EDITORIALE

IL CONCLAVE

(2 Maggio 2025)

CITTA’ DEL VATICANO. Non accade spesso che si riunisca: avviene quando un Papa muore o abdica. Sto parlando del Conclave, l’assemblea dei Cardinali che ha il compito d’elegger il nuovo Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica Romana.

In base alle normative emanate dagli ultimi papi, ne fanno parte i cardinali che non han ancora compiuto 80 anni all’inizio della Sede vacante: si riunisce sotto la presidenza del Decano del Sacro Collegio e procede ad una o più votazioni.

Finché un nominativo non ha raccolto almeno i due terzi dei consensi, previa accettazione da parte dell’eletto, non c’è la proclamazione del nuovo Capo della Chiesa Cattolica e dello Stato della Città del Vaticano.

Già, perché il Papa tra tutti i titoli che assume, ha anche il doppio ruolo di capo d’una chiesa presente in tutto il mondo e quello di leader d’un piccolo Stato, situato nel centro di Roma, con cui quasi tutti gli altri intrattengon relazioni diplomatiche.

Da quasi cinquecento anni i Papi assumon nomi diversi da quello secolare: l’ultimo a mantener il proprio fu Marcello Cervini (1555) che fu papa col nome appunto di Marcello II.

Normalmente, il Conclave si riunisce ad una quindicina di giorni dall’annuncio della morte del Papa, dopo che si sono celebrati i solenni funerali, i novembiali e la missa pro eligendo romano pontifice.

Nel frattempo i cardinali han la possibilità di conoscersi e parlarsi durante le cosiddette congregazioni generali e le situazioni informali: ad esse posson partecipare anche i non elettori.

Ciò può far pendere la bilancia verso un papabile, così come avviene in Italia quando il Parlamento deve scegliere il nuovo Capo dello Stato.

Infatti, l’elezione di un Papa è simile a quella del Presidente della Repubblica Italiana: non vi sono vere candidature e un nome che può sembrar eleggibile all’inizio può tramontar rapidamente sia nella fase preparatoria che in quella decisiva, dato anche l’alto quorum richiesto per l’elezione.

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STORIA DEL CONCLAVE

Per circa mille anni, il Papa, che è anche Vescovo di Roma, è eletto dal clero dell’Urbe e confermato dal popolo romano: analogamente la stessa cosa accade nelle diverse diocesi: il clero locale sceglie il vescovo e il popolo lo avalla.

Dopo l’anno Mille a Roma si cambia registro: si decide d’affidare l’elezione a dei cardinali, ossia dei prelati scelti dal Papa in carica che dopo la sua morte si riuniscono per elegger il successore.

Per secoli son pochi, poi nei tempi recenti il loro numero s’accresce: oggi son più di 200, di cui 135 han diritto di voto.

Si usa Il termine Conclave per indicare che si tratta d’una riunione a porte rigorosamente chiuse: i presuli son isolati: in teoria non posson rivelare nemmeno dopo l’elezione quanti voti han ottenuto i diversi “candidati”, pena la scomunica. In realtà, col tempo emergon diversi retroscena.

Si sa ad esempio che per elegger Pio XI (1922) ci vollero 14 votazioni, che Joseph Ratzinger, Benedetto XVI, passò nel 2005 con 85 voti e Bergoglio ne ebbe 84 alla quinta.

In passato, i re cattolici, Spagna, Austria e Francia, potevan esercitare il veto su candidati sgraditi: solo nel XX secolo i cardinali furon davvero liberi di sceglier chi volevano.

Questo è più o meno lo scenario che si presenta all’inizio del nuovo conclave che dovrà elegger il successore di Francesco, primo Papa argentino rimasto in carica per 12 anni, un mese e 9 giorni: l’extra omnes sarà dato il 7 maggio poi staremo attenti alle fumate nera o bianca e al nome del prescelto.

PIER LUIGI GIACOMONI