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COREA DEL SUD

IMPEACHMENT PER YOON, L’AUTOGOLPISTA
(15 Dicembre 2024)

SEUL. Con 204 voti contro 85 il parlamento di Seul mette in stato d’accusa il Presidente Yoon Suk-yeol che ha tentato di prendersi tutto il potere, realizzando un autogolpe, sperando che società civile ed opposizioni non reagiscano.

Invece, accade l’insperato: subito dopo il messaggio presidenziale con cui si annuncia la sospensione di costituzione e parlamento e l’affidamento del Paese alle forze armate, giovani, donne e semplici cittadini scendon in piazza, malgrado sia notte e faccia freddo, a protestar contro una misura che fa riemerger i fantasmi del passato, quando invocando i rischi connessi alla presenza dell’altra Corea e un anticomunismo di maniera si usavan la forza per repreimer quanti si opponevan al regime dittatoriale imposto al Paese dalla “guerra fredda” .

La Corea del Sud però è cambiata ed oggi la gente non vuol più viver sotto l’oppressione.

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I FATTI

All’improvviso, il 3 Dicembre, Yoon Suk-yeol compare in TV per annunciare che da quel momento in poi vige nel paese la legge marziale: il parlamento è sospeso ed il governo dispone dei pieni poteri. L’annuncio è diramato alle 11 di sera, contando sulla non reazione sia del Partito Democratico, maggioritario in parlamento, che della società civile.

La risposta popolare non si fa attendere, mentre i deputati, malgrado l’ora notturna, si riuniscon ed adottan una risoluzione con la quale chiedon ai militari di disubbidir al Presidente.

Poche ore dopo, verso mattina, probabilmente premuto sia da forze interne,anche diversi esponenti del suo partito si dichiaran in disaccordo col provvedimento, sia da forze esterne, Yoon si rimangia il decreto.

A questo punto da più parti si chiedon le sue dimissioni che però rifiuta: sabato 7 Dicembre vien proposta per la prima volta la sua messa in stato d’accusa, ma non si raggiunge il quorum dei due terzi, perché i parlamentari del Partito del Potere Popolare boicottan la seduta.

Alla fine si raccolgon solo 192 voti favorevoli, ma ne occorron almeno 200 sui 300 che compongon l’assemblea.

Vengon esercitate nuove pressioni su Yoon, i suoi vorrebbero che si facesse da parte spontaneamente per non bruciare le già scarse probabilità d’un successo del suo partito alle presidenziali, ma costui resiste, anzi in diversi discorsi rivendica la sua decisione.

Il 14 Dicembre, si raggiunge il quorum: dai banchi governativi arrivan 12 voti che permetton l’impeachment.

Ora spetterà alla Corte Costituzionale verificar le ragioni per le quali si chiede l’allontanamento del Capo di Stato: nel frattempo, le sue funzioni son assunte dal Premier Han Duck-soo.

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I PRECEDENTI

Non è la prima volta che un Presidente sudcoreano vien messo in stato d’accusa

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1. ROH MOO-HYUN, 2003 – 2008

Nel 2004, Roh Moo-hyun, entrato in carica l’anno precedente, è accusato di frodi elettorali: sospeso per due mesi, è reintegrato dalla corte costituzionale che annulla l’impeachment.

Nel 2009, però, si toglie la vita perché coinvolto, insieme alla famiglia, in uno scandalo di corruzione.

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2. PARK GEUN-HYE, 2013 – 2017

Nel Dicembre 2016 è la volta di Park Geun-hye, prima donna a diventar prima cittadina: figlia del defunto dittatore Park Chung Hee (1962 – 1979), si presenta alle elezioni definendosi “incorruttibile”.

l’assemblea nazionale, però, l’accusa d’aver ricevuto o preteso milioni di dollari da aziende come Samsung e d’aver condiviso con individui non autorizzati documenti riservati, mettendo a repentaglio la sicurezza nazionale.

Inoltre, si dice che abbia redatto liste di proscrizione con nomi di persone sgradite perché sue avversarie e licenziato funzionari a lei ostili.

Condannata nel 2021 a vent’anni di reclusione e ad una forte ammenda, vien graziata da Moon Jae-in, Presidente dal 2017 al 2022.

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ORA COSA SUCCEDE?

Come detto, il destino di Yooon è d’ora in poi nelle mani della corte costituzionale che entro 180 giorni deve avallar o meno la decisione parlamentare: al momento, però, è formata solo da sei giudici sui nove che la comporrebbero. Spetta perciò all’Assemblea nazionale elegger i magistrati che mancano: se alla fine sarà deposto, entro sessanta giorni dal verdetto saran convocate nuove elezioni, come avvnuto nel 2017, dopo la destituzione di Park.

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FESTA A SEUL

«Subito dopo l’annuncio dell’approvazione della mozione – scrive Lorenzo Lamperti[1] – in strada sono esplosi i festeggiamenti, tra lacrime di gioia, musica, le simboliche candele e i bastoncini luminosi in stile K-pop.»

La società civile, composta perloppiù da persone che non han conosciuto gli orrori delle dittature che han insanguinato la storia sudcoreana dal 1945 all’89, giustamente festeggia e spera che la mobilitazione di questi giorni porti frutto e che nessuno prima o poi riprovi a soffocar la giovane democrazia riportando indietro le lancette degli orologi a Seul.

PIER LUIGI GIACOMONI

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NOTA:

[1] L. Lamperti, Yoon, stavolta è davvero impeachment, china-files.com, 15 Dicembre 2024.

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