DOPO IL VOTO L’UNGHERIA RISCHIA L’ISOLAMENTO
(1 Maggio 2022)
BUDAPEST. Malgrado l’opposizione abbia creato una lista unica che andava dall’estrema destra alla sinistra, Viktor Orbán ha vinto nuovamente le elezioni legislative del 3 aprile.
I risultati definitivi gli danno ragione: Fidesz e i cristiano democratici disporranno nel nuovo parlamento di 135 seggi su 199 mentre la lista Ungheria Unita ne avrà solo 57.
In termini di voti la coalizione governativa ha ricevuto il 53% contro il 35% degli avversari: i sondaggi della vigilia avevano previsto un esito più serrato che non ha trovato riscontro nelle urne.
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ELEZIONI NON LIBERE E POCO ONESTE.
Si è trattato, scrivono diversi osservatori, di elezioni non libere e forse anche poco oneste.
In primo luogo il governo, per garantirsi il consenso di fasce di popolazione meno abbiente, ha preso prima del voto una serie di misure dal sapore elettoralistico: ai pensionati è stata versata una tredicesima mensilità supplementare, mentre soldati e poliziotti han visto crescere il loro salario del 10%.
alle famiglie con figli minori ed ai giovani son stati concessi rimborsi fiscali o esenzioni dalle imposte sul reddito.
Ma se questo genere di provvedimento è comune ad altri paesi soprattutto nell’imminenza di importanti consultazioni popolari, c’è dell’altro che deve preoccupare.
Prima del voto, Fidesz è stato avvantaggiato nell’assegnazione di spazi per l’affissione di manifesti sui muri delle città, mentre in televisione ha goduto d’un indubbio vantaggio sui rivali nella diffusione di spot propagandistici.
I candidati di Uniti per l’Ungheria sono risultati generalmente poco visibili e il loro aspirante premier Péter Maki-Zay ha avuto a disposizione solo 5 minuti per illustrare il proprio programma.
La legge poi tratta diversamente gli elettori ungheresi: chi non ha una residenza permanente in Ungheria, ovvero la cosiddetta “diaspora”, più favorevole a Fidesz, può votare per corrispondenza. Ciò vale per i magiarofoni che abitano in romania, Serbia, Slovacchia ed Ucraina.
Questo perché, fin dall’inizio del suo secondo mandato (2010-14), Orbán ha offerto la cittadinanza magiara a quanti si esprimono in ungherese anche se vivono nei paesi vicini: Budapest infatti aspira alla riunificazione di tutti i magiari in un’unico stato-nazione non escludendo un ampliamento del territorio a scapito di altri Stati confinanti ove risiedono minoranze ungarofone.
da molto tempo la destra ungherese rivendica la revisione del trattato del Trianon firmato nel 1920 che amputò diverse parti del territorio del regno d’Ungheria di prima del 1914.
chi invece vive e lavora all’estero, una porzione di elettori generalmente ostile a Orbán, deve recarsi presso le sedi diplomatiche di budapest sparse in tutto il mondo per votare, previa registrazione entro otto giorni dalla data dello scrutinio.
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Se si tien conto che l’apparato amministrativo è totalmente asservito al governo, al punto che i funzionari pubblici son tenuti a favorire Fidesz, pena sanzioni, ci si può aspettare che il cittadino ungherese emigrato tema manipolazioni del proprio voto.
all’interno dell’Ungheria, poi, il governo ha usato la lista di coloro che avevano scaricato l’app elaborata dal Ministero per la Sanità durante la pandemia per diffondere sui cellulari centinaia di messaggini di propaganda pro Fidesz.
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SCHEDE SPARITE.
C’è anche la possibilità che nelle ore dello spoglio siano avvenuti dei veri e propri brogli: così si è saputo che in Transilvania e Voivodina, due regioni magiarofone di Romania e Serbia, sono stati ritrovati pacchi di schede col voto dato all’opposizione parzialmente bruciate.
Uniti per l’Ungheria potrebbe dunque aver perso anche per pesanti manipolazioni compiute dagli scrutatori pro fidesz? Non si sa, anche perché la magistratura di Budapest non è indipendente e quindi almeno per il momento non condurrà inchieste che diano fastidio a Orbán e alla sua cricca.
Tuttavia l’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, ha inviato in Ungheria un numero molto alto d’osservatori per verificare che le operazioni di voto e scrutinio fossero pulite: un evento senza precedenti in un Paese membro dell’Unione europea e della NATO.
Nel rapporto finale si denunciano le molteplici sovrapposizioni tra le funzioni ufficiali del governo e le attività di campagna elettorale: non veri e propri brogli, dunque, ma un clima di forte pressione esercitato sugli 8,2 milioni di elettori affinché confermasse la fiducia nel premier uscente.
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IL FUTURO DI BUDAPEST.
chiaramente, per l’Europa la rielezione di Orbán non è una buona notizia, ma potrebbe non esserlo nemmeno per l’Ungheria che rischia di trovarsi seriamente isolata in seno all’UE adesso che anche la Polonia ha adottato una condotta diversa a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina. In particolare budapest per il momento non riceverà i 7 miliardi dei fondi Next Generation Eu dato lo scarso rispetto dei principi dello stato di diritto nel regime di “democrazia illiberale” imposto da Orbán.
Inoltre anche per gli altri paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Cechia e Slovacchia) la stretta amicizia del premier magiaro con vladimir V. Putin è sospetta.
al momento nulla fa pensare che in Ungheria qualcosa possa cambiare, anzi c’è da temere che i già scarsi spazi di libertà presenti nella società ungherese si restringano ulteriormente.
PIER LUIGI GIACOMONI