BOLOGNA

LA CITTA’ SOTT’ACQUA
(29 Ottobre 2024)

BOLOGNA. Il 20 Ottobre, una serie di inondazioni han investito molte parti della città di Bologna e della provincia: forti piogge han fatto esondare fiumi e torrenti provocando una vittima e danni ingenti a cose e persone.

diverse zone son state investite da acqua e fango e molte attività son state messe in ginocchio.

Ricevo dall’amico Paolo Natali, già consigliere comunale a Bologna, ingegnere di professione, un lungo scritto che volentieri pubblico.

Non ho le competenze per parlare di questo genere d’eventi e quindi preferisco lasciar spazio a gente che ne sa molto più di me.

PIER LUIGI GIACOMONI

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NOTE SULL’EVENTO DEL 19/20 OTTOBRE 2024 A BOLOGNA

1 – DA UN PRIMO RAPPORTO DI ARPAE

Sulla città di Bologna e sui bacini di Samoggia, Savena ed Idice, si sono registrate precipitazioni
particolarmente elevate, con cumulate da 160 a 180 mm e intensità orarie anche superiori ai 30
mm/ora e ai 100 mm in 4 ore consecutive Intensità fra i 20 e i 30 mm/ora sono normalmente
associate a temporali estivi di breve durata (inferiori ad un’ora), mentre in questo evento si sono
mantenute per diverse ore consecutive. In particolare a Bologna S. Luca si sono registrati 148,5
mm/24 ore, paragonabili ai 150 mm/24 ore, massimo storico negli ultimi 100 anni, registrato il 27
settembre 1928.

L’evento di precipitazione in esame è occorso al termine di un mese particolarmente piovoso, con
precipitazioni cumulate registrate dall’1 settembre al 18 ottobre sulla collina bolognese superiori
ai 300 mm, e dopo un evento che 48 ore prima aveva generato piene importanti su Samoggia,
Savena, Idice e soprattutto sul fiume Reno.
In queste condizioni di terreni completamente saturi ed esaurimento delle piene nei corsi d’acqua,
la persistenza delle precipitazioni nella notte tra il 19 e il 20 ottobre ha messo in crisi i piccoli
torrenti della collina bolognese, con rapidissimi innalzamenti dei livelli, anche di alcuni metri in
poche ore, accompagnati da diffusi ruscellamenti lungo i versanti, smottamenti e frane che hanno
interessato la viabilità.

In particolare i torrenti monitorati in telemisura, dai piccoli rii come il Ravone, che passa tombato
sotto la città di Bologna, hanno superato i massimi livelli storici registrati nel recente maggio
2023, superando talvolta anche i massimi valori misurabili dagli strumenti stessi.
Ad esempio l’idrometro di Ravone, posizionato all’imbocco della tombatura, ha registrato l’ultimo
dato di 3,14 m (valore di allarme 2,0 m) alle 20:15 del 19 ottobre, prima di essere presumibilmente
sommerso dalla piena. Il precedente massimo risale al 17 maggio del 2023 quando nel picco di
piena fu registrato alla tombatura il valore di 2.54 m.

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COMMENTO

Un evento di particolare intensità, concentrato su bacini idrografici di modeste dimensioni come
quelli della collina bolognese (Ravone, Aposa, Meloncello ecc.) è destinato a produrre gravi
conseguenze di carattere idraulico ed idrogeologico. Ad aggravare la situazione il mancato
assorbimento per infiltrazione a causa del terreno già imbibito dalle precipitazioni dei giorni
precedenti. Da notare che la collina bolognese, per unanime riconoscimento, è stata preservata da
processi di urbanizzazione e di impermeabilizzazione che in altre parti del territorio rappresentano
una concausa dei danni prodotti dagli eventi alluvionali.

Altro fenomeno che ha prodotto danni e disagi in città è quello della esondazione del Canale di
Reno che è fuoriuscito dal tratto scoperto per i lavori del tram e che si è riversato in via Lame e via
Riva Reno. A tale riguardo penso che abbia ragione il sindaco Lepore quando afferma che proprio il
tratto scoperto del canale ha provocato una fuoriuscita controllata evitando una “esplosione” del
canale per sovrapressione, come quella che si è verificata in più punti del Ravone. Resta però da
capire perché chi regola la portata del Canale di Reno dalla Chiusa di Casalecchio, non abbia
provveduto a limitarla, con poche conseguenze sulla portata del Reno che ha prodotto danni limitati
nelle zone perialveali.

A giudicare da quanto è accaduto, mi pare che meglio sia stata gestita la situazione sul Savena:
anche qui ci sono stati danni marginali a Ponticella, Paleotto ecc. ma il Canale di Savena, che nasce
dalla Chiusa di S.Ruffillo, non sembra avere prodotto danni significativi nell’attraversamento del territorio del comune di Bologna.

