BULGARIA
DEMOCRAZIA A RISCHIO
(5 Novembre 2024)
SOFIA. La Bulgaria è una democrazia a rischio: dal 2021, l’elettorato è stato chiamato alle urne ben sette volte in rapida successione ed è più che fondato il sospetto che anche questo parlamento durerà poco.
Infatti, la camera uscita dal voto del 27 ottobre, cui ha partecipato il 38% dell’elettorato, è frammentata in nove gruppi, così potrebbe esser difficile costituire una coalizione sufficientemente solida.
Del resto, è ormai evidente che i partiti bulgari sembrano più chiari nel proclamare che non faran compromessi, che non cederan su nessuno dei punti principali dei propri programmi per non perder voti: «Il sospetto – scrive Ivan Krastev[1] – è che i partiti non riescano a governare perché non vogliono farlo.»
Tra gli effetti di questa cronica instabilità, modesta crescita economica, burocrazia onnipotente e paralizzante, marginalizzazione di Sofia dal contesto europeo.
Ad ogni consultazione elettorale, poi, compare un nuovo partito che prova a cavalcar il malcontento, creato dall’impotenza dei politici in campo: il 27 Ottobre, per esempio, si è presentato “un nuovo inizio”, formazione promossa dall’oligarca Delyan Peevski che ha raccolto l’11%, piazzandosi al quarto posto.
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VOTI IN VENDITA!
«Centinaia di manifestanti – scrive politico.eu[2] – sono scesi in piazza per protestare contro le accuse di compravendita di voti alle [ultime] parlamentari.»
Il Ministero dell’Interno ha dichiarato il 25 ottobre d’aver ricevuto più di 400 denunce di voti ceduti in cambio di denaro: principale indiziato per questa pratica sarebbe appunto Delyan Peevski, ricco uomo d’affari, i cui attivisti avrebbero girato soprattutto i distretti rurali, lontano quindi dagli occhi indiscreti della stampa, per acquistar preferenze: a tal proposito è stato pubblicato un rapporto, realizzato da un gruppo d’attivisti pro democrazia che dimostra quanto sia diffuso nel paese il voto di scambio.
Fatte le elezioni, poi, centinaia di dimostranti si son riuniti dinanzi al palazzo presidenziale, brandendo striscioni con scritte come: «Non riconosciamo le elezioni comprate», altri, han dato fuoco ad una falsa urna elettorale decorata col nome di Peevski.
Rumen Radev, Presidente della Repubblica, reagendo con sdegno a queste rivelazioni, ha dichiarato: «I cittadini bulgari han il diritto di sapere nell’interesse di chi lavorano le loro istituzioni e se qualcuno si sta infiltrando nell’Assemblea nazionale attraverso la compravendita di voti, le minacce e il racket.
Non può esistere né una democrazia comprata né una democrazia forzata. Se l’accettiamo come normale, significa che abbiamo rinunciato all’idea stessa di governo popolare.»
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CRISI DI GOVERNABILITA’
Nella storia delle democrazie vi son stati in passato, anche recente, casi di crisi prolungate di governabilità.
Senza andar troppo indietro nel tempo, negli anni recenti si son inceppate Belgio, Spagna ed Israele.
• A bruxelles, dopo le politiche del 2010, occorsero ai partiti fiamminghi e valloni 540 giorni per giungere alla formazione d’un governo federale che portasse a termine la legislatura;
• a Madrid, nel 2016 e tre anni più tardi vi furon due elezioni molto ravvicinate nel tempo e nel 2018 il Congreso approvò una mozione di censura costruttiva contro il governo in carica;
In totale le consultazioni generali furon quattro.
• a Gerusalemme, tra il 2019 e il ’22 la Knesset fu sciolta cinque volte in rapida successione: due volte nel ’19, altrettante tra ’20 e ’21 ed infine nel ’22.
Il caso della Bulgaria è però decisamente oltre ogni limite:nel 2021 si tennero tre elezioni generali a distanza di pochi mesi l’una dall’altra, poi ve ne furono altre due tra il 2022 e l’anno successivo.
Nel 2024, dopo l’inutile voto di giugno, ecco di nuovo un’altra tornata e, come abbiam scritto all’inizio, non si esclude che a maggio si torni a votare.
Non è infondato il rischio che alla fine anche la Bulgaria cada nelle mani dell’ultradestra che ha il vento in poppa in tante parti d’Europa.
PIER LUIGI GIACOMONI
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NOTE:
[1] I. Krastev, Democrazie congelate nel cuore dell’Europa, internazionale N. 1582, 26 Settembre 2024;
[2] S. STARCEVIC e A. ROUSSI, Vote-buying allegations rock Bulgaria as protests escalate, politico.eu, 30 Ottobre 2024.