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NUOVA CALEDONIA

NOUMEA BRUCIA
(29 Maggio 2024)

NOUMEA. La capitale della Nuova Caledonia, territorio d’oltremare francese, situato a 17.000 km. da Parigi, brucia: dal 13 maggio, le strade son percorse da bande che distruggon scuole, saccheggian supermercati e devastan ogni cosa.

Il 15 Maggio è stato dichiarato lo stato d’emergenza, poi revocato il 27; il 22 il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, accompagnato dal Ministro dell’interno e dei territori d’oltremare Gérald Darmanin, è volato nel Paese per una visita di 18 ore.

Causa della rivolta, l’approvazione parlamentare d’un disegno di legge costituzionale che darà diritto di voto nell’arcipelago a chi ci vive da almeno dieci anni: la legge costituzionale non è ancora definitiva perché deve passare attraverso il congresso che si riunirà a fine giugno a Versailles.

Per non infiammare ulteriormente gli animi da diverse parti si chiede di rinviare la seduta comune di depuptati e senatori a quando si saranno calmate le acque.

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NUOVA CALEDONIA

STORIA

1. DALLA SCOPERTA A COLONIA PENALE

Nel 1774, il Capitano James Cook, colui che percorre tutto l’Oceano Pacifico, scoprendo i diversi arcipelaghi che lo costellano, compresa l’Australia, sbarca a Kanaky.

Poiché la trova verdeggiante e somigliante alla sua Scozia, la ribattezza appunto
Nuova Caledonia, ispirandosi al nome antico del paese da cui proviene.

Nel XIX secolo, le potenze europee estendon i loro tentacoli oltremare e la Francia mette gli occhi su Kanaky: la occupa e la trasforma in colonia penale: lì vengon deportati detenuti d’ogni tipo, compresi coloro che han partecipato alla Comune di Parigi (1871).

Presto, però, si scopre che il territorio è ricco di nichel e cromo: migliaia di coloni francesi affluiscono su queste isole sperando d’arricchirsi.

La Marina, che gestisce il territorio, organizza una guardia locale, cui spetta la repressione delle frequenti rivolte: le tradizioni religiose e artigianali e l’organizzazione sociale Kanak son distrutte e molti nativi, privati della terra, son rinchiusi in “riserve”.

Le terrazze, pazientemente costruite per le coltivazioni sulle colline, son devastate per far spazio all’allevamento del bestiame.

1917: ribellione armata repressa nel sangue: si accelera la confisca delle terre a beneficio degli europei.

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2. DA TERRITORIO D’OLTREMARE ALLA GUERRA INDIPENDENTISTA

Nel 1946, finita la seconda guerra mondiale, la Francia rivede lo statuto dei propri possedimenti d’oltremare: alla Nuova Caledonia è riconosciuta una certa autonomia interna e posson esser eletti dei rappresentanti al Parlamento di Parigi: tuttavia, finita la guerra d’Algeria (1962), affluiscon nell’arcipelago dei Pieds Noir, ex coloni in Nord Africa, d’estrema destra, desiderosi di rifarsi presto in un altro territorio francese.

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3. SPIRA IL VENTO DELL’INDIPENDENZA

Negli anni Settanta anche nel Pacifico spira il vento della decolonizzazione: Figi, Salomone, Papua-Nuova Guinea diventan, tra gli altri, Stati sovrani: i Kanak, che sono melanesiani perciò imparentati con figiani, papuani ed altri popoli della regione, senton che è sta arrivando anche per loro il momento del riscatto: così, vengon promossi scioperi per ottenere leggi che riducan le discriminazioni che fan dei bianchi abitanti privilegiati, mentre i neri son disoccupati e fatican ad accedere ai servizi sociali.

1981: François Mitterrand, socialista, è eletto alla Presidenza della Repubblica francese. I Kanak sperano che il nuovo corso all’Eliseo porti all’indipendenza, ma uno dei loro leader Pierre Leclerq cade vittima d’un assassino d’estrema destra.