Un ultimo aspetto sul quale vorrei richiamare l’attenzione e che certamente ha contribuito ad
aggravare la situazione ostacolando il deflusso delle acque di pioggia ed aumentando l’allagamento
delle strade è l’inefficienza delle reti fognarie: come è noto esse non vengono dimensionate per
scaricare portate eccezionali (e questo è fisiologico) ma la sensazione, verificata di persona anche
nei giorni precedenti il 20 ottobre, è che in molti casi le caditoie stradali, ostruite da foglie ed altri
rifiuti, non recapitassero la pioggia in fognatura ma favorissero la formazione di ampie
pozzanghere. La manutenzione e la pulizia periodica delle caditoie stradali dovrebbe essere eseguita
con maggiore cura e frequenza.

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2 – COSA E’ STATO FATTO NEGLI ANNI SCORSI.

2.1 – Per cercare di capire se negli anni precedenti l’evento del 20 ottobre è stato fatto qualcosa per prevenire tale fenomeno ho letto un po’ di documenti che mi sembravano significativi a tale
proposito.

Sono partito da un documento del comune di Bologna del giugno 2015. Si tratta del Piano di
adattamento agli effetti prodotti dai cambiamenti climatici. Tra questi effetti (siccità, ondate di
calore ecc.) si annovera anche il dissesto idraulico ed idrogeologico. Ecco alcuni stralci relativi al
tema dei bacini collinari bolognesi.

A questi nodi critici è necessario aggiungere la presenza di alcuni bacini collinari potenzialmente
critici per il rischio idraulico della città: si tratta dell’Aposa, Ravone e Meloncello, corsi d’acqua
collinari con bacini idrici ampi e che nel loro tratto urbano sono stati tombati. In particolare lo
studio di simulazione idraulica svolto da ARPA sul bacino del Ravone ha dimostrato che, per eventi
meteorici straordinari, ma avvenuti in passato e più probabili in futuro a causa del cambiamento
climatico, la sezione del tratto intubato non sarebbe sufficiente al transito delle portate idrauliche
simulate.

Inoltre è necessario considerare che l’impermeabilizzazione del Comune di Bologna provoca un
rilevante aumento delle portate del Navile e del Savena Abbandonato, che causano situazioni di
rischio idraulico nei Comuni a valle (in particolare Bentivoglio e Malalbergo).
La prima strategia adottata dal Piano consisteva nel migliorare la risposta idrologica della città,
evitando che la pioggia che cade in città si converta immediatamente in deflusso superficiale. Tali
soluzioni puntano a rendere nuovamente permeabili superfici impermeabilizzate in precedenza e/o a
immagazzinare l’acqua restituendola lentamente alla circolazione superficiale o direttamente
all’atmosfera attraverso l’evapotraspirazione.

La seconda strategia consisteva nel rendere il territorio più “resistente” alle precipitazioni intense
Per far fronte a precipitazioni più intense, oltre ad agire in modo diffuso sul territorio per
migliorare la riposta idrologica, è necessario intervenire direttamente sul reticolo idrografico, per
renderlo adeguato a gestire maggiori portate e sui versanti, per prevenire le frane, quando queste
minacciano abitati e infrastrutture. L’obiettivo è ridurre il rischio idraulico e idrogeologico
esistente nelle aree critiche sia del Comune di Bologna che – per il solo rischio idraulico – nei
Comuni posti a valle di Bologna lungo i bacini del Navile e del Savena Abbandonato. Per il rischio
idraulico, l’obiettivo di riduzione è quello previsto dalla pianificazione di settore dell’Autorità di
Bacino del Reno; per quanto attiene il rischio idrogeologico della collina bolognese la definizione
degli obiettivi è possibile grazie all’inventario del dissesto.

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ALTRE AZIONI:

Adeguare la rete idrografica al cambiamento climatico

Il Piano si propone di agire sia sul fronte di opere e interventi (privilegiando l’approccio delle “infrastrutture verdi” e della valorizzazione dei “servizi ecosistemici”) sia sul fronte della gestione
(ampliando il campo d’azione della cabina di regia e facendo più ampio ricorso alle competenze
del Consorzio di Bonifica Renana).

