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LA SVIZZERA VOTA SUL REDDITO DI CITTADINANZA
(5 giugno 2016).

BERNA. Uno degli effetti collaterali della crisi socioeconomica che ha investito in questi ultimi otto anni
l’intero mondo è la crescita della disuguaglianza: masse sempre più vaste di persone hanno visto ridursi il proprio
reddito, mentre ristrette minoranze di persone si sono arricchite.

Questo sembra, a parere di alcuni osservatori, il motivo per cui, ad esempio, negli Stati Uniti Bernie Sanders e
Donald Trump ricevono da sinistra come a destra, crescenti consensi.

Per ridurre questa disuguaglianza sociale in Svizzera è stata lanciata un’iniziativa popolare per inserire nella
Costituzione una norma che crei le basi legali per il varo del “reddito di cittadinanza”.

Per questo, oggi, insieme ad altri oggetti sottoposti al voto, l’elettorato elvetico deve pronunciarsi se
accollarsi il costo d’un «reddito di base incondizionato» (RBI) per tutti i cittadini, minori compresi.

Il testo in votazione. Con decreto federale del 18 dicembre 2015 le Camere hanno dato il via allo svolgimento della
votazione, consigliando, tuttavia, di respingere l’iniziativa.

La nuova versione dell’art. 110A della Costituzione Federale, se prevarranno i “sì” nella maggioranza dei cantoni
reciterebbe:

«La Confederazione provvede all’istituzione di un reddito di base incondizionato.

Il reddito di base deve consentire a tutta la popolazione di condurre un’esistenza dignitosa e di partecipare alla
vita pubblica.

La legge disciplina in particolare il finanziamento e l’importo del reddito di base.»

In pratica, i proponenti richiedono l’introduzione d’un reddito di base, da stabilirsi successivamente per legge,
indipendentemente dal reddito e dalla situazione patrimoniale dei beneficiari.

Anche se il testo sottoposto al voto non lo dice, i proponenti sperano di introdurre un reddito di base di 2.500
franchi svizzeri per ogni adulto e 625 per ogni minore.

Questo, secondo gli iniziativisti, farebbe uscire dalla soglia di povertà, 29.100 franchi all’anno, parecchie
persone e le reinserirebbe nella vita sociale.

La situazione attuale. In Svizzera vige oggi il principio secondo cui le persone in età lavorativa provvedono al
proprio sostentamento. Nel caso di persone, o economie domestiche, che non siano in grado di farlo, interviene lo
Stato con misure di sostegno mirate (p. es. rendite d’invalidità, indennità giornaliere per disoccupati o aiuto
sociale). L’iniziativa parte da un principio diverso. Intende infatti completare la Costituzione con una
disposizione che incarichi la Confederazione di istituire un reddito di base incondizionato. Lo Stato verserebbe a
chi vive in Svizzera una certa somma, e ciò indipendentemente dal reddito da attività lucrativa e dalla situazione
patrimoniale dei beneficiari. Questo reddito di base, il cui versamento non sarebbe vincolato a nessuna condizione,
consentirebbe a chiunque di condurre un’esistenza dignitosa e di partecipare alla vita pubblica, anche senza
esercitare un’attività lucrativa. L’iniziativa non precisa le modalità di finanziamento, né l’importo del reddito
di base. Se sarà approvata, toccherà al Parlamento disciplinare questi aspetti.

Gli argomenti del Consiglio Federale. Come sempre, nell’imminenza di una votazione popolare il Governo di Berna
prende pubblicamente posizione sull’oggetto in discussione e sottopone il proprio parere al Parlamento.

sulla questione le Camere sono state quasi unanimi: pollice verso.

Berna è convinta che l’introduzione di un reddito di base indebolirebbe l’economia ed il sistema di sicurezza
sociale in vigore attualmente in Svizzera: «il numero di persone che esercitano un’attività lucrativa rischierebbe
di diminuire – scrive l’esecutivo – aggravando così ulteriormente la penuria di manodopera e di personale
qualificato sul mercato svizzero.
«Per finanziare il reddito di base occorrerebbe prevedere ingenti tagli alle spese o aumenti d’imposta.
Il reddito di base, infine, non potrebbe sostituire completamente l’attuale sistema di sicurezza sociale.

