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WEAH, DAL PALLONE D’ORO ALLA PRESIDENZA DELLA LIBERIA
(29 Dicembre 2017)

MONROVIA. Al secondo tentativo ce l’ha fatta: George Weah, 51 anni, ex star del calcio internazionale, ha vinto le elezioni presidenziali in Liberia.

Secondo i dati definitivi, l’ex attaccante ha ottenuto il 61,5% dei voti, mentre il suo rivale Joseph Boakai, 73 anni, vice Presidente uscente, ha raccolto solo il 38,5%.

La partecipazione allo scrutinio è stata pari al 56% dell’elettorato.

Si trattava del secondo turno di questo tipo di consultazioni, giacché alla prima votazione, avvenuta in ottobre, nessuno degli aspiranti in corsa aveva raccolto la maggioranza assoluta necessaria per aggiudicarsi la Presidenza della Repubblica. Weah aveva raccolto il 38,4%, mentre Boakai il 28,8%: il resto andò ad altri concorrenti.

Appena annunciati i risultati dello scrutinio, svoltosi il 26 dicembre, migliaia di persone sono scese in strada per festeggiare la vittoria del loro idolo calcistico e politico.

«Miei compagni Liberiani – ha scritto Weah su twitter, commentando l’esito del voto – avverto profondamente l’emozione di tutta la Nazione. Ho presente l’importanza e la responsabilità dell’immenso lavoro che mi aspetta da oggi in poi: Il cambiamento sta accadendo!»
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Chi è George Weah? Il futuro  nuovo Presidente della Liberia è stato da giovane una star del calcio internazionale. Ha giocato in diverse squadre: Paris St. Germain, Milan, Chelsea e Manchester City, dove ha concluso la sua carriera sportiva.

E’ l’unico calciatore africano ad aver vinto il Pallone d’Oro, importante riconoscimento attribuito dalla stampa specializzata ogni anno ai migliori giocatori.

Appesi gli scarpini al chiodo, Weah decise di darsi alla politica, malgrado corresse rischi per la propria sicurezza personale, data la complessa situazione di guerra in cui si dibatteva la Liberia.

Nel 2005 si candidò alle elezioni presidenziali, ma fu battuto al ballottaggio da ellen sirleaf Johnston, la prima donna a ricoprire la più alta magistratura dello Stato.

Successivamente fu eletto Senatore.

Candidato della Coalition for Democratic Change, ha condotto una campagna elettorale all’insegna del rinnovamento della classe politica, del suo ringiovanimento, della lotta alla corruzzione ed al nepotismo, mali che affliggono da tempo questa nazione africana, come altre.

I suoi detrattori, tuttavia, l’accusano d’aver relazioni poco chiare con l’ex  “signore della guerra” Charles Taylor [1]: la sua ex moglie, Jewel Taylor, infatti, è stata eletta vice Presidente e farà parte perciò del nuovo governo.
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Il processo elettorale. Il 10 ottobre scorso i Liberiani furono chiamati alle urne per eleggere Presidente, vice Presidente e potere legislativo. In base alla nuova costituzione, il Capo di Stato uscente non poteva ripresentarsi, avendo già esercitato due mandati consecutivi.

Al suo posto fu presentata la candidatura del vice Presidente che prometteva di seguire le orme di Ellen Sirleaf Johnston. All’indomani del voto, dopo che furono annunciati i risultati delle presidenziali, si sostenne da diverse parti che lo scrutinio era stato inquinato da brogli ed irregolarità. di conseguenza la Corte Suprema ha posticipato la data del ballottaggio.

Gli osservatori internazionali che hanno seguito l’evoluzione delle elezioni del 26 dicembre, hanno definito la giornata elettorale impeccabile sotto ogni punto di vista.

Così ora dovrebbe avvenire senza ulteriori contestazioni il passagio di poteri tra i due leader: quello uscente e quello eletto.
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La Liberia. La Repubblica di Liberia è situata in Africa occidentale, bagnata dall’Oceano Atlantico.