Per quanto riguarda gli interventi, per ridurre il rischio di esondazioni le soluzioni che vengono
convenzionalmente usate sono l’innalzamento degli argini o il risezionamento dell’alveo,
mantenendo però in genere una morfologia “artificiale” (la sezione trapezoidale o rettangolare
con sponde rivestite) che garantisce la massima velocità nell’allontanamento delle portate di
piena.
Tale approccio già da alcuni anni ha mostrato i suoi limiti e il nuovo orientamento punta a
realizzare infrastrutture verdi che trattengano le acque, piuttosto che accelerarne il deflusso, e a
valorizzare i servizi offerto dagli ecosistemi naturali

L’Autorità di bacino del Reno e il Consorzio della Bonifica Renana hanno chiaramente
identificato le principali criticità e previsto diversi interventi volti a ridurre il rischio idraulico. Le
criticità, da ovest verso est sono: …….

Nell’elenco mancano i torrenti della collina bolognese!!!

Monitoraggio dei corsi d’acqua critici per il rischio idraulico

Il Profilo Climatico Locale ha messo in luce la presenza di alcuni bacini collinari potenzialmente
critici per il rischio idraulico della città: si tratta dell’Aposa, del Ravone e del Meloncello, corsi
d’acqua collinari con bacini idrici più ampi e che nel loro tratto urbano sono stati tombati. Il
Piano prevede sistemi di monitoraggio che permettano di simulare gli effetti delle precipitazioni,
definire con maggior precisione eventuali procedure di allerta precoce per le popolazioni esposte al
rischio idraulico nelle aree interessate e progettare eventuali interventi strutturali o gestionali di
prevenzione del rischio.

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DESCRIZIONE

Il Profilo Climatico Locale ha messo in luce la presenza di alcuni bacini collinari potenzialmente
critici per il rischio idraulico della città: si tratta dell’Aposa, del Ravone e del Meloncello, corsi
d’acqua collinari con bacini idrici più ampi e che nel loro tratto urbano sono stati tombati. In
particolare lo studio di simulazione idraulica svolto per il bacino del Ravone ha dimostrato che,
per eventi meteorici straordinari – ma avvenuti in passato e più probabili in futuro a causa del
cambiamento climatico – la sezione del tratto intubato non sarebbe sufficiente al transito delle
portate idrauliche simulate. Peraltro il rischio potenziale dovuto ai rii collinari tombati nel tratto
urbano, la mancanza di informazioni non permette di ipotizzare interventi, pertanto il Piano di
Adattamento punterà a colmare le lacune conoscitive rimandando a successivi eventuali
interventi necessari.

In prima istanza, la presente misura ha l’obiettivo di aumentare le conoscenze sulle situazioni di
criticità idraulica citate ed attivare, su almeno uno dei bacini montani critici sopra indicati, un
sistema prototipale di monitoraggio ed allerta per eventi di flash flood.
Successivamente, lo sviluppo nel medio periodo della misura porterà alla realizzazione di un
sistema integrato ovvero di un cruscotto di previsione, monitoraggio e allerta di eventi piovosi
fortemente localizzati e ad alta intensità, che possono avere conseguenze civili ad alto impatto
sull’area urbana della città di Bologna. Tale cruscotto si configurerà altresì come Sistema di
Supporto alle Decisioni (DDS) per consentire la gestione unificata delle allerte/emergenze da
parte dei molteplici soggetti coinvolti nella catena decisionale e comprenderà un modulo per la
pianificazione preventiva degli interventi mitigativi di carattere idraulico-ingegneristico.

Quest’ultima parte della misura potrà essere attuata pienamente con l’approvazione di un nuovo
progetto Life dedicato allo sviluppo in dettaglio del sistema, che consentirebbe la disponibilità dei
fondi necessari alla sua implementazione.
L’iniziale sistema di monitoraggio nel bacino test del Rio Ravone permetterà di avere i dati per
l’alimentazione della modellistica di afflusso-deflusso, simulando gli effetti delle precipitazioni
con maggior precisione, migliorando gli attuali dati disponibili attraverso la simulazione idraulica sull’area con un modello idraulico bidimensionale.
La strutturazione successiva di un sistema integrato di monitoraggio e modellistico per tutti i rii
collinari consentirà di definire le procedure di allerta precoce per le popolazioni esposte al
rischio idraulico nelle area pilota e progettare eventuali interventi strutturali o gestionali di
prevenzione del rischio.

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AZIONI PREVISTE

La misura interessa in un primo momento l’area test del Rio Ravone, che sarà attrezzata con
nuova strumentazione (un pluviometro e un idrometro), posizionata nelle aree e sezioni critiche,
in modo monitorare le possibili conseguenze idrologiche degli eventi meteorici intensi localizzati
sul bacino imbrifero.

