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LA GRAN BRETAGNA DEPORTERA’ I RIFUGIATI IN RUANDA
(1 Maggio 2024)

LONDRA. Alla fine Rishi Sunak ce l’ha fatta: il parlamento ha dato via libera alla legge che permetterà di deportare in Ruanda qualche migliaio di immigrati e rifugiati entrati illegalmente nel paese.

C’è voluta una maratona parlamentare durata diverse ore col testo che faceva la spola tra Comuni e Lords, ma a tarda ora con 312 sì e 237 no la Camera bassa ha pronuinciato l’ultima parola.

Il premier ha promesso che entro 12 settimane partiranno i primi aerei diretti in ruanda dove il Presidente Paul Kagame li attende per collocarli in certe casette già realizzate che Suella Braverman, già titolare degl’Interni, definì durante una sua visita «veramente graziose».

A nulla sono valsi i numerosi appelli a recedere da un progetto su cui Sunak ha scommesso per salvare dal naufragio sia la sua amministrazione sia il partito conservatore dato come nettamente sfavorito per le prossime elezioni generali.

Il premier, che il 2 maggio affronterà un difficile voto amministrativo, aveva bisogno d’un successo per evitare lo scoppio d’un conflitto tra le diverse correnti dei tories: l’ala dura del partito infatti l’aveva minacciato di far saltare il governo se la legge non fosse stata approvata.

E’ dal 2022 che a Westminster e dintorni si discute di questo piano, messo a punto durante il governo di Boris Johnson: contro la sua realizzazione, si era pronunciata la corte suprema, oltre che diverse organizzazioni della società civile.

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LA LEGGE E LE CONSEGUENZE

Due sono i principi che caratterizzano le disposizioni approvate, secondo la riscrittura operata dal Primo Ministro:

1. il Ruanda non deve ricollocare i migranti;
2. il paese di destinazione dev’essere considerato «sicuro».

«Il governo – scrive avvenire.it – ha già  affittato gli aerei charter per i trasferimenti di inizio estate: circa 350 posti. Agli immigrati in lista, solo uomini oltre i 40 anni, arrivati nel Regno Unito dopo il primo gennaio 2022, verrà dato un limitato preavviso. Le associazioni si stanno organizzando per aiutarli a presentare ricorsi tempestivi. Tra quelli invitati a lasciare l’isola britannica potrebbero esserci pure gli afghani, arrivati Oltremanica per fuggire ai taleban, incapaci di provare che hanno collaborato con gli alleati di stanza a Kabul tra il 2001 e il 2021.»

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RICORSI

Anche se Sunak ha tuonato che il piano andrà avanti «senza se e senza ma» e che «Nessun tribunale fermerà  le deportazioni», è possibile che vengan inoltrati ricorsi alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU): secondo Michael O’Flaherty del Consiglio d’Europa la legge britannica, infatti, solleva «criticità  importanti» che non riguardano solo la tutela dei diritti umani dei richiedenti asilo ma lo stesso «stato di diritto», perché «limita l’indipendenza dei giudici.»

Londra ora ventila la possibilità d’uscire da accordi e convenzioni sottoscritte o realizzate in passato su suggerimenti di precedenti amministrazioni britanniche, meno influenzate di questa da isolazionismo, xenofobia e anglonazionalismo, ideologie che han indotto Inghilterra e Galles, più che Scozia e Irlanda del Nord, ad esprimersi a favore della Brexit.

Tuttavia, la partita potrebbe non esser conclusa e prima che decolli il primo velivolo diretto a Kigali potrebbero verificarsi più d’un colpo di scena.

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RISVOLTI

Dopo l’emanazione della legge britannica, l’Irlanda ha suonato l’allarme: Dublino infatti teme che i migranti che dovrebbero esser deportati si trasferiscano in eire. Per questo il 30 aprile il governo di Simon Harris ha proposto al Dáil éirrean un disegno di legge che prevede l’espulsione in Gran Bretagna degli eventuali transfughi.

Peraltro, Londra avrebbe perso le tracce di circa 3.000 profughi che in seguito all’adozione della legge si sarebbero dati alla macchia.

Molti di costoro vivevano in luoghi di proprietà del governo e si sarebbero allontanati per non rischiare d’esser imbarcati sui charter affittati dall’Home Office.

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IL RUANDA DI OGGI

La vicenda della deportazione dei profughi dalla Gran Bretagna al Ruanda,ricorda ciò che si faceva in europa tra Sette e Ottocento: i detenuti venivano caricati su navi che andavano oltremare. In questo modo furono popolate terre lontane, come l’Australia, che si ritenevano disabitate.

Il ruanda però non è disabitato: attualmente ha oltre 11 milioni di’abitanti su una superficie di circa 26.000 chilometri quadrati.

Inoltre, il Paese è al centro di numerosi conflitti nella regione dei Grandi Laghi.

Kigali è accusata da più parti di sostenere la guerriglia del Movimento 23 marzo (M23) che opera soprattutto nelle province orientali della Repubblica Democratica del Congo.

Al ruanda affluiscono grandi quantità di coltan, oro e altri minerali di cui il paese è diventato, insieme all’Uganda, un forte esportatore.

All’interno il potere è detenuto da Paul Kagame, 66 anni, Presidente della Repubblica dal 2000 e uomo forte del regime dal 1994. Leader incontrastato del Fronte Patriottico Ruandese (FPR) da un lato haimpresso una forte spinta allo sviluppo del paese, dall’altro ha duramente colpito gli oppositori col carcere, l’esilio, ma anche con uccisioni e sparizioni, come viene denunciato da Amnesty Internazional e Human Rights Watch.

A trent’anni esatti dal genocidio in cui persero la vita forse un milione di persone quella regione dell’Africa equatoriale è tutt’altro che sicura perché vi agiscono molte forze (si dice che nella RDC vi siano oltre 120 gruppi combattenti) e ciò che è tranquillo oggi potrebbe deflagrare un domani non lontano.

Ai conservatori britannici però poco importa: voglion dimostrare che loro fanno qualcosa per limitare l’accesso alle isole di migranti irregolari che tuttavia affluiscono ugualmente sulle coste britanniche, affidandosi a instabili barchini che attraversan notte tempo la Manica, partendo dalle coste francesi.

PIER LUIGI GIACOMONI

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