Trattandosi d’un’iniziativa generica, che delega ad una futura legge la pratica attuazione della disciplina
eventualmente introdotta, toccherebbe poi al Parlamento determinare le modalità e l’importo da stanziarsi ogni anno
in bilancio. Tuttavia, calcola il Consiglio Federale, se per ogni adulto si dovessero versare 2.500 franchi al
mese e 625 per ogni minore, il costo complessivo sarebbe di 208 miliardi di franchi ad oltre 6,5 milioni di adulti
e a circa 1,5 milioni di adolescenti e bambini. Poiché il reddito di base andrebbe a sostituire una parte delle
prestazioni finanziarie versate oggi dalla sicurezza sociale, con i risparmi realizzati si potrebbero finanziare
quasi 55 miliardi di franchi. Sarebbero dunque necessari altri 153 miliardi. Prelevando da ogni reddito da attività
lucrativa i primi 2500 franchi e, nel caso dei redditi più bassi, l’intero importo, sarebbe possibile reperire
circa 128 miliardi. Per il saldo, circa 25 miliardi, si dovrebbero trovare nuove fonti di finanziamento: sarebbero
necessari ingenti tagli alle spese o aumenti d’imposta. Se si decidesse di colmare la lacuna finanziaria ad esempio
con l’imposta sul valore aggiunto, occorrerebbe aumentare quest’ultima di 8 punti percentuali.

Le ripercussioni del reddito di base dipenderebbero dal reddito individuale: chi non ha alcun reddito da attività
lucrativa o un importo inferiore al reddito di base disporrebbe, grazie a quest’ultimo, di risorse più elevate. Chi
invece guadagna un importo uguale o superiore al reddito di base continuerebbe ad avere a disposizione la stessa
somma di denaro, ovvero il reddito di base più, eventualmente, la parte residua del proprio reddito da attività
lucrativa.

Chi percepisce una rendita, prestazioni sociali o entrambe continuerebbe a ricevere perlomeno lo stesso importo,
vale a dire il reddito di base più, eventualmente, le prestazioni finanziarie della sicurezza sociale eccedenti
tale reddito.

Con l’introduzione del reddito di base, – riconosce Palazzo Federale – i promotori dell’iniziativa mirano a un
profondo cambiamento: la coesione sociale, il ruolo del lavoro remunerato, il mercato del lavoro, l’ordine
economico e il sistema della sicurezza sociale muterebbero.

È tuttavia difficile prevedere – conclude – come e in quale misura. Non esistono infatti precedenti con un reddito
di base come quello proposto dall’iniziativa che siano rapportabili alla Svizzera.

Gli argomenti degl’iniziativisti. «Un vecchio sogno dell’umanità si sta realizzando: i robot sostituiscono sempre
più spesso il lavoro umano. Il nostro compito, ora, è plasmare la società in modo che attraverso la rivoluzione
digitale tutti conducano una vita dignitosa e possano svolgere più attività utili, scelte liberamente.»

«La Svizzera è ricca e l’economia performante. Eppure molti temono il futuro. Migliorare la qualità di vita sarebbe
possibile: il reddito di base creerebbe sicurezza e libertà. Economia di mercato e umanità coesisterebbero: la
burocrazia diminuirebbe e vi sarebbe più spazio per l’imprenditorialità.»?

Il reddito di base non è un reddito supplementare. Le imprese versano un tributo alla cassa per il finanziamento
del reddito di base e beneficiano in contropartita di costi salariali più bassi: un gioco a somma zero, poiché il
salario del singolo è sostituito in parte dal reddito di base. Quest’ultimo sostituisce anche buona parte delle
prestazioni sociali e dei sussidi.

I calcoli del Consiglio federale sono incompleti poiché non tengono sufficientemente conto di questi effetti
sostitutivi. Solo le persone che oggi vivono sotto la soglia di sussistenza avrebbero più soldi grazie al reddito
di base.

Poniamo – prosegue il comitato – l’essere umano al centro per un futuro liberale: la maggiore libertà decisionale
dei genitori gioverebbe alle famiglie.

A molti questa idea appare ancora utopica. Ma a suo tempo lo sono stati anche l’AVS e il diritto di voto alle
donne. Il reddito di base incondizionato è invece proprio l’elemento di stabilità in un mondo che cambia molto
rapidamente. Dire Sì al reddito di base significa dire SÌ alla possibilità di plasmare il nostro futuro.

I sondaggi della vigilia ed i primi dati che stanno giungendo dalla Svizzera indicano che la maggioranza della
popolazione ha seguito le indicazioni di voto date da Palazzo federale e da quasi tutti i partiti di centro-destra
come di centro-sinistra.

Tuttavia, la questione del “reddito di cittadinanza” è destinata a riproporsi qua e là, soprattutto nel caso in cui
aumenti il divario tra ricchi e poveri ed il ceto medio, che è stata la classe sociale che ha tenuto in piedi le
democrazie nate nel secondo dopoguerra, si impoverisca ulteriormente.

PIERLUIGI GIACOMONI
***
NOTE:
[1] AVS=Assistenza Vecchiaia e superstiti.
[2] Il voto alle donne: con votazione dell’8 febbraio 1971 è stato concesso il voto alle donne a livello svizzero.
Nel semicantone di Appenzello Interno tale diritto è stato riconosciuto, per le votazioni e le elezioni cantonali,
solo in tempi recenti.

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