Le stazioni idro-meteorologiche che entreranno a far parte del sistema prototipale saranno
quella esistente di San Luca e poi quella del monte Paderno nel corso del 2014, così come un
idrometro ed una webcam posizionati ad inizio del tratto intubato. Oltre alla modellistica
idrologica già utilizzata per le prime stime, si intende sviluppare anche il modello ad alta
risoluzione spaziale (ARPA-Criteria 3D). Dal 2015, due stazioni mobili dotate di sensori di
umidità potranno essere impiegate per la calibrazione e la verifica di alcuni parametri utili a tale
modellistica idrologica 3D.
Nel test potranno anche essere utilizzate stazioni presenti in aree limitrofe, come il pluviografo nel
Parco Cavaioni, che sarà spostato nella sezione collinare di maggior interesse.
La prima parte dell’azione prevede pertanto l’acquisto di strumentazione di monitoraggio, lo
spostamento di sensori esistenti e l’utilizzo di stazioni mobili. Dal punto di vista modellistico,
considera lo sviluppo di modellistica idrologica 3D (Criteria 3D), la calibrazione del modello
attraverso campagne di misura e lo sviluppo del metodo speditivo di tipo statistico applicabile
agli altri bacini di interesse.

La seconda fase dell’azione considera il completamento del sistema di monitoraggio sui
principali bacini collinari bolognesi. Tale misura è da considerarsi un’azione di medio periodo.
La sua attuazione presume l’acquisto e la sistemazione in campo di strumentazione inizialmente
di tipo standard, che potrebbe poi essere integrata con altri strumenti ritenuti maggiormente
idonei alle tempistiche di corrività nei piccoli bacini collinari, qualora nuovi progetti che si
intendono presentare a riguardo, vengano finanziati.

Seguirà quindi l’applicazione agli altri bacini di interesse del metodo speditivo di tipo statistico
derivato dalla modellistica idrologica impiegata nell’area test. Tale metodo speditivo, qualora
venissero recuperate ulteriori risorse potrebbe essere sostituito da analisi svolte ad hoc per i Rii
Aposa e Meloncello con relativa calibrazione attraverso campagne di misura mirate.

Infine lo sviluppo di un sistema operativo, eventualmente integrato da un cruscotto, configurabile
come Sistema di Supporto alle Decisioni (DDS), per consentire la gestione unificata delle
allerte/emergenze sui tre rii collinari da parte dei molteplici soggetti coinvolti nella catena
decisionale; il sistema potrebbe comprendere un modulo per la pianificazione preventiva degli
interventi mitigativi di carattere idraulico-ingegneristico, secondo le finalità del piano di
adattamento.

Segue il cronoprogramma 2014-2020

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COMMENTO

La lunga citazione dal Piano di adattamento, permette secondo me di constatare che da almeno 10
anni c’era la consapevolezza del pericolo rappresentato dalla rete dei torrenti che solcano la collina
bolognese, con particolare riferimento al Ravone, il cui tratto tombato presenta una sezione che
viene ritenuta inadeguata per eventi meteorici straordinari, ma avvenuti in passato e più probabili
in futuro a causa del cambiamento climatico.
A fronte di ciò si fa soltanto un breve cenno ad interventi diretti sul reticolo idrografico e ad un maggiore ricorso al Consorzio della Bonifica Renana.
Per il resto ci si diffonde lungamente sulla implementazione di un sistema di monitoraggio sul
Ravone, che permetta la previsione della evoluzione degli eventi di piena e di un sistema di allarme,
da estendere successivamente agli altri bacini come l’Aposa.

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2.2- Il secondo documento è il
PAESc – Monitoraggio Piano di adattamento – Aggiornamento 2020
del quale si riportano i due progetti che riguardano la collina bolognese.

PREVENZIONE E RIDUZIONE DEL DISSESTO IDROGEOLOGICO DELLA
COLLINA BOLOGNESE

Periodo di realizzazione previsto: 2013-2025
Obiettivo dell’azione: Manutenzione straordinaria delle reti di regimazione delle acque meteoriche
sulle aree comunali della collina
Stato di avanzamento: In corso
Descrizione stato di avanzamento
Nel 2017 è stata stipulata una convenzione tra Comune di Bologna e il Consorzio della Bonifica
Renana per intervenire sulle criticità idrauliche della collina bolognese.
Gli interventi hanno riguardato alcuni corsi d’acqua (es. Ravone, Torriane,Meloncello e
Griffone/Grotte) e hanno compreso lavori di manutenzione idraulica (taglio selettivo delle piante
arboree e rimozione delle piante cadute lungo il tratto), volti a garantire la piena efficienza del
reticolo idraulico collinare,interventi di riqualificazione del reticolo di scolo delle acque
meteoriche lungo la viabilità comunale o in alcune aree specifiche (es. parchi pubblici).
L’investimento per il 2017-2018 è stato di circa 600.000 euro (di cui 100.000 del Comune di
Bologna).

