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RUANDA

TRENT’ANNI FA, L’APOCALISSE
(30 Novembre 2024)

KIGALI. Trent’anni fa, in Ruanda si scatena l’apocalisse: per cento giorni forse un milione di persone muore fatta a pezzi coi machete, arsa viva, smembrata con le granate: è la grande pulizia etnica ideata da qualcunoche ritiene che Tutsi e Hutu non possan più viver insieme.

C’è una radio, molto seguita, che incita la popolazione a far fuori gli “scarafaggi”, a rimandarli da dove son venuti.

Giunge così all’acne una crisi che ha origini lontane nel tempo: emergon rancori apparentemente sopiti, che ci metton un attimo a riesplodere in tutta la loro capacità distruttiva.

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RUANDA

GEOGRAFIA

Il Ruanda è un piccolo Stato dell’Africa equatoriale: occupa una superficie di 26.338 kmq ed ospita una popolazione di 13 milioni d’abitanti.
(all’epoca eran 7,5 milioni)

Ex colonia belga, conquista l’indipendenza il 1º Luglio 1962, contemporaneamente ai “gemelli” burundesi con cui confina: gli altri vicini sono Tanzania, Est, Uganda, Nord, e Congo, Ovest.

Siam in piena zona dei Grandi laghi africani: il territorio è tutto in altitudine, culminante con la catena dei vulcani Virunga.

Alcuni di questi son spenti, altri come il Nyiragongo attivissimi e in grado di produrre rovinose eruzioni.

Una delle attrazioni turistiche per cui il paese è famoso son i gorilla di montagna, una specie di primati a rrischio d’estinzione.

Povero di risorse minerarie, vive soprattutto d’agricoltura di sussistenza e turismo.

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SPICCHI DI STORIA

1. L’EPOCA COLONIALE

Ruanda e Burundi vengon occupati nel 1884 dalla Germania che controlla già il Tanganyika, ma con la sconfitta nella prima guerra mondiale i due territori passano sotto controllo belga, che decide d’esercitar un Indirect rule”: i re locali dovran occuparsi degli affari interni, mentre alla potenza coloniale spetta la difesa e la possibilità d’intervento quando necessario.

Negli anni 30 vengon introdotte le carte d’identità in cui è riportata per ciascun individuo anche la propria appartenenza “etnica”. Chi decide a quale gruppo si appartiene? Il padre che ha il compito d’istruire i figli facendone dei Tutsi, degli Hutu o dei Twa, malgrado da secoli vi sian molti matrimoni misti.

Tutta la popolazione parla la stessa lingua, Kinyarwanda, del gruppo Bantu, come in burundi tutti si esprimon in Kirundi. Come lingua coloniale i belgi han diffuso il francese, fattore che permetterà l’ingresso dei due Stati nell’orbita di Parigi insieme al Congo-Zaire.

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2. 1959: LA RIVOLUZIONE

Il 25 Luglio 1959, muore re Mutara III Rudahigwa: sale al trono Kigeri V Ndahindurwa, Tutsi come il predecessore: gli Hutu però voglion l’Hutuland, cioè uno stato dominato da loro.

A tal fine han fondato un partito, il ParMe-Hutu, partito per l’emancipazione degli Hutu: esplode la ribellione contro la monarchia che conduce alla proclamazione della repubblica (28 Gennaio 1961).

Intanto, anche il Burundi entra in ebollizione: qui i tutsi riafferman il loro potere che presto si trasforma in dittatura militare (1966) con frequenti pogrom antiHutu.

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3. LA REAZIONE TUTSI

Per sfuggir alla pulizia etnica messa in atto da Kigali, i Tutsi si rifugian nei paesi vicini: quasi un milione di persone van a vivere in campi di raccolta allestiti nei pressi del confine: aspettan il momento buono per rientrare.

Nel 1963 e due anni più tardi agrediscon il Ruanda da sud, ossia dal paese gemello: «L’esercito hutu – scrive Ryszard Kapuscinski[1] li respinge e in rappresaglia organizza in Ruanda una immane, crudele carneficina di Tutsi. Squartati dai machete hutu ne muoiono, secondo certuni, ventimila, secondo altri cinquantamila.»

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4. HABYARIMANA

Consolidatosi il potere del ParMe-Hutu, si ristabilisce una calma precaria che è messa in discussione dall’Ikiza, il terribile pogrom antiHutu scatenato da Bujumbura (1972), come reazione ad un’ennesima insurrezione Hutu, oppressi dal regime militare che governa il paese.

