BURKINA FASO. STORICO BRONZO NEL GIORNO DELL’INDIPENDENZA.
(8 Agosto 2021)
OUAGADOUGOU. Storico bronzo ai giochi della 32a Olimpiade per il Burkina Faso: con 17,47 metri Fabrice Zango è arrivato terzo alla finale del salto triplo maschile.
L’atleta ha compiuto quest’impresa nel giorno in cui il Paese del Sahel festeggia la sua indipendenza, proclamata il 5 Agosto 1960.
Il Burkina Faso non ha mai vinto nulla nelle sue precedenti partecipazioni olimpiche: questa è dunque l’occasione per focalizzare la nostra attenzione su uno dei Paesi più turbolenti dell’Africa occidentale.
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DALL’ALTO VOLTA AL BURKINA FASO.
Il territorio dell’Alto Volta, questo il nome con cui il Burkina Faso diventa indipendente, fa parte dell’Africa occidentale Francese (AOF). Fallito anche per volontà dei dirigenti altovoltaici l’unione col Mali, dopo l’emanazione della Legge quadro Defferre, i cittadini si esprimono a favore d’una repubblica inserita nell’ambito della Communauté Française: perciò l’11 dicembre 1958 è proclamato l’autogoverno interno.
Occorrerà attendere il 5 Agosto 1960 perché l’autonomia diventi piena sovranità.
Primo Presidente della Repubblica è Maurice Yaméogo (1921 – 1993), leader dell’Unione Democratica Voltaica. La Costituzione del 1960 prevede che Presidente ed assemblea nazionale siano eletti ogni 5 anni a suffragio universale, ma Yaméogo presto impone un regime autoritario: mette al bando tutti i partiti tranne l’UDV e diviene capo assoluto del Paese.
Tuttavia, la difficile situazione economica in cui lo Stato presto precipita, provoca proteste di massa: studenti e lavoratori scendono in piazza per rivendicare cambiamenti al vertice. Il 4 Gennaio 1966 le forze armate rovesciano il Presidente e portano al potere Sangoulé Lamizana (1916 – 2005),che rimarrà alla testa dell’alto Volta per i successivi 14 anni.
Il golpe del ’66 è il primo d’una lunga serie di sollevazioni militari che caratterizzeranno fino ai nostri giorni la storia di questo fragile Stato ovest-africano: esso comunque s’inserisce in quel processo comune a molti Stati nati dalla decolonizzazione che porta presto a metter da parte le leadership affermatesi poco prima dell’indipendenza per sostituirle con élites cresciute nell’esercizio della professione militare.
I militari sospendono la Costituzione, sciolgono il Parlamento e i partiti ed affermano la loro leadership: nel 1976 è varata una seconda Costituzione accettata da un plebiscito popolare: Lamizana è rieletto Presidente nel ’78,ma per l’Alto Volta il problema è la siccità che provoca la fame.
Negli anni 70 la regione saheliana è investita da un lungo periodo di scarsi raccolti, dovuti a poche piogge: in Breve, la popolazione più povera ha fame. Il governo riesce solo in minima parte a far fronte al problema, cosicché il 25 Novembre 1980 il colonnello Saye Zerbo (1932 – 2013), rovescia il Presidente Lamizana e s’impadronisce del potere. Due anni più tardi, l’8 Novembre 1982 nuova sollevazione militare.
Jean-Baptiste Ouedraogo (1942) sostituisce Zerbo al vertice dello Stato: con lui c’è Thomas Sankara (1949 – 1987) che nel gennaio ’83 sarà nominato Primo Ministro.
Pochi mesi dopo, però, sorge un dissidio tra i due: Ouedraogo fa arrestare Sankara sotto l’accusa di congiurare contro di lui: il colonnello Blaise Compaoré lo libera e lo porta al potere il 4 Agosto 1983 con un nuovo putsch.
Questo quarto golpe pone in risalto il conflitto politico esistente all’interno delle gerarchie militari voltaiche: da un lato ci sono i militari conservatori che vogliono mantenere intatti i rapporti con la Francia e i paesi occidentali, dall’altro c’è l’ala sinistra che esige un profondo cambiamento rivoluzionario in senso marxista e terzomondista.
