fine sarà incoronato leader, sarà il primo uomo politico nato dopo la proclamazione dell’indipendenza (12 Dicembre 1963) a raggiungere la massima carica dello Stato.
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IL KENYA
GEOGRAFIA
Ex colonia britannica, la Repubblica del Kenya prende il nome dalla montagna più alta che si trova nel suo territorio che porta lo stesso nome.
Situata nell’Africa centrorientale confina a nord con Etiopia e Sudan del Sud, a nord-est con la Somalia, a sud con la Tanzania, ed a ovest con l’Uganda. E’ bagnata ad est dall’oceano indiano.
Nairobi ne è la capitale e la città più popolosa, ma Mombasa è un importante centro economico e commerciale, oltre che un porto importantissimo per tutto l’Est africano.
Esteso 582.650 km², abitato da 54,7 milioni di persone (2021), il Kenya è considerato il Paese guida della Comunità economica dell’Africa orientale, organizzazione cui aderiscono fra gli altri, Repubblica Democratica del Congo, Ruanda e Burundi, nonché uganda e Tanzania.
Il suo territorio, Percorso dalla linea dell’Equatore, è caratterizzato da numerose montagne ed altipiani, oltre che dalla spaccatura della Rift Valley.
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POPOLAZIONE, LINGUE E RELIGIONI
La popolazione è suddivisa in una molteplicità di gruppi etnici (se ne calcolano oltre 70) che parlano diverse lingue: tra essi vanno citati i Kikuyu che hanno giocato un ruolo importante sia nell’era coloniale che nel postindipendenza, i Masai, i Luo, i Kalenjin, i Somali ed altri gruppi.
Data la molteplicità di popoli presenti nel paese le lingue più diffuse sono lo Swahili, conosciuto in tutta l’Africa orientale, e l’inglese.
Cristianesimo, nelle sue varie denominazioni, Islam, Induismo e fedi autoctone sono i credi più praticati.
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ORDINAMENTO DELLO STATO
Il Kenya è una repubblica presidenziale: il Capo dello Stato, eletto per un mandato di cinque anni è anche capo del governo. La costituzione del 2010 prescrive che i membri dell’esecutivo non facciano parte del Parlamento.
Il potere legislativo è esercitato da due camere: l’Assemblea Nazionale e il Senato.
Il Senato si compone di 47 rappresentanti delle diverse contee, cui vanno aggiunte 16 donne, inserite in un’apposita lista e nominate in base ai voti raccolti dalle diverse forze politiche. L’aula è integrata da due rappresentanti dei giovani ed altrettanti dei disabili. Lo speaker è una personalità scelta tra i non senatori.
l’Assemblea Nazionale è composta in tutto da 349 membri, di essi 290 eletti nelle diverse circoscrizioni, 47 rappresentanti delle donne inserite in apposite liste e 12 nominati secondo la consistenza dei diversi partiti.
Senato ed Assemblea sono eletti ogni cinque anni contestualmente al presidente: il sistema elettorale prescelto è l’uninominale a turno unico.
Il Territorio è suddiviso in 8 province, 47 contee e 290 subcontee: ogni contea è diretta da un governatore e da un consiglio entrambi eletti.
Le contee sono:
1. Mombasa (County)
2. Kwale
3. Kilifi
4. Tana River
5. Lamu
6. Taita-Taveta
7. Garissa
8. Wajir
9. Mandera
10. Marsabit
11. Isiolo
12. Meru
13. Tharaka-Nithi
14. Embu
15. Kitui
16. Machakos
17. Makueni
18. Nyandarua
19. Nyeri
20. Kirinyaga
21. Murang’a
22. Kiambu
23. Turkana
24. West Pokot
25. Samburu
26. Trans-Nzoia
27. Uasin Gishu
28. Elgeyo-Marakwet
29. Nandi
30. Baringo
31. Laikipia
32. Nakuru
33. Narok
34. Kajiado
35. Kericho
36. Bomet
37. Kakamega
38. Vihiga
39. Bungoma
40. Busia
41. Siaya
42. Kisumu
43. Homa Bay
44. Migori
45. Kisii
46. Nyamira
47. Nairobi (County)
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L’ECONOMIA
Le principali risorse su cui il paese può contare sono il turismo, la coltivazione dei fiori, tè, caffè, piretro e noci di cocco. E’ discretamente sviluppata l’industria chimica ed anche quella automobilistica. Dal sottosuolo vengono oro, pietre preziose e minerali rari.
La pandemia ha fatto entrare in crisi il turismo e i cambiamenti climatici hanno inferto colpi all’agricoltura.
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MEDIA E LIBERTA’ DI STAMPA
Dopo i lunghi anni del partito unico e della dittatura (1963-2002) in Kenya ha preso forma una stampa vivace e libera che critica spesso e volentieri le autorità e la corruzione ancora piuttosto diffusa.
Radio, TV ed internet sono diffuse soprattutto nelle città.
La costituzione del 2010 garantisce il rispetto della libertà di stampa e di parola, anche se non sono mancati episodi di sparizioni di giornalisti scomodi che in precedenza avevano condotto inchieste sul malcostume del ceto politico.
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CURIOSITA’
Il Kenya è diventata una potenza nell’atletica leggera soprattutto per merito dei mezzofondisti e fondisti che si aggiudicano regolarmente le gare di corsa sulla media e lunga distanza.
PIER LUIGI GIACOMONI
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NOTE:
[1] B. Sironi, Kenya, vince William Ruto ma…, nigrizia.it, 16 Agosto 2022.
[2] ISPI DAILY FOCUS, KENYA: RUTO VINCE LE ELEZIONI (FRA LE POLEMICHE), 16 AGOSTO 2022