L’M23 A BUKAVU
(17 Febbraio 2025)
BUKAVU. le milizie dell’M23, che secondo le Nazioni Unite son appoggiate dal Ruanda, son entrate a Bukavu, capoluogo della provincia del Sud Kivu, senza incontrar resistenza, né delle FARDC, né dei Wazalendo, i “patrioti” che le han spalleggiate nei combattimenti svoltisi a Goma nelle scorse settimane.
La città posta sulla riva meridionale del lago Kivu ha accolto con sentimenti diversi l’arrivo dei miliziani tutsi:
• alcuni dicon che vi son state scene di panico per il timore che la nuova invasione portasse con sé saccheggi, violenze e uccisioni;
• altri sostengon che la gente ha accolto i ribelli festosamente, perché una parte della popolazione spera che con quest’ultimo episodio finisca la guerra.
• altri in fine han cercato di raggiunger il vicino Burundi: qui le autorità han dislocato i profughi in campi di raccolta.
La presa di Bukavu è stata favorita dal ritiro delle truppe governative: ciò ha risparmiato ulteriori sofferenze alla popolazione civile.
A questo punto tutto il lago Kivu è nelle mani dei ribelli che ora punterebbero su Uvira, località bagnata dal lago Tanganiyka, vicino alla frontiera col Burundi.
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CONGO-RUANDA: RAPPORTO AMBIVALENTE
1. CONFINI ARBITRARI
Com’è noto, i confini degli Stati africani nati dalla dissoluzione degl’imperi coloniali europei seguon le linee tracciate a Berlino nel XIX secolo: in quell’occasione, Re Leopoldo del Belgio pretende che nessuno tocchi il suo Congo , possedimento i cui spazi son definiti dalle esplorazioni di Henry M. Stanley.
Così, quando nel 1960 nasce lo stato indipendente, la sua superficie è di 2,3 milioni di chilometri quadrati: le nuove autorità che si installan a Kinshasa non son in grado di controllar un paese così esteso e popolato da centinaia di etnie, spesso in lotta le une con le altre.
Di qui, il continuo stillicidio di conflitti che caratterizza la storia di questo paese fin ai giorni nostri.
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In particolare, nell’est vivon i Banyarwanda, genti che parlan Kinyarwanda, che i vicini consideran non autoctoni, interessati solo, come scrive David van Reybrouck[1] «ad accaparrarsi ricchezze, terra e potere. La maggior parte di loro si era stabilita in Congo tra il 1959 e il 1962, in seguito a disordini nel loro paese.», altri invece, aggiungiamo noi, vivon lì da decenni, forse da secoli.
Così, per decenni, le frontiere non son un ostacolo alla circolazione degl’individui da una parte e dall’altra.
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3. SVOLTA XENOFOBA
Sempre per decenni non è difficile per i ruandesi acquisir la cittadinanza congolese, anzi, uno dei collaboratori più stretti di Mobutu Seseseko è proprio uno di loro: nel 1981, la legge vien irrigidita, ma nel ’90 avvien la svolta xenofoba: le autorità delle province orientali voglion sbarazzarsi dei Banyarwanda.
«L’animosità tra gli zairesi[2] e i ruandesi – prosegue Reybrouck – crebbe a tal punto che nacquero anche milizie popolari nazionaliste, i mai-mai. Questi gruppi paramilitari, nati spontaneamente, volevano prendere le armi per lottare contro tutte le influenze straniere. I loro rituali bizzarri si rifacevano a quelli dei simba del 1964, ma questa volta i nemici non erano Mobutu e i suoi alleati occidentali, bensì il migrante da est.»
Nel ’93-94, Burundi e Ruanda son sconvolti da un’orgia di violenza che provoca centinaia di migliaia di morti e colonne di profughi, tra cui i membri della milizia Interhamwe che ha scatenato la mattanza a Kigali e dintorni: anche nell’est congolese scorre il sangue perché vengon assaliti i villaggi abitati dai Banyarwanda.
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4. LAURENT D. KABILA
Quando nel luglio ’94, l’FPR prende il potere a Kigali sa che per consolidar il suo dominio deve evitar che rientrino nel Paese gl’Interhamwe, per questo appoggia il progetto di Laurent D. Kabila d’impadronirsi del potere a Kinshasa: così, tra il settembre 1996 e il maggio ’97 i ruandesi sostengon l’avanzata delle forze kabiliste che alla fine han la meglio sull’esercito congolese demoralizzato, mal equipaggiato e minato da un’endemica corruzione.
Mobutu, al potere dal 1965, fugge in Marocco dove muore (settembre 1997).
Per un anno, Kabila si circonda di collaboratori ruandesi, poi nel ’98 li scaccia, lanciando una campagna contro di loro: il 16 Gennaio 2001 cade vittima d’un complotto.
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5. KABILA JR
Prende il suo posto Joseph Kabila, suo figlio, che ristabilisce col tempo buoni rapporti d’affari col Ruanda, permettendo al piccolo paese d’importare dalle province orientali tutte le materie prime che vuole: Per anni a Kigali arrivan oro, coltan, rame, congolesi che vengon poi smerciati nei mercati internazionali
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6. TSHISEKEDI
nel 2018, Kabila Jr accetta di ceder il potere, rinunciando a presentarsi alle presidenziali, ma vuol che a succedergli sia un suo uomo, Félix Tshisekedi.
Così, vengon manipolate le elezioni e fin al 2022 i rapporti tra Kinshasa e Kigali son più che cordiali: poi si rompe qualcosa e la guerra riprende: l’M23 che già nel 2012 ha preso Goma, rompe la tregua e comincia la sua avanzata. Tshisekedi denuncia l’aggressione da parte d’una milizia che diversi documenti internazionali, anche di fonte ONU, definiscon appoggiate dall’RDF (Rwandan Defence Forces).
Kigali un po’ smentisce, un po ammette che la presenza di proprie truppe in territorio congolese ha scopo difensivo, perché Kinshasa non ostacola l’attività dell’FDLR (Forces Démocratiques de Libéeration du Rwamda): in pratica gl’Interhamwe.
Operan nella zona del lago Kivu, sempre a servizio del Congo, dei mercenari pagati dai servizi segreti francesi: inoltre sempre dal 2022 è in vigore un accordo coi Wazalendo, “patrioti” in kiswahili, un’altra milizia locale, che accetta di battersi a fianco delle FARDC di cui il capo di Stato però non si fida pienamente.
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7. VERSO KINSHASA
Dopo la caduta di Goma qualcuno ha lasciato intendere che l’obiettivo vero dell’M23 è la deposizione di Tshisekedi e che l’avanzata dei ribelli si fermerà solo quando arriverà a Kinshasa.
Altri però temon che la caduta del regime possa provocare una conflagrazione generale in tutta l’Africa dei grandi laghi, così come già avvenuto tra 1996 e 2003.
PIER LUIGI GIACOMONI
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NOTE:
[1] D. van Reybrouck, Congo, Feltrinelli, 2014;
[2] Tra il 1972 e il ’97 il congo assume la denominazione di Zaire: Mobutu Seseseko vara la dottrina dell’Autenticité e quindi cambia il nome al paese, alle città, alle persone. Tutto in Congo si chiama Zaire: «il fiume, la moneta, le sigarette, i preservativi e così via. Un nome bizzarro, con quell’insolita z»
(D. van Reybrouck, op. cit.)