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MONITORAGGIO DEI CORSI D’ACQUA CRITICI PER IL RISCHIO
IDRAULICO

Periodo di realizzazione previsto: 2016-2019
Obiettivo dell’azione: Potenziamento della strumentazione di monitoraggio,sviluppo di un modello
idrologico, avvio di un sistema di gestione delle allerte attraverso il progetto RainBo
Stato di avanzamento: Completata
Descrizione stato di avanzamento
Il progetto RainBO nasce come follow-up del progetto BLUEAP con l’obiettivo di sviluppare una
piattaforma software in grado di combinare i modelli idrogeologici, quelli del terreno ed i dati
relativi alle precipitazioni e fornire una maggiore accuratezza nella previsione di possibili danni
causati da eventi meteorici estremi. Il sistema sperimentale per migliorare la risposta agli eventi
improvvisi di piena è stato testato su due casi pilota: il torrente Ravone a Bologna e il torrente
Parma a Parma.

La piattaforma di monitoraggio ha integrato i dati di 2.000 sensori e catalogato oltre 40 eventi
storici per le simulazioni di scenario.
Il progetto si è concluso a luglio 2019 con un investimento di 1,2 milioni di euro di cui 55%
finanziato dalla Commissione Europea.

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COMMENTO

Il Paes dà conto di quanto prevedeva il Piano di adattamento e ci dice che il sistema di monitoraggio
è stato completato a luglio 2019, mentre la manutenzione straordinaria delle reti di regimazione
delle acque meteoriche sulle aree comunali della collina (estesa a diversi torrenti tra i quali sembra mancare l’Aposa) prevista tra il 2013 ed il 2025 (!) sulla base di una convenzione tra comune di
Bologna e Consorzio della Bonifica Renana risulta essere in corso. Questo è quanto scritto nel
2020. Sarebbe interessante conoscere cosa è stato fatto e dove.

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2.3 – Il terzo documento è il PAESC (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima) del
comune di Bologna, approvato dal Consiglio comunale nel luglio 2021.

Il PAESC, in relazione alle conseguenze dei cambiamenti climatici, si occupa da un lato delle azioni
necessarie per la mitigazione delle emissioni di CO2 fino al raggiungimento della neutralità
carbonica, corrispondente al loro azzeramento, dall’altro alle misure necessarie per l’adattamento
agli effetti dell’aumento delle temperature (ondate di calore, siccità, gestione delle risorse idriche,
eventi estremi, fenomeni di dissesto idrogeologico).
Mi limiterò a citare le parti che riguardano la collina bolognese.

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EVENTI ESTREMI DI PIOGGIA E DISSESTO IDROGEOLOGICO

La presenza di ampie aree urbanizzate con superfici impermeabili così come l’irrigidimento dei
corsi d’acqua, diffusamente tombinati, rendono il territorio comunale maggiormente vulnerabile
agli effetti dei cambiamenti climatici e in particolare alla variazione nei regimi delle precipitazioni
con una maggiore intensità e frequenza di eventi non convenzionali.
La città di Bologna interverrà in maniera rilevante migliorando la risposta idrologica della città,
contenendo il rischio idraulico fluviale e collinare e aumentando la resilienza della popolazione e
di beni e infrastrutture a rischio. Per questo ha definito una serie di obiettivi raggiungibili
attraverso l’applicazione dei propri strumenti pianificatori e attraverso la realizzazione di progetti
puntuali e di interventi manutentivi volti al contenimento delle criticità idrauliche legate
all’interferenza tra la rete idrografica e gli insediamenti. Oltre ad un obiettivo di azzeramento
sostanziale del consumo netto di suolo, il PUG richiede per i nuovi interventi urbanistici ed edilizi
il miglioramento della permeabilità dei suoli attraverso azioni di de-paving e di de-sealing, nonché
il contenimento dell’urbanizzazione per migliorare la naturale funzionalità idraulica dei corsi
d’acqua. Per il raggiungimento di buoni risultati si prevederanno iniziative di sensibilizzazione e di
supporto ai cittadini (es. nell’ambito dell’attività dello One Stop Shop) al fine di favorire la
realizzazione di interventi di de-pavimentazione su aree private, anche in forma volontaria. Per
quanto riguarda il drenaggio urbano, le tecniche di drenaggio urbano sostenibile (Suds) sono state
recepite nel Regolamento Edilizio del Comune di Bologna; pertanto anche le normali
trasformazioni edilizie contribuiranno ad un progressivo miglioramento delle caratteristiche
idrologiche della città, riducendo il run-off superficiale e i volumi di acque meteoriche che gravano
sulle reti miste. Si può stimare un obiettivo minimo di adeguamento con le Suds dell’1% del
territorio costruito/pavimentato, il cui andamento è legato a quello delle trasformazioni edilizie
nell’area comunale.

