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UNA CHAT CONTRO I BULLI
(10 Giugno 2022)

BOLOGNA. Il bullismo è una delle piaghe più gravi che si manifestano con frequenza nella scuola: piccoli gruppi di ragazzini tiranneggiano i loro compagni contando sulla loro omertà. Spesso le vittime sono i più deboli, i disabili o quelli che pur di farsi degli amici farebbero qualunque cosa. Per famiglie ed insegnanti è difficilissimo scoprire ciò che davvero succede negli spogliatoi delle palestre o fuori di scuola quando la sorveglianza degli adulti è più carente.

I grandi frequentemente sottovalutano il problema definendo le bravate dei bulli “ragazzate”, ma in realtà per molte vittime si tratta d’un Calvario che può durare anni senza una reale via d’uscita.

Una Chat per raccogliere le testimonianze sulle bravate di quattro bulli

A Bologna però la via d’uscita l’han trovata: quattro alunni d’una scuola media, tre maschi e una ragazza, hanno creato su whatsapp una chat nella quale raccogliere le testimonianze sulle bravate di quattro bulli. Alla chat presto han aderito altri ragazzi e ad un certo punto ne è venuta a conoscenza anche la banda che ha inasprito la propria aggressività: ad uno han tentato di sottrargli senza successo il telefonino, mentre son riusciti ad impadronirsi di quello d’una ragazza.

Alle vittime non è rimasto altro che parlar della vicenda che stavano vivendo ai professori: i quattro piccoli malviventi, tutti minori di 14 anni, sono stati denunciati alla procura dei minori «in concorso – scrive il Resto del Carlino – per molestie, tentata rapina e furto con strappo.»

Negli incontri che vi saranno alla procura dei minori alla presenza delle famiglie si farà loro presente che, benché non imputabili perché non ancora quattordicenni la loro condotta è grave al punto che il codice penale, art. 224 prevede che «qualora il fatto commesso da un minore degli anni quattordici sia preveduto dalla legge come delitto, ed egli sia pericoloso», il giudice, tenuto conto «della gravità  del fatto» e delle «condizioni morali della famiglia», può ordinare che il baby responsabile sia ricoverato nel riformatorio giudiziario o posto in libertà  vigilata. O possa essere allontanato dalla famiglia e affidato a una comunità. In casi meno gravi si avviano percorsi di ascolto, con psicologi e servizi sociali, tesi a responsabilizzare i giovanissimi e ad aiutarli a migliorarsi.

Fin qui la cronaca: indipendentemente da ciò che accadrà ai quattro bulli la cosa che sorprende è la capacità di reazione dei ragazzi che han cercato d’organizzarsi sfruttando per una volta positivamente Whatsapp. Negli ultimi anni questa app di messaggistica è stata utilizzata in modo non sempre appropriato nelle scuole. Il fatto però che degli adolescenti abbiano creato una chat per resistere alle angherie d’un gruppo di bulli è una notizia positiva: forse le nuove tecnologie possono servire anche per combattere ed alla fine sconfiggere i violenti e i sopraffattori.

Il fatto che quest’idea sia venuta a dei giovanissimi frequentatori della scuola media è anche un segnale che anche a dodici anni si può contribuire alla sicurezza di una comunità combattendo l’omertà e la chiusura nell’individualismo.

PIER LUIGI GIACOMONI

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