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BANGLADESH

I RAGAZZI DI DACCA SCACCIAN HASINA
(11 Agosto 2024)

DACCA. I ragazzi di Dacca scaccian dal potere Sheikh hasina, la donna che da 15 anni dominava la scena politica nazionale.

Il 5 Agosto, improvvisamente, la “lady di ferro” abbandona il Paese in elicottero e si rifugia con la sorella in India, mentre il Presidente della Repubblica Mohammed Shahabuddin, scioglie il Parlamento, eletto in gennaio, e il comandante delle Forze armate annuncia d’aver avviato contatti coi leader della società civile per risolvere la crisi sociopolitica in cui è precipitata questa nazione dell’Asia meridionale.

Sembra concludersi così il mese di proteste giovanili innescate dalla presentazione in parlamento d’un progetto di legge che prevedeva una riserva del 30% dei posti nella pubblica amministrazione ai discendenti della lotta d’indipendenza che portò nel 1971 alla nascita del Bangladesh: la pubblicazione di quel testo aveva suscitato la ferma opposizione degli studenti universitari che son scesi per settimane in piazza per chieder il ritiro del progetto che a loro avviso avrebbe creato disparità di trattamento tra possibili aspiranti a pubblici uffici.

da una parte i figli di coloro che avevan lottato per la secessione dal Pakistan, dall’altra tutti gli altri.

La protesta non si è fermata nemmeno quando la corte suprema è intervenuta per limitare gli effetti della normativa, perché i ragazzi, pur pagando un prezzo enorme in termini di vite umane, intendevan coglier l’occasione per metter fine al regime di Hasina e della Lega Awami.

Il primo ministro, rispondendo con la violenza della polizia al moto insurrezionale, ha chiuso la porta ad ogni dialogo: per settimane arresti, violenze, uccisioni.

Secondo un primo bilancio, almeno in 400 han perso la vita negli scontri con la polizia a Dacca, Chittagong ed altrove.

Alla fine, è intervenuto l’esercito che ha una storia di interventismo nella scena politica, costringendo la premier all’esilio, mentre la sua abitazione veniva saccheggiata e statue del fondatore del Bangladesh, Sheikh Mugibur Rahman eran abbattute.
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In realtà, se il citato progetto di legge è la miccia che ha incendiato le piazze, sullo sfondo tra le cause vere della sommossa giovanile
vi son il malcontento generato dal crescente autoritarismo della premier, la corruzione dilagante, lo sfacciato arricchimento d’un’oligarchia, molto prossima al potere, che ha tratto beneficio dalla crescita registratasi negli ultimi anni nei diversi settori dell’economia.

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MUHAMMAD JUNUS

Dopo i festeggiamenti, seguiti alla diffusione della notizia della fuga di Hasina, che comunque son costati la vita ad almeno 100 persone, dopo i saccheggi compiuti nell’abitazione del capo di governo, i rivoltosi han chiesto che Muhammad Yunus, fondatore della Grameen Bank, premio Nobel per la pace (2006) e personalità invisa all’establishment, fosse nominato primo ministro.

L’economista, 84 anni, ha una lunga carriera alle spalle. Formatosi tra Chittagong e il Tennessee, ha insegnato economia in entrambi i continenti.

A renderlo celebre in tutto il mondo è stata la fondazione nel 1983 della Grameen Bank, «Banca del Villaggio»: un istituto di credito fondato sul concetto di fiducia più che su quello di solvibilità, che punta sull’impatto positivo che può avere l’accesso delle fasce più povere a piccoli prestiti. Quell’intuizione nata durante la grande carestia del 1974 e partita con un prestito di appena 27 dollari, si è poi evoluta tanto da contare oggi più di mille filiali nel mondo e circa dieci milioni di clienti, quasi esclusivamente donne: nella motivazione alla base del premio Nobel si legge che Yunus ha compiuto «sforzi per creare sviluppo economico e sociale dal basso».

La Grameen ha ispirato altre iniziative “etiche” in giro per il mondo che praticano il microcredito: queste istituzioni di finanza alternativa registrano tassi di rientro del denaro prestato molto maggiori rispetto alle normali banche commerciali che prima di conceder un prestito richiedon montagne di documenti, garanzie infinite e spesso oppongon rifiuti che spingon poi la gente a rivolgersi agli usurai.

