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BOTSWANA. TROPPI ELEFANTI
(10 Aprile 2024)

GABORONE. Troppi elefanti, perciò il Botswana vuol disfarsene, incoraggiando la caccia, ma dall’estero si levano voci contro la linea scelta dal governo.

Le critiche più aspre giungon dalla Germania, principale importatore di zanne d’avorio:

Berlino chiede a Gaborone di fermare la mattanza, temendo che i bracconieri invadano il Paese dell’Africa meridionale.

Il presidente Mogweetsi Masisi, intervistato dalla Bild Zeitung, però reagisce male, minacciando d’inviare a Berlino 20.000 elefanti per far capire ai tedeschi come si vive a fiancho di questi grossi animali.

Mentre il suo Ministro per la fauna selvatica dice che invierà 10.000 esemplari ad Hyde Park per far assaporare agl’inglesi lo stesso gusto provato dai botswanesi.

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CENTOTRENTAMILA

Secondo Gaborone, in Botswana ci sono 130.000 elefanti: le loro mandrie devastan i raccolti, distruggon le case, bevon l’acqua dai tubi e travolgon le persone, uccidendole.

Per questo l’anno scorso ne ha offerte 8.000 unità all’Angola e 500 al Mozambico, ma ovviamente non basta.

D’altra parte, l’elefante è anche una fonte di reddito: dal 2019, il Botswana offre all’asta delle quote di animali che si posson cacciare.
Così, diverse comitive di europei calano annualmente nel paese per far dei safari che fruttan denaro ai tour operator sia stranieri che autoctoni.

Il governo, da un lato è premuto dalle comunità locali, che esigono una rapida riduzione del numero di pachidermi, dall’altra teme che le norme più restrittive che l’Unione Europea vorrebbe adottare contro l’importazione di trofei di caccia, danneggi l’economia del turismo.

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MOGWEETSI MASISI

Mokgweetsi Eric Keabetswe Masisi, 63 anni, è il quinto Presidente del Botswana: figlio d’un ex parlamentare, dopo una carriera accademica e aver lavorato come funzionario dell’UNICEF, entra in politica, aderendo al Partito Democratico, schieramento dominante nel Paese.

Nel 2009, è eletto alla camera e successivamente nominato ministro per l’Istruzione.

Nel 2014, diventa vicepresidente della repubblica e il 1 aprile 2018 giura come primo cittadino.

Nel luglio 2023, conclude un accordo con De Beers per dividere i profitti che la multinazionale sudafricana ricava dall’estrazione e lavorazione dei diamanti, materia prima di cui il Botswana è grande produttore.

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BOTSWANA

GEOGRAFIA

La Repubblica del Botswana, situata nell’Africa Australe, è uno dei pochi Paesi del continente a non aver sbocco al mare: confina infatti col Sud Africa a sud e sud ovest, la Namibia a ovest e nord, lo Zimbabwe a nord est. Il Kazungula Bridge connette il Paese con lo Zambia.

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IL TERRITORIO

Il paese, esteso e poco popolato, si divide in tre grandi regioni:

• al centro e verso il sudovest si apre la pianura del Kalahari, steppa desertica che permette il pascolo solo in alcuni periodi dell’anno ed occupa il 60% della superficie nazionale;

• nel nordovest si distende la valle paludosa del fiume Okavango, dal clima tropicale, dove ci sarebbe la possibilità di sviluppo agricolo;

• nella fascia ad est, attraversata dalla ferrovia, vive l’80% della popolazione che, tradizionalmente dedita alla pastorizia, ha conosciuto un certo benessere grazie all’oculato utilizzo delle entrate ricavate dalla vendita e lavorazione di manganese, rame, nichel e i già citati diamanti.

La diffusione dell’allevamento del bestiame, sta contribuendo ad impoverire i terreni, colpiti fra l’altro dalle ricorrenti siccità che attanagliano l’Africa meridionale, a causa dei mutamenti climatici, oltre che ridurre gli spazi per gli animali selvatici.

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POPOLAZIONE, LINGUE E RELIGIONI

Gli abitanti del Botswana vivono soprattutto nelle regioni orientali del Paese e in particolare nella capitale Gaborone.

Al 90% sono di etnia Tswana, vi sono minoranze di Khoisan[1] che vivono poveramente nel Kalahari o nelle sue vicinanze.

lingue più parlate: inglese e Setswana; religioni più diffuse: cristianesimo e culti tradizionali.

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LO STATO BOTSWANA

Repubblica presidenziale: il capo dello stato guida anche l’esecutivo;

ogni cinque anni si tengono elezioni parlamentari pluralistiche, ma il Partito Democratico è fin dall’indipendenza, la forza politica prevalente.

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CENNI STORICI

PRIMA DELLA COLONIZZAZIONE

Fin dal XVI secolo gli Tswana abitano le terre di cui ci stiamo occupando.

Tra il XVIII e il secolo successivo quest’area è al centro di molti interessi:

• i Portoghesi, che possiedono angola e Mozambico, sognano d’unire i due territori, per cui provano d’invaderla per spingersi verso lo Zimbabwe;

• i Boeri, agricoltori olandesi che dal 1652 vivono nell’Africa meridionale, per sfuggire all’avanzata degl’inglesi che son sbarcati al Capo di Buona Speranza (1815), col Grand Track provano a sottrarre terre e pascoli agli altri popoli autoctoni;

• gli Zulu, privati dei loro spazi dall’espansionismo boero, attaccano gli Tswana.

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IL PROTETTORATO

Nel 1894, i tre principali capi Tswana si recano a Londra per chiedere appoggio nella loro lotta contro i boeri e il paese è convertito in protettorato.

