TENSIONE ALTISSIMA IN BURUNDI
(20 maggio 2016).
BUJUMBURA. Non accenna ad allentarsi la tensione politica in Burundi, dopo che l’anno scorso il Presidente uscente Pierre Nkurunziza ha fatto di tutto per ottenere un contestato terzo mandato alla guida dello Stato. Le proteste dell’opposizione sono proseguite ben oltre le controverse elezioni e una guerra civile a bassa intensità colpisce ormai il Paese con arresti, sparizioni, uccisioni, profughi…
«Secondo fonti di Bujumbura – scrive il sito della radio Vaticana, sempre molto ben informato su quanto accade in quei Paesi – oltre 1.300 burundesi sono stati espulsi dal Rwanda perché
hanno rifiutato di trasferirsi in campi profughi allestiti dalle autorità di Kigali. Si tratterebbe di normali lavoratori, ma anche persone costrette a scappare dalle loro abitazioni, a causa delle violenze che si protraggono da oltre un anno.
Gli scontri hanno già causato oltre 500 morti e più di 270 mila profughi. L’Onu si è detta particolarmente preoccupata per la recrudescenza delle tensioni soprattutto a Musaga, quartiere
meridionale di Bujumbura, dove sono stati eseguiti almeno un centinaio di arresti.»
In particolare, aggiungiamo noi, in Burundi si teme che nei campi profughi allestiti nel vicino Ruanda vengan reclutati guerriglieri pronti a combattere il governo di Bujumbura.
Su un altro fronte, si è concluso con delle condanne il processo a carico di alcuni militari che a maggio dello scorso anno tentarono, senza successo, di rovesciare il Presidente Nkurunziza, approfittando d’una sua momentanea assenza.
I veri leader del golpe, però, sono fuggiti all’estero.
PIERLUIGI GIACOMONI