STATI UNITI
COME VIEN ELETTO IL PRESIDENTE
(29 Settembre 2024)
Poiché manca quasi un mese alle elezioni presidenziali americane del 5 Novembre, ripropongo, ampiamente modificato, un pezzo che scrissi nel 2016 per spiegare come vien eletto il Presidente degli Stati Uniti d’America.
Rispetto a quando ne scrissi la prima volta son cambiate alcune cose che meritan d’esser segnalate.
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0. CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE
E’ convinzione diffusa in Italia che il Presidente USA sia eletto direttamente dal popolo e che la Repubblica americana sia fondamentalmente presidenziale: è vero che il Presidente dispone d’ampi poteri, ma il Congresso detiene i cordoni della borsa e può condizionarne parecchio la politica.
Perché un cadnidato arrivi effettivamente a correr per la Casa Bianca, se fa parte di uno dei due grandi partiti, deve prima partecipare alle primarie e ai caucus che si tengono nella prima parte dell’anno nei diversi Stati.
Il primo ad esprimersi è l’Iowa che tiene dei caucus seguito dal New Hampshire. Quest’anno si è cominciato in febbraio, ma già a marzo era chiaro che in campo democratico aveva la nomination in tasca Joseph R. Biden Jr., il Presidente uscente; per i repubblicani Donald J. Trump ha rapidamente sbaragliato il campo dei suoi concorrenti.
Tra Luglio e agosto poi si son tenute le convention: a Milwaukee, Winsconsin, si è riunita quella repubblicana, un mese dopo, a Chicago, quella democratica.
Se i “rossi” han rapidamente designato loro candidato il Tycoon, fra i democratici è avvenuto un colpo di scena: il 21 Luglio, ne abbiamo già scritto, Joe Biden si è ritirato, lanciando la candidatura della vice Kamala D. Harris.
Così i delegati dei “blu” han scelto l’ex senatrice della California come avversaria dell’Ex Presidente.
Detto tutto questo, vediamo ora come si elegge negli USA il Presidente.
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1. CHI PUO’ DIVENTAR PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI?
In base alla costituzione del 1787, alla Presidenza può giungere solo chi è nato nel territorio degli Stati Uniti: una persona naturalizzata americana non può ambire a quest’alta carica.
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2. CHI PUO’ VOTARE PER LE ELEZIONI PRESIDENZIALI?
Tutti i cittadini americani maggiorenni che però si sian iscritti nelle liste elettorali. Le regole per l’iscrizione nelle liste elettorali son disciplinate da singole leggi statali che posson, se voglion, limitar l’accesso al voto.
Chi si iscrive a dette liste può anche indicare se è democratico, repubblicano o indipendente: se si affilia a uno dei due grandi partiti, potrà se vuole partecipare alle primarie d’ogni ordine e grado, chi invece preferisce dichiararsi indipendente, spesso, ma ciò dipende dalle legislazioni statali, ne è escluso.
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3. CHI ELEGGE PRESIDENTE E VICE?
In base alla citata Costituzione, sia il Presidente che il vice son eletti da un collegio di grandi elettori (oggi 538) eletti a suffragio universale.
Questi son la somma dei rappresentanti e dei senatori che ogni Stato manda al Congresso di Washington.
Il District of Columbia, che non ha rappresentanti al Senato, esprime tre voti elettorali.
Dopo ogni censimento generale della popolazione, si procede a riassegnare a ciascuno Stato il quantitativo giusto di grandi elettori:
Ogni ticket presidenziale deve raccoglier firme in ciascuno Stato per poter concorrer all’assegnazione dei voti in palio: ciò permette ai diversi nominativi di figurare sulla scheda elettorale.
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4. CON QUALE SISTEMA ELETTORALE SON SCELTI I COMPONENTI DEL COLLEGIO?
Generalmente, la lista che ottiene il maggior numero di voti popolari s’aggiudica tutti i posti in palio: nel Maine e in Nebraska l’assegnazione è semiproporzionale perché dipende da chi vince nei diversi distretti parlamentari.
Per conquistare la presidenza un ticket deve ottenere almeno 270 voti elettorali.
Attualmente, si dice che i democratici possan contare su 226 voti sicuri mentre i repubblicani ne hanno già in cassaforte 219: rimangon sette Stati in bilico, per un totale di 93 voti elettorali.
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5. PERCHE’ E’ STATO INTRODOTTO QUESTO SISTEMA DI VOTO?
