ETA RICONSEGNA ARMI ED ESPLOSIVI
(8 Aprile 2017)
BAIONA (FRANCIA). ETA, il movimento separatista basco che ha seminato il terrore per decenni in spagna, ha
riconsegnato armi ed esplosivi.
Secondo quanto riferisce BBC Mundo, nel corso d’una cerimonia avvenuta a Baiona, nel Paese basco francese, è stata
resa nota l’ubicazione di otto siti dove la polizia ha rinvenuto 120 armi da fuoco, tre tonnellate d’esplosivi e
migliaia di munizioni.
L’operazione è stata condotta in porto con la mediazione de “los Artesanos de la paz”, il gruppo che ha tenuto i
contatti coi militanti di ETA.
ETA (letteralmente Euskadi Ta Askatasuna, ossia “Paese basco e libertà”) è responsabile della morte di più di 800
persone in quarant’anni di attività terroristica, soprattutto in Spagna: a questi si devono aggiungere migliaia di
feriti. L’organizzazione separatista ha taglieggiato la popolazione basca imponendo il “pizzo” alle attività
commerciali ed industriali per autofinanziarsi.
Nel 2011 ETA annunciò un “cessate il fuoco” unilaterale, malgrado ciò né Francia né Spagna aprirono negoziati con
la “banda terrorista”, come viene definita dai media spagnoli.
Venerdì 7 aprile, il gruppo radicale si è autodefinito «un’organizzazione disarmata» mediante una lettera nella
quale segnala che «le armi e gli esplosivi in suo possesso saranno consegnate nelle mani della società civile.»
Senza ulteriori spiegazioni sulla consegna delle armi, il documento aggiunge che «E’ stata una trattativa lunga e
difficile perché gli Stati spagnolo e francese hanno opposto tutti gli ostacoli e i problemi possibili.»
La lettera, datata venerdì 7 aprile, lascia intendere che l’operazione si sarebbe conclusa con la consegna delle
armi il giorno successivo, cioè oggi.
«L’unica garanzia reale perché tutto vada in porto sono le migliaia di persone che si riuniranno domani a Baiona
per sostenere il disarmo» concludeva il messaggio.
Si è trattato – riferisce l’inviata della BBC – d’una cerimonia semplice, avvenuta in una sala elegante del
municipio di baiona:
cinque persone sedute intorno ad una tavola: il sindaco, Jean-René Etchegaray, ha dato il benvenuto al «momento che
tutti aspettavamo.»
Dopo alcuni discorsi, l’ambientalista basco francese Txetx Etcheverry si è avvicinato alla tavola con un archivio
nero contenente decine di carpette azzurre, recanti il dettaglio dell’inventario delle armi.
Le carpette comprendevano anche delle foto, oltre che delle pagine stampate.
La documentazione è stata mostrata ai testimoni internazionali presenti, tra cui l’Arcivescovo di bologna, Mons.
Matteo Maria Zuppi ed il reverendo irlandese Harold Good, che ha giocato un ruolo importante nel processo di pace
in Irlanda del Nord.
Le armi e l’esplosivo saranno prese in consegna dalle forze armate francesi; dal canto suo il governo spagnolo non
ha sollevato obiezioni relativamente allo svolgimento della cerimonia, tuttavia il ministro portavoce di Madrid
Íñigo Méndez de Vigo ha chiesto ad ETA non solo di disarmarsi, ma che dica anche chi ha compiuto gli attentati
avvenuti negli anni passati.
Da parte loro i familiari delle vittime di ETA hanno parlato di “operazione mediatica”, perché la “banda
terrorista” non ha mai dato spiegazioni sui numerosi omicidi avvenuti in euskadi e nel resto della Spagna.
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Le cifre d’una tragedia. A 58 anni dalla sua fondazione ETA ha compiuto un numero enorme di attentati: secondo
l’associazione dei familiari delle vittime i morti sono 955; 867, secondo una relazione del Difensore civico basco;
864, secondo l’ufficio d’assistenza alle vittime della Audiencia Nacional; 858 per il Centro Memoriale delle
Vittime del Terrorismo (CMVT); 857 per la Fondazione delle Vittime del Terrorismo (FVT);
853, secondo il Ministero spagnolo dell’Interno; 845 per uno studio svolto dall’Istituto di Storia Sociale
“Valentín de Foronda”, della UPV; 837 per il Governo Basco.
La difformità dell’ammontare delle vittime – secondo El País – è dovuta alla diversa attribuzione degli attentati
alla “banda terrorista”: l’AVT è l’unica, ad esempio, che assegna ad ETA l’incendio doloso nel 1979 dell’hotel
Corona de Aragón di saragozza, dove morirono 83 persone.
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Omicidi. Ottocentodue crimini furono commessi dopo la morte di Franco (1975): nel 1980, l’anno più sanguinoso, la
banda commise 92 omicidi, uno ogni quattro giorni.
Il primo delitto di ETA fu quello della guardia civil José Pardines il 7 giugno 1968, ancora in epoca franchista,
l’ultimo il 16 marzo 2010, quando per la prima volta ammazzò un poliziotto francese, Jean-Serge
Nèrin, durante una sparatoria.
L’ultimo attentato mortale compiuto in spagna avvenne a Calviá (Maiorca) il 30 luglio 2009: una bomba uccise due
guardie civili.
