EL SALVADOR
TUTTO IL POTERE A BUKELE
(23 Agosto 2025)
SAN SALVADOR. Con un blitz, Nayib Bukele ha ottenuto in poche ore dal parlamento salvadoregno tutto ciò che voleva: con 57 sì e 3 no il 31 Luglio è stata modificata in più punti la costituzione in modo da consentir al Presidente di candidarsi indefinitamente.
Finora la magna charta nazionale imponeva la non immediata rieleggibilità del Capo di Stato e lo sfalsamento delle scadenze elettorali, onde evitar eccessive concentrazioni di potere in poche mani.
Bukele ha invece ordinato il contrario perché vuol aver il controllo di tutte le istituzioni: così, nel 2027 si svolgeranno elezioni a tutti i livelli, Presidenza, parlamento e comuni, tra l’altro ridotti di numero, in modo che Nuevas Ideas spadroneggi su tutto.
Il mandato presidenziale passa da 5 a 6 anni e ogni 3 si rinnova il legislativo.
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POPOLARITA’
Per il momento, il leader salvadoregno gode di molta popolarità, dopo che nel 2022 ha proclamato lo stato d’emergenza, tuttora in vigore, ed ha fatto rinchiudere decine di migliaia di persone in una maxiprigione in cui tra l’altro han trovato posto alcuni degli emigrati espulsi dagli Stati Uniti perché trovati senza documenti.
Bukele, che si è autodefinito «il dittatore più cool del mondo», ha così ridotto drasticamente il numero di omicidi: fin a tre anni fa El Salvador era uno degli Stati al mondo con più uccisioni in rapporto alla popolazione.
Nel 2024, ottenuto un parere favorevole dalla Corte suprema locale, si è fatto rieleggere, conseguendo anche il controllo totale dell’Assemblea legislativa: 56 seggi su 60.
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MARCIA INDIETRO
All’inizio del 2025, però, ha dovuto far marcia indietro: quattro anni prima aveva dato corso legale al bitcoin, ma un accordo col FMI da cui ha ricevuto un prestito di 1,4 miliardi di dollari, necessari per rimborsare una parte del debito estero accumulato, il 90% del PIL, l’ha costretto a rinunciare al suo provvedimento.
Del resto, El Salvador è da tempo una delle quattro economie latinoamericane pienamente dollarizzate e, quindi, beneficia, nel bene e nel male, delle oscillazioni del biglietto verde.
Al presente, i dati economici son poco incoraggianti: aumenta la povertà, le esportazioni scarseggiano, la crescita è la più bassa del continente: il sistema economico si regge soprattutto sul turismo e le rimesse della diaspora.
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MILITARIZZAZIONE DELLA SCUOLA
Intanto, Con un provvedimento, il nuovo Ministro per l’educazione ha disposto che all’ingresso nella scuola tutti gli studenti sian controllati dal Preside:
«Devono avere – dice la direttiva – l’uniforme pulita e in ordine, salutare, e avere «tagli di capelli appropriati».
Nella circolare inviata ai dirigenti di oltre 5.000 scuole pubbliche, Karla Trigueros, 35 anni, dispone il « rafforzamento della disciplina e dell’ordine». Prevede avvisi scritti per chi trasgredisce, tre giorni per rientrare nelle regole. Altrimenti cinque ore di servizio comunitario e penalizzazione in condotta per «atteggiamento ribelle».
Ogni lunedì mattina, poi, alzabandiera, canto dell’inno nazionale, preghiera alla bandiera e breve illustrazione della vita e delle opere d’un salvadoregno del passato.
Trigueros, ufficiale dell’esercito, per esser certa che le scuole rispettino i suoi ordini, le ispeziona personalmente in mimetica e incita i dirigenti alla «tolleranza zero» contro le trasgressioni.
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CAUDILLOS
La storia dell’America Latina è piena di dittatori più o meno stravaganti: anche la letteratura ne ha spesso rappresentato alcuni tipi: Bukele si iscrive nella robusta tradizione dei caudillos più o meno longevi, che però al loro scomparir dalla scena lascian i paesi da loro retti col pugno di ferro più poveri di prima, anche perché non di rado loro e il club che li attornia non si fa scrupolo d’incamerare il denaro pubblico in conti correnti aperti in paradisi fiscali.
Per ora, pare che tutto fili liscio, anche se le organizzazioni che difendon i diritti umani parlan di oltre 87.000 detenuti, moltissimi senza processo.
I racconti che trapelan dalla superprigione son allucinanti, violenze tra carcerati, corruzione dilagante dei secondini, condizioni di reclusione inaccettabili per un paese civile.
Quanto può durare tutto questo? E soprattutto, è il modo giusto per risolver il problema della pervasività d’una criminalità organizzata che ha le sue radici nei conflitti che dilaniaron l’America Centrale nel secolo scorso?
Diversi leader latinoamericani ammiran bukele e vorrebbero imitarlo perché non riescon a fronteggiare la violenza e ‘insicurezza che pervade le loro società: l’ecuadoriano Daniel Noboa, ad esempio, vorrebbe mandar i mafiosi in prigioni galleggianti al largo delle proprie coste, mentre tutti i tentativi di pacificazione tentati, per esempio, in Colombia, si scontran col frazionamento dei movimenti di guerriglia in fazioni l’una in guerra con l’altra.
Di fondo, il problema del Sud America si chiama disuguaglianza e fin a quando non si ridurrà il divario tra una minoranza di ricchi ed una massa di poveri le società non potranno uscire dalla spirale di violenza e sopraffazione che le caratterizza da secoli.
PIER LUIGI GIACOMONI