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SENEGAL. COLPO DI SCENA A DAKAR, LA CONSULTA SMENTISCE MACKY SALL
(19 Febbraio 2024)

DAKAR. Il 16 febbraio con propria sentenza, il Consiglio Costituzionale senegalese, ha messo fuori legge, tanto il decreto con cui Macky Sall il 3 febbraio ha posticipato le elezioni presidenziali, già indette per il 25 di questo mese, quanto la leggina, fatta votare dal parlamento il 5 successivo in fretta e furia, che fissa lo scrutinio per il 15 dicembre prossimo.

Non solo, i giudici impongono che Lo scrutinio presidenziale abbia luogo prima del 2 aprile quando scadrà il mandato dell’attuale presidente.

Macky Sall ha già fatto sapere che si atterrà al volere dei supremi magistrati.

Vittoria quindi delle opposizioni e della società civile che fin dall’inizio di questa vicenda si son schierate, sia contro un qualsiasi prolungamento del mandato di Sall, sia contro la ricandidatura dello stesso presidente, desideroso di rimanere alla guida del Senegal per un altro lustro.

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LE TAPPE DELLA CRISI

Ripercorriamo, seppur per sommi capi, la tortuosa vicenda senegalese che ha rischiato di mandar all’aria uno dei pochi paesi africani con una tradizione democratica consolidata.

• 20 gennaio 2024. Il Consiglio Costituzionale pubblica la lista definitiva dei candidati in corsa per la presidenza della repubblica: non ci sono Karim Wade, figlio dell’ex presidente Abdoulaye, candidato del Partito democratico e Ousmane Sonko, leader del Pastef.

Il primo, non può scendere in lizza perché è di nazionalità francese, oltre che del Senegal; il secondo sta scontando una pena di due anni di reclusione.

• 3 febbraio. A poche ore dall’inizio della campagna elettorale il Presidente comunica tramite radio e TV che le elezioni previste per il 25 febbraio son sospese sine die.

Centinaia di persone scendono per strada per protesta contro quello che vien definito un “colpo di Stato istituzionale”.

• 5 febbraio. L’Assemblea Nazionale è convocata in tutta fretta per approvare un disegno di legge che indìce le presidenziali per il 15 dicembre stabilendo anche la proroga del mandato del capo dello stato in carica.

Durante la seduta diversi deputati contrari al ddl governativo vengon trascinati fuori dall’aula dalla Gendarmeria.

Proseguono le proteste popolari, il governo blocca l’accesso ad Internet.

• 6 febbraio. Due membri del governo rassegnano le dimissioni per manifestare il loro disaccordo con Sall.

La CEDEAO-ECOWAS già colpita dai putsch in Mali, Niger, Guinea, Ciad e Burkina Faso, chiede al leader senegalese di ripristinare il calendario elettorale da tempo fissato.

• 16 febbraio. La sentenza della consulta sembra metter fine alle speranze di Sall di restare al potere ancora a lungo.

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LA LETTERA APERTA

Mentre questa crisi politico-istituzionale tocca il suo apice, il 5 febbraio diversi quotidiani senegalesi riproducono una lettera aperta firmata da più di 110 docenti universitari senegalesi che insegnano nel paese o all’estero tra cui il giurista Babacar Guèye e il filosofo Felwine Sarr.

«L’annullamento delle presidenziali – scrivono – è il culmine del piano di smantellamento della democrazia che il regime porta avanti da più di dieci anni.
[…] Questo regime tiene i senegalesi in uno stato di crisi quasi permanente, con soldati che scompaiono in circostanze oscure, con le morti di manifestanti, le intimidazioni, gli arresti, la criminalità, le persecuzioni giudiziarie, le malversazioni, la corruzione, il negazionismo e l’impunità. Oggi, in nome degli interessi di un singolo uomo e del suo clan, con il falso pretesto di una crisi istituzionale, il Senegal ha fatto un passo indietro nella sua storia democratica.»

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MACKY SALL

Nato nel 1961, ingegnere geofisico di professione, è chiamato nel 2004 dal Presidente Abdoulaye Wade (2000-2012) a guidare il governo dopo che il premier Idrissa Seck ha rassegnato le dimissioni.

Successivamente, (2008) esce dal Partito Democratico e dall’esecutivo per fondare l’alleanza per la Repubblica (APR).

Nel ’12 si candida alle presidenziali che vince al ballottaggio contro Wade col 65,8%.

Nel 2019 è confermato per un mandato di cinque anni.

Poliglotta, ritenuto complessivamente onesto, accentua negli ultimi anni un certo autoritarismo, mentre la pandemia e la conseguente crisi economica contribuiscon a far crescere la tensione sociale.

Termometro dell’insoddisfazione che serpeggia nel paese, le legislative del luglio 2022, quando la coalizione governativa perde 40 seggi in parlamento e salva solo una debole maggioranza: 83-82.

Da quel momento, si può dire che cominci la corsa presidenziale: Sall è accusato da più parti d’aspirare a un nuovo mandato e lui stesso non fa nulla per dissipare questa eventualità, finché a fine agosto 2023 annuncia che non è intenzionato a correre nuovamente, benché la costituzione, rivista nel 2016, non glielo proibisca.

Ora si tratta di capire quando il Senegal eleggerà il proprio nuovo primo cittadino e se Sall cercherà di giocare nella complessa partita presidenziale un suo ruolo: in palio per il futuro ci sono i proventi che potrebbero venire alle casse dello Stato dall’estrazione di gas naturale scoperto nei fondali al largo delle coste senegalesi.

PIER LUIGI GIACOMONI

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