Negli eccidi muoion centinaia di migliaia di persone, perloppiù intellettuali, e funzionari dello Stato.

Conseguenza: un milione di burundesi sfollan in Ruanda, contando sulla protezione di Kigali. Per il “gemello” settentrionale l’impatto è pesante: il territorio è sovrappopolato e si fatica a nutrir questi profughi che temon per la propria sopravvivenza.

Come nei primi anni 60 ancora una volta ciò che accade in un paese ha ripercussioni nell’altro.

«Aprofittando della situazione critica – narra ancora Kapuscinski – il capo dell’esercito Ruandese, il generale Juvénal Habyarimana compie nel 1973 un colpo di Stato e si proclama presidente.

Forte, energico, di costituzione massiccia, pone ogni cura nella creazione di una dittatura di ferro. Introduce il sistema monopartitico. Leader del partito è lo stesso Habyarimana e i suoi membri devono essere cittadini del paese fin dalla nascita. Il generale corregge anche lo schema vigente fino a quel momento e troppo semplicistico della contrapposizione “hutu contro tutsi”. Se si è un Tutsi leale, si può anche diventare capo villaggio e sindaco (ma non ministro); chi invece critica il governo finisce in galera o sul patibolo, fosse anche un Hutu purosangue.»

Col tempo, poi, tutto passa sotto il controllo del clan Akazu, origiinario di Gisenyi, località nei pressi del lago Kivu da cui proviene la First Lady, Agathe, che insieme a fratelli e cugini, controlla l’esercito, la polizia, le banche e l’amministrazione pubblica.

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5. L’FPR

NEL 1983, il traballante regime di Milton Obote, Presidente ugandese, vuol rimandar in Ruanda i tutsi che abitano in tre distretti meridionali, nei pressi del confine: secondo lui fan parte dell’NRA il movimento che nell’86 porta al potere Yoweri Museveni.

In effetti, questi fa spazio alla nuova generazione di esuli ruandesi che sognan di tornare un giorno nel paese dei loro antenati. Così diversi di loro entrano nel National Resistence Army: uno, Paul Kagame, diventa capo dei servizi segreti di Kampala e da quella posizione dirige l’invasione del Ruanda.

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6. L’INVASIONE

Nella notte tra il 30 Settembre e il 1º ottobre 1990, i militanti del Fronte Patriottico Ruandese penetrano nel “paese delle mille colline” e guadagnano rapidamente terreno: l’esercito di Kigali è impreparato e non riesce a fermar l’avanzata. Habyarimana pare aver le ore contate, senonché François Mitterrand e Mobutu Seseseko accettan d’aiutare il traballante collega.

I partigiani dell’FPR si ferman occupando la regione nordorientale del Ruanda: il paese è sostanzialmente spaccato in due.

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7. L’IDEOLOGIA DELL’HUTULAND

Emerge, allora, all’interno del regime l’ideologia che condurrà all’apocalisse: alcuni intellettuali vicini all’Akazu l’elaborano: i Tutsi – dicon questi docenti di storia e filosofia all’università di Butare – son una “razza estranea”: si tratta di niloti venuti in Ruanda dall’altopiano etiopico.
Sconfitti gli Hutu, abitanti originari, si son impadroniti di tutto: terra, bestiame, mercati e perfino dello Stato.

Gli Hutu son diventati schiavi a casa loro, costretti per secoli a lavorar per i nuovi padroni ed a viver nella miseria, nella fame e nell’umiliazione.

Ora però devon riconquistar l’identità e la dignità perdute e occupar un posto alla pari tra le altre nazioni del mondo.

Poiché la storia dei rapporti Hutu-Tutsi è segnata da così tanti massacri, è evidente – proseguon – che nel piccolo Ruanda non c’è posto per due popoli così estranei ed accaniti l’un contro l’altro.

Da ciò discende la martellante propaganda che fa da sfondo agli eccidi del 1994.

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8. IL BURUNDI SPROFONDA

Ancora una volta la scintilla della crisi scatta in Burundi: nel Giugno 1993, l’Hutu Melchior Ndadaye vince a sorpresa le presidenziali e l’UProNa, ex partito unico a Bujumbura perde le legislative.

I Tutsi han paura: il 21 Ottobre l’esercito uccide Ndadaye, provocando la reazione dei partiti Hutu. Il Paese sprofonda nel caos: tutto ciò sembra dar ragione ai falchi che a Kigali predican la “soluzione finale”.

