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WASP
(9 febbraio 2017)

L’elezione alla Presidenza degli Stati Uniti di Donald J. Trump pare sia una reazione dell’elettorato bianco, anglosassone e protestante agli otto anni del governo di Barack H. Obama, un uomo che certamente non può esser definito WASP.

Donald J. Trump, invece, miliardario newyorchese, può sicuramente essere definito un WASP: ma chi sono davvero i WASP?

In quest’articolo Mario Maffi ne dà una definizione che pare tagliata su misura proprio sul nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America.
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Wasp

Mario Maffi

(da Autori vari: americana, Il Saggiatore, Firenze, 2012)

«White, Anglo-Saxon Protestant», ovvero «bianco, anglosassone e protestante»: il termine risale al 1964, quando il sociologo E. Digby Baltzell lo impiegò nel suo The Protestant Establishment: Aristocracy and Caste in America per definire uno dei più diffusi prototipi dell’uomo americano. Se in origine esso aveva una connotazione etnica e religiosa (un individuo di origini inglesi o scozzesi, di religione presbiteriana o episcopale anglicana), il termine passò sempre più a definire un preciso status economico, con forti ruoli di potere dentro alla società. Quartieri residenziali lussuosi (come l’Upper East Side newyorkese, la Beacon Hill di Boston, la Georgetown di Washington) e vacanze a Cape Cod, a Martha’s Vineyard o agli Hamptons; buone scuole private e università, meglio se Ivy League (?); sport come il tennis, il polo, lo squash, la vela e ogni altro hobby che richiedesse denaro e molto tempo libero. Più dell’origine, a rendere Wasp sono l’appartenenza a una società raffinata, l’inserimento in una rete fitta di rapporti (spesso interessati) e le alleanze intessute attraverso i circoli esclusivi, le cene o gli eventi filantropici. Che non si tratti di antenati illustri e di religione, ma di conquista e affermazione di uno status, lo dimostra il fatto che Wasp si può diventare, o almeno, cercare di diventare – e tante sono le storie di ascesa (e caduta) sociale, di bisogni e aspirazioni di appartenenza all’élite: si pensi al grande Gatsby nell’omonimo romanzo di Fitzgerald, finto Wasp autocreatosi dal nulla per inseguire l’amore di una Southern belle; a Donald Draper, protagonista della serie Mad Men, novello Gatsby dal passato torbido; o all’ambizioso Tom Ripley, al centro di diversi romanzi di Patricia Highsmith, che ne Il Talento di Mr Ripley (1955, portato sullo schermo nel 1999 con il volto di Matt Damon) si innamora a tal punto del mondo dorato degli americani in Europa da rubare l’identità di un Wasp vero (e defunto); o ancora al ben meno gradevole Monty Burns, odioso proprietario della centrale nucleare ne I Simpson, avaro e privo di sentimenti e umanità. Quando si parla di Wasp, a prevalere sono non a caso i personaggi negativi: il termine è entrato nell’accezione corrente come sinonimo di arroganza e presunzione, difesa dello status e del privilegio, in netto contrasto con i valori americani dell’operosità e del buon senso che molti eroi pur arrivati al successo incarnano.

Mondo maschile per eccellenza, l’universo Wasp relega le donne a mero elemento decorativo. E tuttavia a esso il gentil sesso si deve preparare, frequentando prestigiosi college femminili o, per le meno dotate, seguendo i consigli delle rubriche di Martha Stewart e Judith Martin (nessuna delle due anglosassoni né tantomeno protestanti) sul giardinaggio e sulle buone maniere.

Un dominio nelle alte sfere, quello Wasp, che è rimasto inalterato fino alla metà del Novecento, quando l’ingresso nella middle e upper class americana di un numero sempre maggiore di immigrati di origine ebraica e cattolica, e di neri, ispanici e asiatici, ha portato al ridimensionamento dell’egemonia bianca. Se un potente affondo a tale supremazia furono nel 1952 l’elezione a carica di senatore per lo stato del Massachusetts dell’irlandese John Fitzgerald Kennedy e la sconfitta dell’«aristocratico» Henry Cabot Lodge, la fine simbolica fu sancita prima nel 2000, quando un organo altamente rappresentativo come la Corte Suprema americana non poteva più vantare fra le sue fila alcun esponente anglosassone protestante, e poi nel 2008, con l’elezione di un presidente afroamericano – categoria che, a differenza di Gatsby o Ripley, per Wasp mai avrebbe potuto passare.

BIBLIOGRAFIA

Paul Fussell, Class: A Guide through the American Status System, Ballantine Books, New York 1983.

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