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Feriti, minacciati, indennizzati. Secondo la relazione del difensore civico basco, risalente al giugno 2009 i
feriti sarebbero circa 16.000, mentre 42.000 persone subirono minacce; 3.421 vittime son state indennizzate.
La quantità globale delle indennizzazioni supera i 395,6 milioni di euro, secondo quanto indica lo studio dell’UPV.
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Attentati. Gli attentati ammontano complessivamente a 3.600, secondo un rapporto del governo basco pubblicato nel
2013. Il più grave fu quello commesso al supermercato Hipercor di Barcellona il 19 giugno 1987, con 21 morti e 45
feriti.
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Crimini irrisolti. Secondo la Procura presso l’Audiencia Nacional, che ha elaborato un documento nel 2011 sui
crimini irrisolti attribuibili ad ETA sono almeno 349 i delitti il cui autore è tuttora sconosciuto.
Molti di questi delitti sono caduti in prescrizione e quindi nessuno ne cercherà i responsabili.
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Rapimenti. Tra il 1970 ed il 1997, ETA compì 86 sequestri di persona che fruttarono 38,5 milioni di euro in
riscatti.
I due rapimenti più famosi furono quello di José Antonio Ortega Lara (il più lungo) Miguel Ángel Blanco, il più
drammatico, perché si concluse con la morte dell’ostaggio, un giovane consigliere comunale del Partito Popolare.
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Estorsioni. Diecimila persone, soprattutto imprenditori e liberi professionisti subirono estorsioni chiamate
“imposte rivoluzionarie” che fruttarono un incasso di 3,8 milioni di euro all’anno, tra il 1993 ed il 2002 e 1,9
milioni dal 2003 al 2008 secondo alcune stime piuttosto attendibili.
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I danni all’economia regionale. L’impatto della guerriglia di ETA sull’economia basca è stato notevole: secondo
alcuni studi macroeconomici il PIL di Euskadi è stato inferiore di 10 punti percentuali, confrontato con altre
regioni non affette dal terrorismo.
Militanti. Hanno fatto parte di ETA all’incirca 3.800 militanti: di essi, dal 1961 ad oggi, 3.300 sono stati
incarcerati: attualmente sono 343, secondo Etxerat, l’associazione dei familiari dei detenuti etarra (265 in
Spagna, 75 in Francia, e tre detenuti in attesa d’estradizione da Regno Unito, Portogallo e Svizzera.
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Commandos. Duecento commandos etarra sono stati disarticolati dal 1973 ad oggi: si calcola che attualmente siano
una ventina i militanti di ETA tuttora attivi.
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La prima volta. ETA balzò sulle prime pagine dei giornali il 20 dicembre 1973 quando fece saltar per aria
l’automobile con a bordo il Presidente del Governo spagnolo Luís Carrero Blanco, ritenuto l’erede politico del
declinante Francisco Franco. La repressione compiuta dal regime fu durissima, ma non ebbe successo. Quando “el
jefe” morì (20 novembre 1975) si pensò che ETA avrebbe deposto le armi. Invece gli attentati proseguirono, anche
dopo che era stata varata la nuova Costituzione del Regno (1978) ed era stata accordata amplissima autonomia ai
Paesi Baschi: ETA voleva la piena indipendenza delle tre province di Euskadi più la Navarra (vi furono attentati
anche in questa regione).
La lotta dello stato spagnolo contro la “banda terrorista” fu dura e vide impegnati tutti i governi che si
succedettero a Madrid: negli anni Ottanta e Novanta fu creata un’organizzazione, i GAL, che avevano lo scopo di
intercettare gli Etarra ed ammazzarli, compiendo degli omicidi mirati.
L’operazione non ebbe l’esito sperato ed anche di recente Felipe González che era a capo del governo al momento in
cui fu realizzata, è stato contestato per averla avallata dai militanti di Podemos, il nuovo partito di estrema
sinistra che ha ricevuto molti voti alle recenti elezioni legislative.
Nel 2004, l’allora Premier Popolare José María Aznár tentò, senza successo, d’addossare ad ETA la responsabilità
dell’attentato alla stazione di Atocha della metropolitana di Madrid che costò la vita a 197 persone.
L’attentato avvenuto l’11 marzo, a tre giorni dalle elezioni generali, fu in realtà compiuto da una cellula
islamista.
Il maldestro depistaggio, come detto, non riuscì e la Spagna voltò le spalle al Partido Popular ed elesse Premier
José Luís Rodríguez Zapatero del (SOE.
Nei Paesi Baschi sono cresciuti ed hanno notevole seguito elettorale diversi partiti che di volta in volta sono
stati ritenuti l’ala politica del movimento separatista: al momento EH Bildu, guidato da Arnaldo Otegi è il secondo
partito della regione: le sue posizioni politiche sono vicine a quelle di ETA.
Ciò che è avvenuto oggi, probabilmente, segna la fine del gruppo terroristico più antico d’Europa, ma rimangono
senza risposta numerosi interrogativi: i responsabili degli attentati, i finanziatori, i fiancheggiatori, i servizi
segreti con cui l’organizzazione ha collaborato e via elencando.
Chissà se questo velo di nebbia verrà mai dissipato!
PIER LUIGI GIACOMONI