L’adeguamento del reticolo idrografico non potrà prescindere dalla rinaturalizzazione degli
ambienti fluviali, anche al fine di rafforzare la funzione di corridoio ecologico svolta dai corsi
d’acqua e di risolvere la criticità legate alla scarsità e alla qualità dell’acqua di alcuni canali. Uno
degli strumenti riconosciuti dall’Amministrazione Comunale per realizzare tali azioni efficace e
unitaria è il Contratto di fiume.
Sul fronte della riduzione del rischio idraulico, l’obiettivo è quello di realizzare in maniera efficace
gli interventi strutturali e manutentivi più onerosi e complessi, ricercando finanziamenti
ministeriali e regionali, oltre che rafforzare una programmazione coordinata e annuale in modo da
concentrare anche le risorse economiche in azioni unitarie in grado di garantire un livello di
sicurezza adeguato a tutto il territorio comunale.

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RIDUZIONE DELLE CRITICITÀ A LIVELLO DEGLI IMBOCCHI DI RII E FOSSI TOMBINATI

Tutti gli interventi a monte degli imbocchi dei tratti tombinati, comprese modifiche alle
superfici adiacenti a edifici esistenti, devono dimostrare di garantire l’invarianza idraulica
al punto di immissione e, se realizzati entro 150 m, di aver adottato misure volte al
contenimento del rischio di occlusione. Sono inoltre vietati nuovi interventi di
tombinamento dei rii collinari.

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PIANO STRATEGICO DEL CONTRATTO DI FIUME RENO E DEI CANALI BOLOGNESI

Il contratto di Fiume nasce nel 2016 per iniziativa dei consorzi Reno e Savena ed è uno
strumento collaborativo e partecipato, finalizzato alla tutela, alla corretta gestione delle
risorse idriche, alla valorizzazione dei territori fluviali e alla salvaguardia dal rischio
idraulico, coniugando le esigenze dei diversi portatori di interesse pubblici e privati.
Attualmente i consorzi stanno lavorando alla definizione di un Piano Strategico con cui
individuare interventi ed azioni coordinate su tutto il territorio.
Tempistica: 2020-2030
Interventi di riduzione del rischio idraulico ed idrogeologico nonché di manutenzione
dei rii collinari e del canale Navile attraverso la Convenzione con il Consorzio della
Bonifica Renana
Dal 2016 una convenzione tra il Comune di Bologna e il Consorzio della Bonifica Renana
permette di programmare e attuare annualmente sul territorio interventi integrativi
puntuali e mirati al contenimento del rischio idraulico e idrogeologico, comprendendo
anche l’area collinare. L’investimento complessivo è pari a 7 milioni di euro ed è
comprensivo delle risorse messe a disposizione dal Comune di Bologna nell’ambito del
Piano Nazionale del Dissesto idrogeologico 2014-2020 (programma tra Ministero,
Regione Emilia Romagna, Città Metropolitana di Bologna, (100.000 euro/anno), dal
Consorzio della Bonifica Renana (250.000 euro/anno) e Accordo di circa 2,5 milioni di
euro una tantum).
Tempistica: 2020-2030
Obiettivi di intervento in termini di adattamento
L’obiettivo entro il 2030 è quello di:
• arrivare ad un sostanziale azzeramento del consumo netto di suolo
• attrezzare almeno l’1% di territorio costruito/pavimentato con sistemi di drenaggio
sostenibile
• favorire la rimozione del 50% del carico inquinante recapitato dalle acque superficiali agli
sfioratori delle reti miste.
• ridurre il rischio idraulico e idrogeologico attraverso la realizzazione di progetti puntuali e
interventi manutentivi

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COMMENTO

Il PAESC contiene riferimenti che dimostrano la consapevolezza del rischio rappresentato
dai rii collinari e dai canali che attraversano Bologna. Mi riferisco in particolare al Piano
Strategico del Contratto di Fiume Reno e dei canali bolognesi ed agli i nterventi di
riduzione del rischio idraulico ed idrogeologico nonché di manutenzione dei rii collinari e
del canale Navile attraverso la Convenzione con il Consorzio della Bonifica Renana (2016)
che prevede un investimento pari a 7 milioni di euro. La tempistica tuttavia è alquanto
indefinita (2020-2030) e sarebbe interessante sapere quanto è stato speso fino ad ora e per
quali interventi.