Sankara è l’espressione di questa tendenza: nei suoi tre anni di governo denuncerà ovunque potrà la politica di rapina delle risorse operata dai Paesi occidentali, prenderà posizione contro la diffusione dell’AIDS che miete vittime in Africa e chiederà invano la cancellazione del debito, fardello insostenibile per tutti gli Stati poveri.
Il 15 Ottobre 1987, però, subirà la stessa sorte dei suoi predecessori: una nuova sollevazione militare lo rovescerà dal potere, uccidendolo: nel 2015 un tribunale di Ouagadougou farà riesumare il corpo del Presidente e di altre persone uccise nell’87 per dimostrare che la loro morte non è stata accidentale, ma deliberata.
Autore del golpe è Blaise Compaoré (1951), l’uomo che nell’83 aveva liberato Sankara dalla prigione e che ora vuol prender il suo posto: per 27 anni, guida l’Alto Volta, nel frattempo ribattezzato Burkina Faso, ossia “Paese degli uomini onesti” col pugno di ferro, abbandonando nei fatti la linea rivoluzionaria di Sankara.
Si arriva così all’ottobre 2014: il Presidente vorrebbe modificare la costituzione in modo da ottenere un nuovo mandato, la gente non è d’accordo per cui scende in piazza per settimane chiedendo le sue dimissioni.
Compaoré resiste, ma il 30 Ottobre è costretto ad arrendersi: rimette il mandato, dietro suggerimento dei Francesi e va in esilio nella vicina Costa d’Avorio.
Il potere è assunto da una giunta militare provvisoria presieduta dal colonnello Yacouba Isaac Zida, in preparazione di nuove elezioni da tenersi entro novanta giorni. Il successivo 17 novembre Michel Kafando diventa Capo provvisorio dello Stato, mentre Zida assume la Presidenza del Consiglio.
Il 2015 vede il Paese in grande agitazione: le elezioni vengono ripetutamente rinviate, finché il 17 Settembre, nuova insurrezione militare, si dice ispirata da Compaoré: il generale Gilbert Diendéré, che negli anni della dittatura ha ricoperto l’incarico di Capo di Stato Maggiore, prende il controllo del Paese, fa arrestare il presidente Kafando (subito liberato) e il primo ministro Yacouba Isaac Zida (anch’egli presto rilasciato). in pochi giorni è chiaro che la nuova giunta non è in grado di mantenersi al potere: Il 23 settembre Kafando torna alla Presidenza in attesa delle elezioni previste per il 29 novembre seguente. Dalle urne col 53% dei consensi risulta eletto Roch Marc Christian Kaboré, candidato del Movimento Popolare per il Progresso (MPP).
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IN PRIMA LINEA CONTRO LA JIHAD.
Il più grosso problema che fatica a fronteggiare il Burkina Faso oggi è l’attività congiunta dei movimenti salafiti che agiscono in tutto il Sahel dalla Somalia al Senegal.
La triplice frontiera di Mali, Niger e Burkina Faso è uno degli epicentri dell’insurrezione jihadista: molto frequentemente in questa zona vengono attaccati villaggi, distrutte le case, uccise indiscriminatamente le persone.
Per fronteggiare questa complessa situazione, il BF nel 2014 aderisce al G5 Sahel: di recente, però, la Francia che è il massimo sponsor di questa coalizione ha annunciato la fine del progetto Barkane e il conseguente ritiro delle sue truppe nella zona. E’ ovvio che i governanti del Sahel temono che uno dopo l’altro possano mutare gli assetti politici in tutti gli Stati saheliani portando al potere qui e là regimi islamisti.
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IL BURKINA FASO.
GEOGRAFIA.
La Repubblica del Burkina Faso, occupa una superficie di 274.200 km² ed è abitato da circa 20 milioni di persone, secondo stime attendibili.
Paese senza sbocco al mare confina col Mali a nord-ovest, il Niger a nord-est, Togo e Benin a sud e Costa d’Avorio a sud-ovest.
