IL VANGELO DI OGGI

La colpa e la pena

(23 Marzo 2025)

Terza domenica di Quaresima: si parla con insistenza d’una tregua tra Ucraina e Russia, tuttavia vi è ancora molta nebbia e non si capisce chi trarrà maggiormente profitto da questa situazione.

Intanto, in molte parti del mondo si accentua l’autoritarismo dei dirigenti e si riducon gli spazi di libertà.

Già a fine 2024 si scrisse che il 70% dell’umanità vive sotto regimi autoritari: la tendenza è in aumento.

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Ai tempi di Gesù era normale che i governanti fossero padroni di grandi ricchezze, avessero alle proprie dipendenze tanti tirapiedi e disponessero delle vite altrui, come si narra nel passo evangelico riportato qui sotto.

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VANGELO

Luca, Cap. 13, Vv. 1-9

In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Tàglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”».

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COMMENTO

In quel tempo si credeva che la morte violenta d’un uomo fosse direttamente causata dai suoi peccati: per questo, la pena capitale era quasi l’unica punizione prevista dalle leggi: le carceri servivan solo a tener rinchiusi coloro che eran in attesa d’esecuzione.

Le modalità d’uccisione dei rei eran quanto mai atroci e lo saran ancora per molto tempo.

La mentalità del tempo non contemplava la redenzione dalla colpa o la rieducazione del malfattore: mediante il carnefice, la società si vendicava col reo, facendolo soffrire orrendamente.

Qualcosa di simile si pratica ancora nei posti dove le leggi prevedon la pena di morte:

• negli Stati Uniti, l’esecuzione d’una condanna a morte è quasi uno spettacolo;

• in Afghanistan o in Arabia saudita, le decapitazioni o le lapidazioni avvengon allo stadio.

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La Costituzione italiana, art. 27, ha tolto ai giudici la facoltà di dar la morte: non solo, il testo proibisce i trattamenti umani e degradanti e dispone che il fine della pena in carcere sia il reinserimento del reo nella società.

Gesù, attraverso la penna di Luca, sembra prefigurare proprio l’art. 27 quando chiede: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei…?»

Per farsi capir meglio, si spiega con la parabola dell’albero di fichi che non dà frutto: il padrone che vuol segare la pianta rappresenta coloro che non credono alla redenzione del reo e che speran che sia punito severamente;

il vignaiolo, invece, è quella parte d’umanità che crede che anche al più fosco dei malfattori debba esser accordata una possibilità di riscatto.

E noi chi siamo? Apparteniamo a quelle tribù che richiedon, soprattutto per gli altri, pene durissime o siam dalla parte dell’art. 27 della nostra Costituzione che crede nel reinserimento del malvivente e nella possibilità di farne un giorno o l’altro un cittadino pulito?

Gesù credeva che questo fosse l’unico modo per uscire dalla perversa dinamica “occhio per occhio…” che, dopo tutto, come dirà Gandhi ai nostri giorni, «rende il mondo cieco».

PIER LUIGI GIACOMONI