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9. L’APOCALISSE

E’ ormai calata la notte a Kigali quando l’aereo con a bordo Habyarimana, il collega burundese Cyprien Ntaryamira, sta per atterrare all’aeroporto di Kanombe.

si sa che il Presidente ha firmato ad Arusha un accordo per la condivsione del potere in Ruanda, cosa che dà molto fastidio a quanti vedon come fumo negli occhi quest’intesa.

Mentre il velivolo sta scendendo, parte un razzo che lo colpisce in pieno abbattendolo: chi è a bordo muore.

E’ l’inizio dell’Apocalisse che terminerà solo a luglio quando prenderà il potere l’FPR.

Chi ha lanciato il razzo? l’FPR che ha un presidio armato nel centro della capitale? I falchi del regime che non voglion ceder il potere? Di fatto, le inchieste condotte successivamente non saran in grado d’attribuire a nessuno la responsabilità del gravissimo atto, ma chi sa davvero le cose agisce immediatamente.

Tra le prime vittime della mattanza c’è il Primo Ministro Agathe Uwilingyimana che vien fatta a pezzi sotto gli occhi dei figli e dei caschi blu belgi che non han il mandato di difenderla con le armi.

Per settimane, è un’escalation d’orrori che non risparmia nulla e nessuno: solo pochi giorni prima dell’esplosione della follia, domenica 3 aprile è Pasqua e la gente, come d’abitudine, si riunisce nelle chiese per celebrar la solennità. Ora gli inermi si rifugian negli edifici di culto nella speranza di salvar la vita: non accade perché gli assassini non si ferman davanti a nulla, pieni come sono d’odio, di droga e d’alcol.

E’ una guerra tra poveri che si compie mediante armi povere: kalashnikov, granate, machete.

sulle strade si allestiscon posti di blocco; chi vien fermato, se sulla carta d’identità ha scritto che è tutsi, lo si ammazza sul posto.

Anche chi non vuol partecipar all’orgia di sangue vi è costretto perché minacciato di morte: la logica della “soluzione finale” non lascia scampo a nessuno.

Per fortuna, si narran storie di persone che non han accettato la logica estremista: la più nota è la vicenda dell’Hotel Mille Colline di Kigali dove il direttore, Paul Rusesabagina, salva almeno mille persone dalla morte: lui Hutu è sposato con una donna Tutsi che farebbe una brutta fine se cadesse nelle mani dei massacratori.

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10. LA CHIESA E L’ECCIDIO

Tra chi cade vittima degli eccidi vi son anche sacerdoti e religiosi, ma anche tra i killer vi saran sacerdoti e religiosi, anch’essi travolti dalla logica d’un conflitto che non ha limiti.

A giugno ’94, anche l’arcivescovo di Kigali Mons. Vincent Sengyumbwa, insieme ad altri confratelli, è ucciso: la sua colpa principale è d’esser stato sempre molto, troppo vicino, al Presidente Habyarimana e alle leve del potere, circostanza che spinge Papa Giovanni Paolo II a rimproverarlo in occasione della sua visita in Ruanda (Settembre 1990).

Il 20 Novembre 2016, in tutte le chiese dell’Africa orientale è letta una dichiarazione della conferenza episcopale ruandese con cui si chiede perdono per il ruolo svolto dalla Chiesa nelle settimane dell’Apocalisse

Nel documento, pubblicato in concomitanza con la conclusione del Giubileo della Misericordia, voluto da Papa Francesco, i vescovi riconoscon che i membri della Chiesa hanno violato il loro «giuramento di fedeltà ai comandamenti di Dio», partecipando agli eccidi.

Essi – proseguon – son stati coinvolti nella progettazione e nell’esecuzione dei massacri: «Chiediamo perdono per il reato di odio nel paese fino al punto di arrivare odiare anche i nostri compagni a causa della loro appartenenza etnica. Non abbiamo dimostrato di essere una famiglia, ci siamo uccisi a vicenda».

In Ruanda e Burundi la Chiesa penetra profondamente nella società fin dall’epoca coloniale e la maggioranza della popolazione si professa cattolica, anche se vi son minoranze d’altre fedi.

PIER LUIGI GIACOMONI

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NOTA:

[1] R. Kapuscinski, Ebano, Feltrinelli, Milano, 2000

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