Il territorio è percorso dai tre Volta: il rosso, il nero e il bianco e dal Niger: al nord prevale il deserto, al centro la savana e a sud la foresta pluviale.
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POPOLAZIONE, LINGUE E RELIGIONI.
«La popolazione – scrive it.wikipedia – è concentrata nella parte centrale e meridionale del paese. A causa del forte tasso di disoccupazione, centinaia di migliaia di Burkinabé migrano stagionalmente nei paesi confinanti in cerca di lavoro.»
Sono complessivamente tre i gruppi etnico-culturali che abitano il Paese:
i Voltaici, i Mandé e i Grussi. I Voltaici che includono il sottogruppo dei Mossi, costituiscono il gruppo etnico prevalente: circa il 50% sul totale dei burkinabé.
I Bobo occupano la regione sud-occidentale di Bobo-Dioulasso mentre le aree aride del Sahel sono abitate da Tuareg, Peul e Hausa.
Le religioni più praticate sono l’islam (61%), il cristianesimo (23%) e credenze locali (15%).
Il francese è l’unica lingua ufficiale del Burkina Faso, ma tra le lingue locali la più parlata è il Moore. Sussistono inoltre 67 dialetti autoctoni.
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ORDINAMENTO DELLO STATO.
Il BF è una repubblica semipresidenziale sul modello francese: il capo dello Stato, eletto ogni cinque anni a suffragio universale libero, diretto e segreto col sistema del doppio turno, dirige l’esecutivo, ma nomina anche un Primo Ministro.
Il potere legislativo è esercitato da un’assemblea nazionale composta da 101 deputati.
Le ultime elezioni legislative e presidenziali si sono svolte il 22 Novembre 2020 ed hanno visto la vittoria del MPP e del suo candidato presidenziale Roch Marc christian Caboré che è al suo secondo quinquennio alla guida dello Stato.
La massima istanza giudiziaria è la Corte suprema.
La moneta nazionale è il Franco CFA, unità monetaria condivisa con altri 16 Stati dell’Africa centro-occidentale.
Il territorio nazionale è suddiviso amministrativamente in 13 regioni, 35 province e 351 dipartimenti.
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ECONOMIA.
Il Burkina Faso è uno dei Paesi più poveri del mondo: la sua fragile economia si regge fondamentalmente sugli aiuti che arrivano dall’estero, sulle rimesse degli emigrati e sull’esportazione di oro e legnami pregiati ricavati dalle foreste tropicali del sud.
Molti Burkinabé o sono disoccupati o svolgono lavori precari nell’economia informale.
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MEDIA E LIBERTA’ DI STAMPA.
Secondo la BBC, il Paese ha circa 150 stazioni radio e TV e diversi giornali e siti web d’informazione: i giornalisti sono però malpagati e molte testate sono sempre sull’orlo della chiusura.
La radio è il mezzo di comunicazione di massa più popolare: lo Stato ha creato la Radiodiffusion Television du Burkina (RTB) che opera insieme a diverse emittenti private e radio comunitarie.
Le principali stazioni internazionali, BBC, Voice of America e Radio France Internationale si possono ascoltare sull’FM nella capitale.
Reporters Senza Frontiere (RSF) definisce molto dinamico e professionale il quadro mediatico nel Paese, ma soggiunge che la libertà di stampa è fragile.
All’incirca 1,9 milioni sono gli internauti burkinabé (Internetlivestats.com, 2016), ossia il 10% della popolazione.
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CURIOSITA’: IL CINEMA E IL CICLISMO.
IL CINEMA.
Dai tempi di Sankara, il Burkina Faso è diventato uno degli epicentri della produzione cinematografica africana: ogni anno a Ouagadougou,che la gente chiama “Ouaga” si tiene un importante festival del cinema africano. Inoltre il Paese è un grande produttore di serie che vengono trasmesse dalle TV di mezzo mondo.
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IL CICLISMO.
Nel BF si è diffusa la passione del ciclismo competitivo: ogni anno si organizza il Tour del Faso cui partecipano prevalentemente ciclisti africani.
PIER LUIGI GIACOMONI