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2.4 – Infine gli ultimi documenti da segnalare sono due articoli comparsi sul n. 5/2023
del mese di novembre della rivista di ARPAE (“Ecoscienza”), tutto dedicato all’alluvione
che colpì la regione Emilia-Romagna nella primavera 2023.
Nel primo, dal titolo “Torrente Ravone. Le attività della task force” a firma di Valerio
Montalto, D.G. del comune di Bologna, si dà conto dell’evento alluvionale del maggio
2023 che ha colpito, tra l’altro, la città di Bologna ed in particolare il torrente Ravone che
nasce dal monte Paderno (350 m.) e che ha uno sviluppo complessivo di 18 Km. Dei quali i
primi 5,7 si sviluppano in ambito collinare a cui fa seguito il tratto intubato di cui oltre 2
Km. interessano Bologna. Proprio in questo tratto, a causa dell’aumento della portata, si
verificò la rottura della soletta di copertura e la conseguente esondazione in via Saffi.
Montalto segnala il problema della confusione nella governance di gestione del bacino
idrografico del Ravone: oltre al comune di Bologna, ci sono le competenze dell’Agenzia
regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile della Regione, del Consorzio
della bonifica Renana, del Consorzio dei canali di Bologna, di Hera, di Arpae e dei
privati. Si decise pertanto di dare vita ad un gruppo di lavoro (“Presidio torrente
Ravone”) con il compito di condividere il quadro conoscitivo della situazione e delle
progettualità in corso, al fine di formulare un adeguato programma di manutenzione
ordinaria e straordinaria. Si prende atto di 3 interventi in corso: il primo a cura del
Consorzio della bonifica Renana e della Regione per interventi di ripristino e messa in
sicurezza dell’alveo nella parte scoperta della zona collinare, il secondo con il Comune che
ha realizzato il ripristino della copertura del canale in zona Saffi, il terzo attraverso la
realizzazione all’imbocco del tratto tombinato di un manufatto con finalità di
pettine/griglia per evitare l’occlusione dell’imbocco a causa del trasporto solido di monte.
Infine la predisposizione di un sistema di monitoraggio e di allerta. Il gruppo ha anche il
compito di analizzare la complessa normativa di settore definendo un protocollo che
individui un condiviso riparto di competenze. Il gruppo infine si è dato anche il compito di
elaborare periodici report di sintesi.

Nel secondo, dal titolo “Rischio alluvione. Lo studio del torrente Ravone” a firma di
Federico Grazzini ed altri tecnici di ARPAE, s’illustrano le caratteristiche dello studio sul
Ravone, assunto come bacino campione tra quelli che dalla vicina collina attraversano la
città, il più grande (7 kmq) insieme all’Aposa. Vista la mancanza di dati pluviometrici ed
idrometrici, nel 2014 venne installato un pluviometro a Paderno ed un idrometro
all’imbocco della tombatura in via di Ravone. Vennero consultate fonti storiche da cui
risultò, nel luglio 1932, una grave alluvione in città causata dall’esondazione del Ravone e
del Meloncello. Venne successivamente realizzato un progetto, concluso nel 2019, per la
definizione di un sistema di allarme rispetto al rischio del potenziale superamento della
soglia idrometrica alla tombatura. Attraverso l’osservazione e la raccolta di dati è stato
possibile definire un modello che mette in relazione le precipitazioni ed i livelli idrometrici
massimi del torrente all’ingresso nella tombinatura. Un elemento chiave della modellistica
è la definizione della quantità massima di precipitazione che il suolo può trattenere per
infiltrazione, correlata al contenuto idrico dei primi strati di suolo. Questo consente un
anticipo di un’ora nella previsione della piena nell’area urbana. L’articolo prosegue con
l’analisi particolareggiata degli eventi del maggio 2023, dalla pioggia dell’1 fino a quella
del 17 che ha fatto registrare il livello idrometrico massimo di 2,54 mt.(la tombatura è alta
2 mt.). Il succedersi di eventi di pioggia, con suolo ormai saturo, ha causato nelle prime
ore del 3 maggio l’esplosione della tombatura in corrispondenza di via Saffi con
conseguente allagamento della strada e dintorni. La strada si è nuovamente allagata il 12
ed il 17 maggio in corrispondenza di nuovi eventi di pioggia i cui effetti sono stati aggravati dalle condizioni del terreno ormai saturo. Il modello ha evidenziato limiti nella
capacità previsionale legati ad una imperfetta previsione degli effetti di ruscellamento
causati dalla saturazione dei suoli. Infine si richiama l’esistenza della task force “Presidio
torrente Ravone” per un coordinamento tecnico-amministrativo e così si conclude: “ È
altresì evidente che alla luce dei rapidi cambiamenti climatici in atto, con una
estremizzazione dei fenomeni, è quanto mai urgente potenziare il monitoraggio, i sistema di
allerta rapidi,e la manutenzione di questi piccoli corsi d’acqua, quasi sempre asciutti ma
capaci di significative e pericolose piene in aree urbane densamente popolate.