Qui bisogna rifarsi alle origini degli Stati Uniti: nel 1776 le tredici colonie britanniche della costa orientale proclamaron l’indipendenza da Londra, ma non tutte volevan entrare in un superstato: ci vollero undici anni prima che si definisse una costituzione.
Il testo che uscì dalle discussioni del Congresso costituente assegnava parecchi poteri ai singoli Stati e prevedeva un parlamento bicamerale: alla Camera il numero dei seggi sarebbe stato calcolato sulla base della popolazione, al Senato ogni Stato deteneva due rappresentanti. In questo modo, dicevan i padri fondatori, gli Stati più grandi e popolosi non avrebbero fagocitato i più piccoli.
Oggi quindi al Senato California Texas e New York, stati molto popolosi, contan come Wyoming, Delaware e New Hampshire, territori di piccole dimensioni e poco abitati.
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6. QUANDO IL COLLEGIO ELETTORALE SCEGLIE EFFETTIVAMENTE IL PRESIDENTE?
Dopo il voto del primo martedì di novembre, scrutinate le schede, anche quelle provenienti dall’estero, i membri del collegio elettorale si riuniscon, nelle capitali dei 50 Stati, il terzo lunedì di dicembre per proceder effettivamente all’elezione del Presidente e del Vice.
Nella maggior parte dei casi, i grandi elettori son tenuti a votare per la lista che han sostenuto durante la campagna elettorale e, quindi, la votazione è una formalità, ma alcuni Stati riconoscono nella propria legislazione la possibilità che i delegati possan cambiar voto.
Entro fine dicembre, poi, i singoli Stati devon comunicar al Congresso l’esito della votazione, in modo che le due camere, che si riuniscon il primo lunedì di gennaio, possan proclamar il risultato.
Generalmente, tutte queste operazioni son delle formalità, ma il 6 Gennaio 2021 ci fu l’assalto al Congresso: Donald J. Trump da mesi andava ripetendo che le elezioni del 3 novembre 2020 eran state rubate dai democratici ed aveva esercitato pressioni sui governatori di diversi Stati, in particolare in Georgia, affinché dessero la vittoria a lui invece che a Joseph R. Biden.
Alla fine, malgrado le violenze e la morte d’alcune persone, il Congresso ratificò l’elezione di Biden e della sua vice Kamala D. Harris.
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7. IL COLLEGIO ELETTORALE HA ALTRE FUNZIONI?
No, eletti i numeri uno e due del Paese si scioglie e fra quattro anni se ne eleggerà un altro.
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8. COSA ACCADE SE NESSUNA LISTA PREVALE?
Poiché il numero dei grandi elettori è 538, può accadere che nessuna lista ottenga i fatidici 270 voti elettorali: in un caso del genere l’elezione del Presidente è affidata al Congresso.
La Camera dei Rappresentanti elegge il Presidente, il Senato il vice.
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9. CI SON STATE NELLA STORIA AMERICANA DELLE ELEZIONI CONTROVERSE?
Sì! Prima di tutto perché non esiste negli Stati Uniti un organismo di controllo federale dei procedimenti elettorali, per cui le accuse di brogli e scorrettezze sono state sollevate in quasi tutte le elezioni.
Sono, infatti, i singoli Stati a regolare con proprie leggi le procedure elettorali e questo genera un’infinità di abusi.
• Per esempio, a causa delle dimensioni del Paese, gli orari d’inizio e fine delle operazioni di voto sono diversi da Stato a Stato, da contea a contea, da quartiere a quartiere.
Così, accade che mentre in una parte del paese, la costa orientale, si stanno già rendendo noti i risultati elettorali, sulla costa occidentale si sta ancora votando: ciò può condizionare soprattutto gli elettori più incerti che spesso decidon d’astenersi.
In Europa, com’è noto, quando vi sono le elezioni per il Parlamento di Strasburgo, la pubblicazione dei risultati avviene solo dopo che son terminate le operazioni di voto in tutti i 27 Paesi membri.
• In passato, per i neri era pericoloso in certi Stati del Sud (Alabama, Georgia, Mississippi…) iscriversi nei registri elettorali e votare perché si rischiava d’esser ammazzati dai membri del Ku Klux Klan.
• Vi son anche Stati dove, ancor prima delle elezioni, si sa come va a finire: la California e New York sono bastioni democratici ed il Texas è una roccaforte repubblicana, per cui non vale nemmeno la pena farci campagna elettorale. Le parti del Paese in cui è più forte lo scontro tra democratici e repubblicani son i cosiddetti swing States, quelli cioè dove il divario tra i “blu” e i “rossi” è minimo.