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\SHEIKH HASINA

Figlia di Sheikh Mujibur Rahman, leader della guerra d’indipendenza e primo presidente del Bangladesh, assassinato nel 1975, vedova e madre di due figli, la 76enne Sheikh Hasina Wajed è fra le figure di riferimento nella storia del Paese e anche tra le più controverse. Più volte arrestata e incarcerata, ha subito 19 tentativi d’assassinio e la sua è da molti anni una vita sotto scorta. Il suo partito, la Lega Awami, il più antico movimento politico bengalese, governa senza quasi opposizione: alle ultime elezioni generali (7 Gennaio 2024), boicottate dall’opposizione, ha conquistato 222 seggi sui 300 che compongono la camera di Dacca.

Leggendaria la contesa con la rivale Begun Khaleda Zia, leader del Partito Nazionale Bengalese (BNP), vedova dell’ex presidente Ziaur Rahman, ucciso con buona parte della famiglia nel 1981, che ha conteso a Hasina il governo del Paese fra il 1991 e il 2006. Condannata a 17 anni di carcere per corruzione nel 2018, Khaleda Zia, 79 anni, liberata in questi giorni dal carcere, resta riferimento dell’opposizione, mentre la persecuzione del maggiore partito islamista, lo Jamaat-e-Islami, che Hasina ha sollecitato per presunto collaborazionismo dei suoi leader durante l’occupazione pakistana, ha caratterizzato gli ultimi anni della vita politica nazionale.

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HASINA VS YUNUS

L’ormai ex premier ha sempre visto in Yunus uno dei suoi più pericolosi rivali: l’ha accusato d’essere «una sanguisuga dei poveri», ha intentato processi, tra cui l’ultimo (2024) dinanzi a un tribunale speciale, che l’ha incriminato del reato d’appropriazione indebita.

Quando Nell’agosto 2023, 160 personalità internazionali, tra cui l’ex presidente statunitense Barack Obama, firman una lettera con cui denuncian le «continue molestie giudiziarie” cui è sottoposto l’economista, Hasina reagisce accusandolo d’aver «elemosinato» aiuto dall’esterno.

Ora, che il suo dispotico regime è caduto, Yunus che già nel 2007 rifiutò di diventar primo ministro, promettendo tuttavia di creare un partito che lottasse contro corruzione e malaffare, ha salutato la fine politica della sua acerrima nemica come «il secondo giorno della liberazione bengalese».

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PROTESTE GIOVANILI

In questo 2024, i giovani di diverse parti del mondo, soprattutto nel sud globale, insorgon contro le oligarchie:

• è accaduto in Kenya tra Giugno e Luglio quando i ragazzi di Nairobi son scesi per le strade per manifestar il loro dissenso contro un progetto di legge finanziaria che se approvato avrebbe fatto crescere le imposte su prodotti di prima necessità;

Alla fine, il Presidente William ruto ha ritirato il Financial Bill e sciolto il governo, ma sul terreno son rimaste almeno 40 persone, uccise dal fuoco della polizia.

• in Nigeria sta accadendo la stessa cosa: i giovani negli stati federali di Kaduna, Kano, Plateau e Jigawa dai primi d’agosto stan manifestando contro il carovita.

Accanto alle marce pacifiche si son registrati saccheggi e la polizia ha reagito sparando ad altezza d’uomo: almeno 13 persone son morte.

Per ora son caduti nel vuoto gli appelli per far cessare lo spargimento di sangue.

Il fatto è che il malcontento dilaga: da una parte molti Paesi del sud son governati da un’oligarchia rapace ed anziana desiderosa d’eternare il proprio potere ed espandere il proprio arricchimento, dall’altra la generazione Zeta, maggioritaria in Africa, Asia ed America Latina, sente di non aver prospettive per il proprio futuro, se non ingaggiar una lotta serrata contro il potere e quanti si pongono a sua difesa.

In Bangladesh, l’anziano Yunus dovrà affrontare una sfida difficile a capo d’un governo transitorio: traghettare il paese verso un regime autenticamente democratico che ridia speranza ai ragazzi di Dacca e Chittagong, altrove, prima o poi avverranno dei cambiamenti che ridisegneranno lo scenario politico di aree abitate soprattutto da under 30.

PIER LUIGI GIACOMONI

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