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EDITORIALE

ONORE E MERITO A KAMALA HARRIS
(6 Novembre 2024)

Sebbene i sondaggi avessero previsto un risultato in forte equilibrio, dalle urne delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti emerge netto vincitore donald J. Trump che al momento in cui scriviamo dispone di 267 voti elettorali contro 214 andati alla sua avversaria Kamala D. Harris.

I repubblicani conquistan ance la maggioranza in entrambe le camere del Congresso: al Senato il rapporto è 51-42, alla Camera 194-173.

I dati son ancora incompleti, ma l’esito è acquisito.

In queste ore, diversi commentatori han messo in evidenza gli errori e le mancanze di Harris, dimenticando che la vice Presidente, messa in ombra per quasi quattro anni dal suo principale, è stata “scongelata” solo a luglio, ne abbiamo scritto, quando era ormai evidente che Biden non avrebbe vinto le elezioni perché il suo distacco dal repubblicano era di oltre dieci punti percentuali.

Kamala, in poche settimane, ha dovuto metter in piedi una campagna elettorale e raddrizzare una barca che stava facendo acqua da tutte le parti.

Biden, nel 2020, aveva dichiarato che il suo primo mandato alla Casa Bianca sarebbe stato preparatorio per il lancio d’una nuova generazione politica di leader democratici: lui voleva far da traghettatore tra la vecchia e le nuove generazioni.

Poi ha cambiato idea e malgrado l’età e la salute malferma ha voluto ricandidarsi, contando sull’acquiescenza dei dirigenti del suo partito che solo dopo lo sciagurato dibattito televisivo del 27 Giugno si son accorti che non ce l’avrebbe mai potuta fare.

A quel punto, è stato lo stesso Biden a proporre Harris, di fatto imponendola all’Asinello: Kamala si è calata nel ruolo, ha raccolto molti finanziamenti, ha vinto il dibattito televisivo del 10 Settembre, ma poi l’entusiasmo si è spento e gradualmente Trump ha riguadagnato terreno, soprattutto nei swing States come Michigan, Pennsylvania e Wisconsin.

Ora, il tycoon fa promesse mirabolanti, smette i panni del piromane per indossare quelli del pacificatore, dopo che per tutta la campagna elettorale ha insultato l’avversaria in modi inverecondi.

Non so cosa dirà Kamala, perché finora non ha parlato, ma sarebbe bello che anche nel momento amaro della sconfitta fosse capace di elevarsi dalla mediocrità d’un ceto politico che mira solo al consenso usa e getta senza aver un vero progetto per il domani.

In conclusione, dunque, onore e merito a Kamala D. Harris che, come il Cireneo, si è fatta portatrice d’una croce che era molto pesante da portare.

PIER LUIGI GIACOMONI

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