CONGO
CINQUE DONNE METICCE OTTENGON GIUSTIZIA DALLA CORTE D’APPELLO BELGA
(22 Dicembre 2024)
BRUXELLES. Cinque donne meticce, oggi più che settantenni, han ottenuto il 2 Dicembre giustizia dalla corte d’appello belga perché quand’eran piccole, nel Congo, furon separate con la forza dalle loro famiglie.
La loro colpa? Esser figlie d’una coppia mista: lui europeo,lei congolese.
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IL VERDETTO
Si stabilisce prima di tutto nel verdetto che lo stato belga è responsabile di crimini contro l’umanità: la rimozione forzata, praticata durante la dominazione coloniale, costituisce un «atto inumano» e una forma di «persecuzione» conforme alla definizione di crimine contro l’umanità contenuta nello Statuto del tribunale di Norimberga (1946), che il Belgio ha firmato.
Si tratta d’una violazione del diritto all’identità personale e procura danni psicologici a chi la subisce.
Perciò, si dispone un risarcimento di 50mila euro per ciascuna delle ricorrenti, a titolo di compensazione per il trauma subìto, mentre il governo è condannato a pagar le spese legali: un milione di euro.
in primo grado (2021), il tribunale respinse la richiesta di compensazione, sostenendo che i fatti contestati non fossero perseguibili, perché commessi in un’epoca in cui non erano configurati come reati internazionali, tesi rovesciata in appello.
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I FATTI
Léa Tavares Mujinga, Monique Bitu Bingi, Noëlle Verbeken, Simone Ngalula e Marie-José Loshi, in applicazione d’un decreto emanato da Re Leopoldo II nel XIX secolo, tra il ’48 e il ’53, vengon portate via dalle loro famiglie e trasferite in missioni cattoliche: emarginate e maltrattate, son abbandonate dalle autorità quando il 30 Giugno 1960 nasce il Congo indipendente.
Nei disordini che seguon quella data, due di loro subiscon stupri dai militari del nuovo esercito.
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PRATICA DIFFUSA
E’ una pratica in vigore già dal 1915: i bambini meticci son visti come un turbamento dell'”ordine sociale razziale”, perciò la rimozione forzata mira a separarli dalle loro famiglie e a inserirli in istituzioni sotto il controllo dello Stato: nei registri vengon dati loro nomi e cognomi nuovi, falsificate le date di nascita, mentre i padri son dichiarati “ignoti”.
Si stima che in tutto il periodo della colonizzazione belga dell’Africa Equatoriale tra 14 e 20.000 individui abbian subìto questa sorte, applicata anche in Burundi e Ruanda.
PASSO SIGNIFICATIVO
La decisione assunta dai magistrati belgi è un passo significativo verso il riconoscimento delle responsabilità storiche dell’ex potenza coloniale: nel 2018, Bruxelles ha presentato scuse ufficiali per il trattamento dei bambini meticci, riconoscendo la violazione dei loro diritti. È stata anche istituita un’organizzazione, Résolution-Métis, per aiutare chi fu separato dalle famiglie a rintracciare le proprie origini. Tuttavia, la documentazione disponibile è spesso incompleta, per cui non si è potuto risanare tutte le situazioni familiari.
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OGGI
Quattro delle cinque donne vincitrici della causa son cittadine belghe, non senza aver sostenuto lunghe battaglie legali: Marie-José Loshisi, la quinta, trasferitasi in Francia, ha ottenuto la naturalizzazione.
PIER LUIGI GIACOMONI