STATI UNITI
CINQUANT’ANNI FA, NIXON SI DIMETTE
(11 Agosto 2024)
WASHINGTON D.C. Cinquant’anni fa, il 9 agosto 1974 alle 12 di Washington, Richard M. Nixon, 39º Presidente degli stati Uniti d’America, lascia la Casa Bianca.
Il giorno prima, in TV, ha annunciato d’essersi dimesso: se fosse rimasto al suo posto probabilmente il Senato l’avrebbe rimosso, mettendo a segno la procedura d’impeachment prevista dalla Costituzione.
E’ infatti stato dimostrato che il Presidente ha mentito al Paese, perché fin dall’inizio sa che il 17 giugno 1972 qualcuno è entrato illegalmente nel Watergate, sede centrale del Partito Democratico, per piazzarvi delle microspie.
In questo modo, lo staff del Capo della Casa Bianca, durante la campagna per le elezioni di quell’anno, conosce in anticipo le mosse dei democratici ed in particolare del loro candidato presidenziale George McGovern.
Nixon, mentre lo scandalo che lo travolgerà, monta sempre più, tenta d’accreditare la tesi secondo cui ignora cosa facevan certi elementi del suo entourage. Tesi smentita quando son pubblicate le registrazioni d’incontri tenutisi alla Casa bianca, presente il Capo, in cui si decidon le mosse da compiere.
Per l’America, le dimissioni del Presidente son un trauma: mai nella storia del paese il capo dello stato ha rinunciato in anticipo al mandato ricevuto dal popolo. Vi son stati presidenti ritiratisi dalla corsa alla rielezione, altri deceduti, di cui 5 assassinati, uno, Andrew Johnson, nel 1868, scampa per un voto all’impeachment.
Gerald R. Ford, il primo Presidente non eletto da nessuno, è il suo sostituto: pochi mesi prima del 9 Agosto ha preso il posto di Spyro Agnew, N. 2 di Nixon, travolto da uno scandalo di bustarelle alle Hawaii: tra i primi atti della sua presidenza, la concessione del perdono aall’ex capo della Casa Bianca.
***
RICHARD M. NIXON
Nato nel 1913, è vicepresidente con Dwight D. Eisenhower (1953 – 1961) e candidato repubblicano nel 1960, quand’è sconfitto da John F. Kennedy.
Ricandidatosi nel 1968, batte in un’elezione molto difficile Hubert Humphrey, N. 2 di Johnson e George Wallace, celebre governatore razzista dell’Alabama.
Durante la sua prima amministrazione (1969 – 1973) prosegue l’impegno militare in Vietnam, allargando il conflitto in Laos e Cambogia; si verifica lo sbarco d’astronauti statunitensi sulla Luna nell’ambito del progetto Apollo; nel 1971 è abbandonata la piena convertibilità dollaro-oro.
Nel 1972, quand’è già in corsa per la rielezione, visita la Cina di Mao e l’Unione Sovietica di Breznev: il 7 novembre di quell’anno, una valanga di voti lo conferma alla Casa Bianca.
In quel momento, sembra che nulla possa fermare un uomo che si considera al di sopra delle leggi: in una famosa intervista a David Frost, dice infatti che ciò che fa il presidente è di per sé legale perché lo fa lui che è la massima autorità in carica.
Il secondo mandato (1973 – 74) è caratterizzato oltre che dall’esplosione dello scandalo Watergate e dalle dimissioni del vice anche dal progressivo abbandono del Sud Est asiatico, da frequenti colpi di Stato in America Latina (Cile, Bolivia, Uruguay), dal plan Condor per fermar l’avanzata del comunismo nel sud dell’emisfero.
Abbandonata la carica, muore nel 1994.
***
RUOLO DELLA STAMPA
Lo scandalo Watergate emerge quando il Wahsington Post, che già nel 1971 ha pubblicato i Pentagon Papers, documenti segreti che dimostran che gli Stati Uniti stan conducendo una guerra occulta in Laos e Cambogia, senza che nessuno ne sappia niente, vien informato che alcuni son entrati nella sede nazionale dei dems: Bob Woodward e Carl Bernstein conducon un’indagine serrata per capire i contorni della vicenda e presto comprendon che dietro a quest’evento c’è qualcosa di molto grosso.
Il WP insiste e alla fine scopre che quest’intrusione è avvenuta ad opera di “uomini del presidente” col suo consenso.
Questa vicenda, narrata nel libro “tutti gli uomini del Presidente”, da cui è stato tratto un famoso film, dimostra che il ruolo principale della stampa, in un paese libero, è quello di controllare il potere ed indagarne le malefatte.
***
ALTRI IMPEACHMENT
La Costituzione degli Stati Uniti assegna ampi poteri al Presidente: è capo dell’esecutivo, anche se non dispone necessariamente della maggioranza in Congresso. Può metter il veto a disegni di legge approvati dalle camere e nomina giudici della Corte suprema, delle diverse corti federali, oltre a scegliere i propri collaboratori.
Tuttavia, se viola la costituzione può esser deposto: se la Camera dei Rappresentanti approva l’istanza d’impeachment, il Senato si trasforma in corte di giustizia e può destituirlo con effetto immediato con una votazione a maggioranza qualificata dei due terzi.
Come detto, nel 1868, questa circostanza sta per verificarsi ai danni di Andrew Johnson, succeduto a Abraham Lincoln, assassinato nel 1865.
Dopo la vicenda Nixon, altri due presidenti han corso qualche rischio:
• nel 1998, i repubblicani, che controllan il Congresso, voglion destituire William J. Clinton, perché non ha riconosciuto d’aver avuto una relazione con Monica Lewinsky, una giovane stagista alla Casa Bianca.
La procedura è avviata, ma poi il Presidente ammette di non aver detto la verità, per cui Clinton rimane al suo posto fin alla fine del mandato (gennaio 2001).
• nel 2019, la speaker della Camera Nancy Pelosi, democratica, promuove l’impeachment contro Donald J. Trump: la Camera l’approva poi però il Senato lo salva.
Una seconda istanza del genere vien avanzata verso la fine del quadriennio Trump, sempre ad opera di Pelosi, ma siferma con l’insediamento alla Casa Bianca di Joe Biden (20 Gennaio 2021).
PIER LUIGI GIACOMONI