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DIECI VACCINI NON SON TROPPI
(5 Luglio 2018)

ROMA. Dieci vaccinazioni non son troppe, lo sotiene Roberta Paolini, mamma di una bambina che ha vissuto

l’esperienza dell’immunodepressione a seguito d’una chemioterapia.

La signora paolini ha scritto una lettera aperta su Facebook al nuovo Ministro dell’Interno Matteo Salvini che nei

giorni scorsi aveva rilasciato dichiarazioni favorevoli alla rimozione dell’obbligo di vaccinazione disposto dalla

legge Lorenzin, adottata l’anno scorso .

Ho trovato questa lettera su Famiglia Cristiana e la pubblico così com’è senza ulteriori commenti, perché non son

né un medico, né un immunologo, né nient’altro del genere e so benissimo che c’è gente che ne capisce molto più di

me, però questa mi sembra una testimonianza importante che può far riflettere qualcuno, al di là della facile

propaganda e degli slogan di rapido consumo.

PIER LUIGI GIACOMONI
***
Caro Ministro Salvini,

ho atteso qualche giorno prima di scrivere dopo le Sue esternazioni sui vaccini. L’ho fatto consapevole del suo

atteggiamento, che punta ogni giorno a proporre una nuova questione su cui riflettere e purtroppo, spesso, ad

alzare i toni del dibattito. Eppure, vede Signor Ministro, la questione dei vaccini e in generale il tema della

salute è troppo importante per persone come me che hanno vissuto sulla pelle dei propri figli il dramma di una

grave malattia. Ministro Salvini, anche se non Le nascondo che spesso l’ho duramente criticata, provo a scriverle

una lettera considerandola anche il mio Ministro e il mio Vice-Premier. In fondo Lei pur dimostrando, con le sue

parole sui vaccini, di non interessarsi alla sorte di bambini, come è stata la mia fino a qualche anno fa, è anche

il mio Ministro e il mio Vice-Premier. Ora Lei è un padre, lo ha detto spesso in queste settimane, e quindi capirà

quale sia la paura di un genitore nei confronti della salute dei propri figli. Le giuro Signor Ministro 10 vaccini

non sono troppi, non è vero. La mia creatura è sopravvissuta ad una polichemioterapia per due anni, e dopo sei mesi

dallo stop ha fatto tutti insieme tutti i richiami vaccinali. Non è successo nulla. La mia creatura oggi è come

tutti gli altri bambini della sua età, non ha difetti cognitivi, non ha difetti comportamentali, non ha difetti

fisici. Ha solo una cicatrice sul petto. Una cicatrice che mi ricorda ogni giorno perché la medicina e la scienza

abbiano questo grande valore: lasciare su questa terra creature che non molti anni fa sarebbero state

irrimediabilmente condannate ad un’altra sorte. Ecco Ministro Salvini io non Le chiedo di credere o di ascoltare la

mia testimonianza. Io Le chiedo di vedere con i suoi occhi cosa sia la vita di un bambino immunodepresso e della

sua famiglia. Le chiedo di vedere l’inferno che vivono. Io so che Lei è sempre stato interessato alle storie delle

persone, le ha ascoltate per tanto tempo. Io sono disponibile ad accompagnarla fino alle porte a vetri che separano

il mondo dei sani da quello dei malati. Le porgerò il camice verde in carta tessuto, le infilerò i copri-scarpe in

plastica, le legherò la mascherina color menta sul viso e la accompagnerò personalmente all’ingresso. Non verrò con

Lei, perché io questo inferno con le pareti pastello lo conosco troppo bene, e da quando la mia creatura ha finito

la chemioterapia ho giurato a me stessa che mai più avrei voluto rivedere quegli occhi sproporzionati, quella pelle

come un velo, quelle gambe sottili e tremanti, quei corpi evanescenti, che se non fosse per la scienza e la

medicina, sarebbero dei condannati a morte senza possibilità di appello. La aspetterò fuori per tutto il tempo che

sarà necessario, glielo prometto, e ascolterò quello che ha da dirmi. E io spero, con tutto il cuore, che dopo

questo breve ma intenso viaggio in una realtà durissima da guardare ad occhi aperti, Lei, che è un uomo delle

istituzioni, vorrà essere anche il Ministro di questi bambini. Loro lo vorrebbero, ne sono sicura. E sono anche

certa che vorrebbero che la loro guerra fosse considerata un po’ di più da parte sua. Lei dice “prima gli italiani”

e credo che Lei intenda tutti gli italiani, quelli fortunati e quelli sfortunati, quelli sani e quelli malati, i

bambini che possono giocare con la palla, le costruzioni e le bambole, e quelli che giocano (perché sa Ministro i

bambini riescono a trovare una dimensione giocosa anche nel cancro, sono incredibili…) con siringhe senza ago,

provette e tubicini di ogni tipo. Sono certa che sia così, perché Lei è pur sempre un servitore dello Stato e

soprattutto è un padre.

(da Famiglia Cristiana N° 27 – 8 Luglio 2018)

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