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3 – CONCLUSIONI

A questo punto vorrei concludere formulando una serie di considerazioni che non hanno la pretesa
della infallibilità ma che derivano da un po’ di esperienza e da quanto si può desumere dai
documenti di cui sopra e dalle cronache di questi giorni.

Senza dubbio l’evento del 19-20 ottobre ha avuto carattere di eccezionalità ed i suoi effetti sono
stati aggravati dalla saturazione del suolo, già imbibito dalle precedenti precipitazioni. Tuttavia la
consapevolezza della possibilità di eventi estremi avrebbe dovuto esserci, sia per i cambiamenti
climatici in atto, sia per quanto già avvenuto nel passato fino ai fatti del maggio 2023. In particolare
che la tombatura del torrente Ravone avesse una portata inadeguata era già noto ancor prima del
2023.

A tale consapevolezza si è risposto certamente, fin dal 2015, con l’implementazione di un sistema di
monitoraggio e di modellistica (le cui risposte si sono purtroppo rivelate insufficienti) mentre non è
dato sapere quali interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria siano stati effettuati sulla rete
dei rii collinari sulla base della convenzione con la Bonifica Renana.
I documenti di pianificazione sopracitati enfatizzano la necessità di limitare il consumo di suolo a
scopo edificatorio, di deimpermeabilizzare le superfici asfaltate, di applicare tecniche di drenaggio
sostenibile, di rinaturalizzare i corsi d’acqua ecc. ecc., tutte strategie certamente utili ed efficaci,
soprattutto per la tutela delle aree di pianura a valle della via Emilia, ma a mio giudizio poco
significative per ridurre il rischio idraulico rappresentato dai rii collinari bolognesi, dal momento
che la collina della nostra città non ha conosciuto, fortunatamente, processi di urbanizzazione
intensa. Forse, almeno in certe zone, essa soffre piuttosto di una condizione di abbandono e di
disordine della rete minuta di drenaggio delle acque superficiali.

Riassuntivamente non si sfugge alla sensazione di una risposta insufficiente, anche dopo il maggio
2023, alla situazione di rischio.
A questo punto, anche dopo le parole del Sindaco, mi auguro e voglio credere che ci sarà una svolta
nelle politiche locali e regionali di difesa del suolo, abbandonando quella serie di dichiarazioni
d’intenti e di buoni propositi che anche a livello nazionale fanno seguito a tutte le calamità (“ci
vuole prevenzione, si spende meno a fare prevenzione che a riparare i danni ecc. ecc,”)
puntualmente smentiti dall’inerzia e dai ritardi successivi: i drenaggi profondi per risanare un
versante in frana, la pulizia di un rio o di un torrente, un gabbione per una difesa spondale si notano
meno di una pista ciclabile o di una rotonda stradale.

Si è parlato di vasche di accumulo o di casse di espansione, ma non penso che queste siano
infrastrutture utili e fattibili nella nostra collina. Certamente dovrà essere fatto uno studio
complessivo di carattere idraulico ed idrogeologico, che abbracci tutti i bacini dei nostri rii, a
partire dal Ravone e dall’Aposa, supportato da un adeguato sistema di monitoraggio e di previsione
dei regimi di piena. In questo studio andrà considerato attentamente anche il ruolo del canale di
Savena e del canale di Reno, verificando se essi possano essere, in occasione di eventi critici, il
recapito di una parte dei rii che oggi attraversano, tombati o meno, la nostra città. Come ha detto il
Sindaco, si tratta di ripensare alla radice l’organizzazione del sistema idraulico complessivo che
interessa Bologna, realizzando le opere necessarie.
Per contrastare il dissesto idraulico ed idrogeologico del territorio, è necessario anche rimediare al
“dissesto istituzionale”: in materia di difesa del suolo esiste una molteplicità di enti ed istituzioni
competenti che ostacola una visione coerente del sistema fisico e rallenta l’adozione di
provvedimenti efficaci. Qui occorrerebbe un intervento legislativo a livello nazionale ma molto si
può fare anche a livello regionale e subregionale. Così come occorre rafforzare l’apparato tecnico in
questo settore che oggi appare alquanto indebolito. Il candidato alla presidenza regionale De
Pascale ha fatto qualche proposta utile in tal senso.

Bologna in altre occasioni drammatiche e dolorose ha saputo essere di esempio per il paese: questo è il momento di dimostrare che siamo davvero capaci di trasformare le sciagure in opportunità.

PAOLO NATALI, 24 Ottobre 2024