Intanto, nasce il Front de Libération Nationale Kanak et Socialiste (FLNKS) che raggruppa una serie di piccole formazioni nazionaliste: Leader riconosciuto del Fronte è Jean-Marie Tjibaou, che cadrà anch’egli per mano d’un killer nel 1989.

Anche i caldoches, discendenti degli europei arrivati nell’Ottocento, si raccolgon in un partito: l’Assemblea Popolare Caledoniana per la Repubblica (RPCR), guidata da Jacques Lafleur.

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4. ESPLODE LA VIOLENZA

Luglio 1983: una tavola rotonda riunisce a Essonne, indipendentisti e lealisti: per la prima volta, Parigi riconosce che la Nuova Caledonia ha “diritto all’indipendenza”; i separatisti, dal canto loro, riconoscono che non sono le uniche “vittime della storia” nella loro terra: ci sono anche i discendenti dei detenuti e i lavoratori immigrati: nel 1989, vi sarà perciò un referendum Per decidere il destino dell’arcipelago.

L’atmosfera conciliante sfuma però l’anno dopo: a Luglio l’Assemblea Nazionale francese approva una legge che ristruttura i poteri in Nuova Caledonia e il 18 Novembre si tengon elezioni per una nuova assemblea locale: l’FLNKS le boicotta, perché son stati respinti degli emendamenti che avrebbero favorito i Kanak.

Anzi, il movimento separatista si convince che Mitterrand non vuol conceder l’indipendenza.

La situazione a Nouméa e dintorni s’infiamma: le strade vengon bloccate, molti municipi incendiati; dal 20 al 22 Novembre, Thio, città mineraria, amministrata dalla destra “Caldoche” è assediata: i coloni vengon disarmati e la sede della gendarmeria occupata.

Il 1° dicembre l’FLNKS proclama il “governo provvisorio di Kanaky” – il nome dato alla Nuova Caledonia dai separatisti.

Parigi deve correr ai ripari: il 4 Dicembre manda Edgard Pisani come mediatore: col dialogo ottiene la rimozione dei blocchi stradali, offrendo in cambio la liberazione dei prigionieri politici.

I lealisti, però, a Hienghène uccidon nello stesso giorno in un’imboscata dieci Kanak, tra cui due fratelli di Tjibaou: Per tutto il 1985 nel territorio scorre il sangue.

Parigi, comunque, annulla le elezioni dell’84 e ne convoca delle altre per il settembre 1986 vinte a larga maggioranza dal FLNKS.

1987: indetto un referendum cui posson partecipare i residenti con almeno tre anni di permanenza nell’arcipelago: il FLNKS invita al boicottaggio. Si astiene il 41,5% dei votanti.

1988, 26 giugno: è raggiunto un accordo tra Parigi e i partiti neocaledoniani: entro dieci anni sarà convocato un nuovo plebiscito, mentre vengon create tre assemblee territoriali in altrettante province semiautonome che comporranno il parlamento isolano: L’accordo di Matignon riporta la calma in Nuova Caledonia.

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5. I PLEBISCITI

Complessivamente, sono quattro i referendum convocati in Nuova Caledonia dagli anni Ottanta ad oggi e tutti si sono conclusi sfavorevolmente per i Kanak:

Dopo la firma degli accordi di Matignon, quando nel ’98 si dovrebbe convocare una nuova votazione, tutti son d’accordo per rinviare al 2018.

Nel 2007, si approva una legge costituzionale che dispone il blocco delle liste elettorali al 1998: diversamente da quanto accade nel resto di Francia, in base a questa legge, non si posson aggiornare le liste degli elettori ogni anno, come avviene nel resto dell’esagono.

Così, col tempo, rimangon privati del diritto al voto per le consultazioni locali circa il 20% degli abitanti, persone che si son trasferite in Nuova Caledonia dopo il ’98.

tuttavia, quando nel 2018 l’elettorato è interpellato sul futuro del territorio, il 57% sceglie di rimaner francese.

Nuove votazioni si svolgono nel 2020 e nel ’21, ma il risultato per gl’indipendentisti è anche più catastrofico.

Il fatto è che i Kanak sono ormai in minoranza nell’arcipelago e le altre comunità non son interessate all’indipendenza.

PIER LUIGI GIACOMONI

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