Attualmente occupa una superficie di 111.370 km² ed è popolata da 3,9 milioni d’abitanti, secondo dati aggiornati al 2012.

divenuta indipendente il 26 luglio 1847, è uno dei pochi Stati africani che fece parte delle Nazioni Unite fin dalla loro fondazione nel 1945, giacché il resto del continente era sotto il dominio delle potenze coloniali europee.

Il suo nome deriva la sua origine dal latino Liber, perché il suo territorio fu popolato fin dal 1822 da coloni di colore, liberati dalla schiavitù. Per venticinque anni il territorio fu gestito dall’American Colonization Society, un’associazione filantropica che si batteva per il riscatto degli schiavi neri negli stati Uniti d’America, poi venne proclamata la Repubblica modellata sull’assetto istituzionale americano.

tuttavia,ben presto, i coloni nordamericani costituirono un’entità a a parte rispetto alle etnie presenti nel territorio: essi si consideravano “civilizzati” e vedevano i loro nuovi compatrioti, ancora legati ai riti ed alle tradizioni tribali, come inferiori.

Tale difficoltà di rapporti tra i due elementi-base della società nazionale, finì per condizionare la storia del Paese: da una parte l’élite proveniente da oltreoceano, dall’altra le diverse etnie che abitavano il territorio prima della colonizzazione.

Più volte scoppiarono insurrezioni contro il regime dei coloni, ma solo nel 1980 riuscì un colpo di Stato contro l’amministrazione in carica: il 12 aprile di quell’anno il Presidente william R. Tolbert Jr. fu massacrato dai golpisti che presero il potere. Uomo forte del regime fu il sergente maggiore Samuel Kanyon Doe, militare d’origine autoctona, che impose un regime di brutale dittatura.

La tensione accumulatasi negli anni fece scoppiare una prima guerra civile fra il 1989 ed il 1996 ed una seconda tra il 1999 ed il 2006, quando finalmente fu ristabilita la pace.

Da questi laceranti conflitti che videro il largo impiego di bambini-soldato e che furono finanziati dalla vendita dei diamanti di cui è ricco il sottosuolo sia della Liberia che della vicina Sierra Leone, il Paese uscì distrutto.
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L’economia e le prospettive. L’economia liberiana, oggi completamente dipendente dagli aiuti internazionali e dalle esportazioni dei prodotti agricoli di piantagione, delle risorse minerarie e del legname pregiato della foresta pluviale, si fonda anche su una bassa tassazione, per cui il Paese è giudicato dall’OCSE un “paradiso fiscale”: è noto, ad esempio, che la Liberia permette alle società armatrici di iscrivere proprie navi nel registro navale locale in modo da risparmiare sulle imposte.

Queste agevolazioni generano reddito,ma anche malaffare e poca trasparenza: contro questi ed altri mali della società dovrà impegnarsi George Weah a partire dal prossimo 22 gennaio, quando s’insedierà al palazzo presidenziale.

Fra l’altro – nota BBC News – è dal 1944 che non avviene un passaggio di poteri tra un Presidente della Repubblica eletto ed un suo legittimo successore: è sicuramente poco, ma potrebbe esser già un buon inizio per uno Stato che cerca la via per la sua normalizzazione democratica.

PIER LUIGI GIACOMONI
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NOTE:
[1] Charles Taylor: Signore della guerra, spadroneggiò in Liberia tra il 1997 ed il 2003 quando fu arrestato e rinviato a giudizio dinanzi alla Corte Internazionale per i Diritti Umani dell’Aja. Riconosciuto colpevole di “crimini contro l’umanità” per aver creato delle milizie che spargevano il terrore in Liberia e Sierra Leone, fu condannato a 50 anni di reclusione.

Attualmente è detenuto in Gran Bretagna: Taylor, in relazioni d’affari con diverse élites africane e multinazionali del diamante, si arricchì vendendo appunto pietre preziose. col denaro ricavato finanziò le guerre che promosse ed i terribili massacri che le costellarono.

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