La tutela di Londra, di fatto blocca i tentativi annessionistici del Sud Africa, ma gli Afrikaner penetrano nel tessuto economico del paese
Per questo, i primi movimenti nazionalistici si pongono come obiettivo la fine d’ambedue le dominazioni.

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SERETSE KHAMA

La lotta per l’indipendenza è guidata da Seretse Khama (1921 – 1980):

Discendente della famiglia reale dei Bamangwato è re a quattro anni, sottola reggenza dello zio Tshekedi.

Educato in Sud Africa e a Oxford, dove studia legge, incontra Ruth Williams che nel ’48 diventa sua moglie.

Il loro matrimonio causa uno scandalo perché è l’unione d’un nero con una bianca: Britannici e capi tribali Tswana cercano perciò di bloccare le nozze, ma Khama respinge tutti i tentativi in tal senso e rifiuta anche offerte di denaro.

Londra comunque costringe il futuro leader all’esilio fin al 1956, quando rinuncia ad esser capo tribù: rientrato in patria come privato cittadino, diventa presto un leader politico di spicco.

Nel 1962, fonda il moderato e multirazziale Partito Democratico (BDP) che vince le prime libere elezioni tre anni dopo.

Come primo ministro, conduce con tatto i negoziati per l’indipendenza da Londra: il 30 Settembre 1966 è proclamata la repubblica e Khama ne è il primo Presidente.

La regina Elisabetta II gli conferisce il titolo di Cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico.

sir Seretse promuove una politica di governo multirazziale, investe nell’educazione dei giovani e tenta di diversificare l’economia nazionale in modo che non dipenda troppo da una sola risorsa. Evita di provocare inutilmente l’ostilità del Sud Africa, allora retto dal Partito Nazionale che dal 1948 ha irrigidito la politica di Apartheid.

Il primo presidente muore a causa d’un tumore il 13 luglio 1980.

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I SUCCESSORI

I presidenti successivi continuano nella tradizione di buon governo inaugurata da Khama e ciò permette al Botswana d’essere il paese africano meglio piazzato nella classifica dell’indice dello sviluppo umano (ISU) annualmente redatto dalle Nazioni Unite.

Queet Masire, vice di Khama, in carica dal 1980 al 1998, appena salito al potere deve attuare una riforma agraria per ridurre la superficie occupata dai farmers bianchi in modo da compensare i contadini neri che rivendicano il possesso di terre sia per la coltivazione che per l’allevamento del bestiame.

In politica estera, Gaborone fa parte della prima linea dei paesi africani in lotta contro il regime bianco sudafricano e la tensione nella zona diminuisce nettamente quando nel 1994 Nelson Mandela diventa presidente del paese vicino.

Il Botswana è oggi lo stato africano col PIL pro capite più elevato e col minore tasso di corruzione nell’apparato politico-amministrativo.

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IN LIBRERIA

Alexander McCall Smith ha reso popolare il Botswana grazie alla serie di libri dedicati alla signora Precious Ramotswe,fondatrice a Gaborone della Ladies’ Detective Agency N. 1.

Ramotswe, di “corporatura tradizionale”,è un’investigatrice privata che risolve casi intricati, non senza aver bevuto molte tazze di tè rosso. Dopo un infelice matrimonio con un sassofonista, sposa il signor JLB Matekoni, di professione meccanico ed adotta due bambini Khoisan, Puso e Motoleli, quest’ultima paralizzata alle gambe.

Grande estimatrice di Sir Seretse Khama e di suo padre Obed, Precious percorre le strade del Botswana col suo furgone bianco vecchio e scassato.

In ufficio, oltre a lei, c’è Grace Makutsi, che le fa da segretaria: andando avanti con la serie anche lei diverrà detective e socia dell’agenzia.

Alexander McCall Smith, già professore di anatomia patologica all’università di Edimburgo, è nato in Zimbabwe ed ha ricevuto importanti onorificenze in Botswana per aver illustrato il paese nei suoi romanzi.

PIER LUIGI GIACOMONI

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NOTA:

[1] I San, un tempo conosciuti come Boscimani sono un popolo che vive nel Kalahari (tra Sudafrica, Namibia e Botswana) e che è imparentato con i khoikhoi, con i quali forma il gruppo khoisan. Non hanno un termine per indicare il proprio popolo nel suo insieme: il nome “San” fu loro attribuito dai khoikhoi, nella cui lingua san significa “straniero”, “diverso” (rispetto ai khoi). In genere, i Boscimani, difatti, preferiscono farsi chiamare “boscimani” (boesman in afrikaans, bushmen in inglese), sebbene questa denominazione appaia offensiva a molti occidentali (letteralmente significa “uomini della boscaglia”).

Le prove archeologiche suggeriscono che i san abitino l’Africa meridionale da almeno 22.000 anni.

Sono principalmente cacciatori-raccoglitori.  Noti per aver sviluppato un particolare sistema di comunicazione manuale durante la caccia e per cacciare usando frecce avvelenate con la linfa della Euphorbia damarana. Usanza che ha valso loro il soprannome di “uomini-scorpione”. Nel moderno Sud Africa, i boscimani sono stati largamente assorbiti (quasi fino alla totale estinzione) nel gruppo dei coloured o griqua (i quali a loro volta hanno avuto origine dall’unione dei boeri con donne khoisan).
Dal 2002 i boscimani del Botswana richiedono un’azione legale al fine di impedire alle autorità di Gaborone di rimuoverli dalla riserva faunistica del Kalahari centrale, terra dei loro antenati. I boscimani sostengono che il governo del Botswana stia tentando di distruggere la loro cultura attraverso la sedentarizzazione forzata e la persecuzione della loro identità culturale.

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