VENEZUELA
MADURO STRAVINCE, L’OPPOSIZIONE SI SFARINA
(29 Maggio 2025)
CARACAS. Le elezioni legislative del 25 Maggio in Venezuela son state un sostanziale trionfo di Nicolás Maduro che conquista la maggioranza dei seggi in palio ed ottiene il sostanziale sfarinamento dell’opposizione, profondamente divisa al suo interno tra l’ala dura e quella dialogante.
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I RISULTATI
Secondo i risultati ufficiali, diffusi dal Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) il Partito socialista Unito del Venezuela (PSUV) ha ottenuto quasi l’83% dei voti e una larga rappresentanza nella nuova assemblea Nazionale, composta da 285 deputati.
Oltre al parlamento nazionale, eran in palio anche i posti di governatore statale: il PSUV ed alleati li han conquistati tutti tranne uno; cinque anni fa l’opposizione ne aveva vinti 4.
Come si comprende, qui l’importante non è tanto il risultato d’uno scrutinio gestito dal chavismo in modo da produrre l’esito che abbiam indicato, quanto il sostanziale tracollo delle diverse forze d’opposizione.
María Corina Machado, che si ritiene goda dei favori della maggior parte dei venezuelani, aveva invitato al boicottaggio del voto, altri si son candidati alle elezioni nella speranza d’esser eletti o al legislativo o a livello statale.
In buona sostanza, per i bolivariani, le elezioni si son rivelate un buon affare.
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BASSA PARTECIPAZIONE
il CNE ha indicato che alle urne si è presentato il 42,7% del corpo elettorale, ma il dato è incerto: el País, per esempio, parla di 5 milioni di votanti, su un totale di 21 milioni. Inoltre aggiunge che la folta diaspora di fatto non ha potuto esprimersi.
Se si considera che son almeno 7-8 milioni i venezuelani emigrati negli ultimi anni nei Paesi vicini ed in Spagna, si comprende che il dato fornito dal governo è poco credibile, senza contare che la stessa gestione del voto si è confermata poco trasparente.
La bassa partecipazione, però non è necessariamente una manifestazione di dissenso nei confronti d’un regime che accentua ogni giorno di più la sua indole repressiva, ma l’espressione di un’insoddisfazione determinata dalla perenne crisi che rende la vita quotidiana vieppiù priva di prospettive.
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LA GUAYANA ESEQUIBA
Tra i 24 Stati, in cui teoricamente si è votato, vi è anche la Guayana Esequiba, il territorio appartenente alla vicina Repubblica di Guyana che Caracas rivendica: nel dicembre 2023 i venezuelani vennero convocati per un quadruplice plebiscito con cui han dato mandato al governo d’acquisir con le buone o le cattive l’area. Si pensava che fossimo alla vigilia d’una guerra tra i due paesi, poi però, fortunatamente, non è successo nulla.
Ora, i bolivariani creano un ventiquattresimo Stato che però appartiene a Georgetown che non ha nessuna intenzione di cederlo.
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NEL MIRINO DI TRUMP
In questo quadro, tutto sommato immobile, tornan gli immigrati dagli Stati Uniti: il New York Times, in una serie di servizi, segnala che molti venezuelani espatriati nel Nord America stan rientrando nel loro paese d’origine per timore d’esser arrestati ed inviati nelle prigioni salvadoregne.
Diverse madri poi tornan a casa temendo che le autorità statunitensi possan separarle dai figli: d’altronde, qualcuna di loro dice che far vita precaria nel Missouri o in Venezuela è quasi la stessa cosa e il costo dei beni di prima necesssità è minore a Caracas.
Ad entrambi i leader, Trump e Maduro, fa comodo questa corrente a ritroso: il primo può dimostrare all’opinione pubblica MAGA che con la sua amministrazione i migranti irregolari tornan a casa, il secondo che la patria bolivariana risulta nuovamente attrattiva per i propri expats.
PIER LUIGI GIACOMONI