Nel 2024 la battaglia elettorale si concentra soprattutto su Michigan, Wisconsin, Pennsylvania, North Carolina, Georgia, Arizona e Nevada.
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10. VI SONO STATI DEI CANDIDATI ELETTI CHE AVEVANO AVUTO MENO VOTI POPOLARI DEI LORO RIVALI?
Sì, perché il sistema di elezione che abbiam descritto mette in secondo piano il voto popolare: così se una lista conquista gli Stati col maggior numero di voti elettorali vince su tutte le altre.
Va anche precisato che oltre ai candidati democratico e repubblicano sono presenti anche altre liste: i Verdi, i socialisti, i libertari…
Questi binomi non han alcuna possibilità di concorrer per la presidenza, ma posson sottrarre voti alle liste maggiori.
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11. A NOVEMBRE SI VOTA SOLO PER LE PRESIDENZIALI?
No, oltre ad eleggere il collegio dei 538, gli americani sceglieranno un terzo dei senatori, tutta la Camera dei Rappresentanti, numerose cariche statali e locali.
In diversi Stati, poi, ci saranno dei referendum su questioni d’interesse regionale.
E’ per questo che il primo martedì di novembre è chiamato election day perché in quel giorno si svolgon sempre molte consultazioni popolari, anche se non mancan apppuntamenti con le urne anche in altri momenti dell’anno.
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12. PUÒ AVVENIRE CHE IL PRESIDENTE SIA D’UN COLORE POLITICO ED IL CONGRESSO D’UN ALTRO?
Sì. Negli ultimi anni il Presidente Obama (D) si è dovuto scontrare con un legislativo a maggioranza repubblicana.
In passato Presidenti repubblicani hanno avuto contro di sé congressi democratici.
Ciò in linea di massima non impedisce al Presidente d’esercitare i suoi vasti poteri, ma lo scontro tra legislativo ed esecutivo è talvolta molto forte.
E’ già capitato ad esempio che le camere non approvassero in tempo il bilancio imponendo la chiusura temporanea degli uffici federali, mentre diversi disegni di legge han fatto più volte la spola tra una camera e l’altra.
Attualmente, la Camera dei Rappresentanti è controllata dai Reps mentre il Senato dai Dems.
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13. QUALI SON I POTERI DEL PRESIDENTE?
Il Presidente, eletto per un mandato di quattro anni, è capo dell’esecutivo, comandante in capo delle Forze Armate.
Nomina i membri della sua amministrazione, i giudici e i procuratori federali, gli ambasciatori all’estero: le nomine per diventar effettive devon esser ratificate dal Senato.
Sceglie anche i membri della Corte Suprema che rimangon in carica a vita.
Può proporre disegni di legge e può opporre il veto ad un testo approvato dal Congresso.
In quanto comandante in capo può dar ordini all’esercito e dispone della valigietta munita del bottone atomico.
In caso di morte o dimissioni lo sostituisce immediatamente il vice.
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14. IL PRESIDENTE PUO’ ESSER RIELETTO?
Sì, può puntare a un secondo mandato: se l’ottiene però non può più ricandidarsi.
Questa norma fu introdotta negli anni 50 del XX secolo emendando la Costituzione.
Era accaduto infatti che Franklin D. Roosevelt (D), alla Casa Bianca dal 1933 al 1945, si fosse presentato candidato quattro volte consecutivamente, interrompendo la consuetudine, introdotta da George Washington, che si era spontaneamente ritirato dopo due quadrienni.
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15. PERCHE’ LE ELEZIONI IN AMERICA AVVENGON A NOVEMBRE E DI MARTEDI’?
Nel Settecento, gli USA eran un paese prevalentemente agricolo, perciò si stabilì che novembre era il mese più adatto per votare, perché, essendo terminati i lavori in campagna, la gente poteva recarsi nelle città per votare.
Si è deciso inoltre di convocar gli elettori di martedì perché per alcune confessioni protestanti era peccato svolgere una qualche attività di domenica, giorno dedicato alle pratiche religiose.
Fin al 1933, poi, il Presidente, eletto a novembre s’insediava il 4 marzo successivo: con un emendamento alla costituzione si anticipò il giorno del giuramento al 20 Gennaio, alle 12 di Washington.
PIER LUIGI GIACOMONI