MONTENEGRO. MILO DJUKANOVIC BYE-BYE!
(10 Aprile 2023)
PODGORICA. Milo Djukanovic bye-bye: è il saluto che probabilmente gli rivolgono i montenegrini dopo la sonora sconfitta riportata nel secondo turno delle elezioni presidenziali del 2 Aprile.
Gli elettori, infatti, gli hanno preferito Iakov Milatovic, 36 anni, che il prossimo 20 maggio giurerà come Presidente della Repubblica. In termini di voti, il vincitore ha ottenuto il 58,9% contro il 41,1% andato al rivale.
Già il 19 Marzo, in occasione del primo turno, si era capito che la corsa di Djukanovic per la presidenza era decisamente in salita: infatti aveva raccolto solo il 35,3%, Milatovic il 29,3%, andrija Mandic, filoserbo, il 19,3% e Aleksa Becic il 10,9%.
Djukanovic, probabilmente, sognava di battersi al secondo turno contro il candidato filo-serbo del Fronte Democratico (Df), il radicale Andrija Mandic, che avrebbe avuto difficoltà ad attirare su di sé i voti moderati: addirittura, era circolata voce d’un accordo tra i due.
La storia però è stata diversa: il 2 aprile tutti coloro che avevano più o meno un conto aperto con l'”eterno leader” gli han voltato le spalle, malgrado la mobilitazione degli attivisti del DPS (partito Democratico dei Socialisti), lo schieramento che ha fondato dopo lo scioglimento della Lega dei Comunisti nel 1991: costoro han telefonato a casa degli elettori bosgnacchi e, come da prassi consolidata, han offerto 50 euro pur di raccogliere voti per il capo.
E’ stata proprio la fuga di questi cittadini dalle urne a propiziarne la sconfitta, sia al primo che al secondo turno.
«Il DPS e il Fronte Democratico filo-serbo sono politicamente emarginati. Per la prima volta nella storia del Montenegro, sono le forze che non mettono in primo piano l’identificazione nazionale a essere al centro del gioco politico, che si tratti di Europa Ora o dei Democratici di Aleksa Becic che, assieme, hanno raccolto il quaranta per cento dei voti», analizza Dejan Mijovic, del movimento cittadino Ura intervistata da le Courrier des Balkans.
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MILO DJUKANOVIC
Chi è Milo Djukanovic? Detto Britva, “rasoio”, 61 anni, sei volte premier e due presidente. al potere già quando c’era ancora la Iugoslavia: amico-nemico di Milosevic, avversario della NATO di cui però il Montenegro diverrà membro; pro Putin, anche se poi aderirà alle sanzioni antirusse decretate dall’Europa.
Un vero camaleonte della politica capace d’allearsi con tutti, salvo poi rompere ed abbracciare nuove dottrine, a seconda delle convenienze.
Nell’agosto 2020, però, in occasione delle ultime legislative, poi nell’ottobre 2022, alle amministrative, i cittadini han fatto capire d’averne abbastanza del regime di corruzione e nepotismo instaurato dall’uomo più a lungo al potere nell’intera Europa, bielorussia compresa.
• Nelle legislative del ’20, una fragile coalizione anti-Djukanovic conquista un’esile maggioranza d’un seggio alla camera: è gioco facile per il Presidente incunearsi nei conflitti dei partner di coalizione, così è un valzer di governi deboli ed inconcludenti;
• Nell’ottobre 2022, nuovo schiaffo al Presidente: nelle amministrative 10 delle 14 principali municipalità passano all’opposizione.
Ora Djukanovic annuncia che si farà da parte, ma incombono nuovi appuntamenti con le urne e il camaleonte della politica montenegrina potrebbe riproporsi, magari a capo d’un nuovo partito.
Intanto, Iakov Milatovic promette che entro il 2028, cioè alla fine del suo primo mandato, Podgorica farà parte dell’UE: difficile che ciò avvenga, possibile però che le trattative comincino. Sullo sfondo, ma neanche tanto, la necessità d’attuare quelle riforme che da tempo son richieste dalla popolazione, come una legislazione seria contro il malaffare.
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IL MONTENEGRO
GEOGRAFIA
Grande 13.812 kmq., popolato da 620.700 abitanti, la Repubblica del Montenegro si affaccia sul Mar Adriatico.
Al suo interno convivono diversi gruppi etnici: montenegrini (45%), serbi (29%, bosgnacchi (8%), albanesi, croati… Da un punto di vista religioso la maggioranza si riconosce nella chiesa ortodossa serba, ma ve n’è anche una montenegrina; vi sono poi minoranze di cattolici e musulmani.
La lingua montenegrina è molto simile al serbo: viene scritta perlopiù con caratteri latini.
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CENNI STORICI
Parte dell’impero ottomano fino al 1798, diventa poi un principato autonomo e conquista piena indipendenza nel 1878, dopo la guerra russo-turca del 1876-77. Finita la Prima guerra mondiale, entra a far parte del regno dei serbi, Croati e Sloveni e dal 1945 è una delle sei repubbliche della federazione Iugoslava.
Nel 1991 rimane unito alla Serbia nella cosiddetta “piccola Iugoslavia”, mentre le altre repubbliche, una dopo l’altra, vanno per la loro strada.
Il 21 Maggio 2006, il 55% dei votanti si pronuncia per la separazione dalla Serbia: conseguenza, il 3 Giugno successivo è proclamata l’indipendenza.
A fine anno diventa il 192o membro dell’ONU: l’anno dopo aderisce al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale.
Nel 2008, riconosce l’autoproclamata indipendenza del Kosovo e fa domanda d’adesione all’UE: Il Parlamento europeo, nel ’13, dichiara che Podgorica è sulla buona strada per entrare nell’Unione europea, tuttavia deve proteggere maggiormente la libertà dei media, garantire i diritti delle donne e l’uguaglianza di genere.
2016. Il governo montenegrino accusa forze politiche prorusse d’aver complottato contro il regime alla vigilia di elezioni legislative: 70 diplomatici di Mosca sono espulsi; l’anno dopo il Paese diviene il 29o Stato membro della NATO.
2020. Freedom House dichiara che il Montenegro è un «regime ibrido” più che una vera democrazia, a causa della scarsa qualità della governance, della giustizia e la modesta autonomia riconosciuta ai media. Anche le elezioni sono inquinate da corruzione e malcostume.»
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ORDINAMENTO DELLO STATO
Repubblica parlamentare, è diretta da un Presidente eletto a suffragio universale ogni cinque anni. Il Capo dello Stato propone al parlamento il primo ministro e questi presenta al parlamento la lista dei ministri.
La camera di Podgorica si compone di 81 membri, eletti ogni quattro anni: i deputati possono sfiduciare l’esecutivo.
Il territorio si suddivide in 14 municipalità i cui organismi sono eletti a suffragio universale.
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ECONOMIA
Sebbene non faccia parte dell’UE, Podgorica adotta fin dal 1999 l’euro, così come prima utilizzava il marco tedesco: ciò ha favorito gli investimenti esteri e il flusso turistico, una delle fonti di reddito per il piccolo paese balcanico.
PIER LUIGI GIACOMONI