CAMERUN. PAUL BIYA, QUARANT’ANNI AL POTERE
(4 dicembre 2022)
YAOUNDE’. Il 6 Novembre Paul Biya ha festeggiato il 40o anniversario del suo avvento alla presidenza del Camerun. Alla festa c’erano tutti i personaggi più importanti della scena politica nazionale, ma lui, il festeggiato, non si è fatto vedere.
Eppure i commentatori sono certi che Paul Barthélemy Biya’a bi Mvondo, controlli ancora le leve del potere, malgrado l’età avanzata, quasi 90 anni e la salute malferma.
Eppure a Yaoundé è proibito parlare di “successione”, perché il Presidente intende rimanere al vertice dello Stato almeno fin al 2025, quando scadrà l’attuale settennato.
LA STORIA
Il Camerun, ex colonia francese, nasce nel 1960 e nel ’61 incorpora le province occidentali anglofone. Fin al 1972 è uno stato federale, poi il primo Presidente Amadou Ahidjo (1961-82) abolisce il regime federale, accentrando tutti i poteri nella capitale.
Il 6 Novembre 1982, Ahidjo si dimette e Biya, che dal ’75 è capo del governo, ne prende il posto.
Nato nel 1933, ha fatto tutta la sua carriera nella pubblica amministrazione camerunese fin a diventar l’uomo politico più importante, dopo il Presidente, perciò quando ne prende il posto conosce tutti i meandri dell’apparato statale.
Dapprima, emargina Ahidjo, che fin all’84 ha mantenuto la guida del partito unico, poi si circonda tanto di fedelissimi, quanto di potenziali avversari, mettendo le diverse fazioni in competizione l’una contro l’altra.
Rimaneggiando spesso il governo ostacola la creazione di contropoteri che possano fargli ombra. Quando a fine anni 80 François Mitterrand impone il multipartitismo in Africa, Biya non gli si oppone, ma fa in modo che il RDPC resti la forza politica dominante.
TRE CRISI
Oggi però il Paese deve confrontarsi con almeno tre crisi simultanee
- La guerra interna esplosa nelle province anglofone
Come abbiamo già scritto, dal 2016 le popolazioni del sud-Ovest e Nord-Ovest sono scese più volte in piazza,hanno organizzato scioperi, manifestazioni di ogni tipo contro la decisione del governo centrale di non rispettare nelle scuole e nelle aule di tribunale il bilinguismo.
La ribellione, all’inizio pacifica, è poi sfociata in guerra aperta tra le forze regolari e i guerriglieri dell’Ambazonia che rivendicano la secessione delle due province angloparlanti.
Bilancio degli scontri: centinaia di morti, un milione di rifugiati nella vicina Nigeria, villaggi devastati, atrocità a non finire.
Ogni tentativo di composizione pacifica del conflitto è finora fallita.
- Nuove rivalità etniche
Dopo le presidenziali del 2018 si è riacutizzato il contrasto tra i Bamileke e i bulu e Beti.
i primi godono d’una significativa forza economica: in particolare controllano il settore manifatturiero. Vivono soprattutto nel Camerun occidentale, sono sia francofoni che anglofoni;
i secondi, che Vivono soprattutto nelle regioni centrali e meridionali, esercitano un grande potere politico: «Dall’ascesa al potere di Biya – scrive Yuhniwo Ngenge[1] – le élite di questo gruppo si sono convinte di essere i dominatori naturali del paese.»
Il conflitto tra le due etnie è deflagrato dopo che Biya ha riproposto la sua candidatura alla presidenza per la settima volta quattro anni fa contro il Bamileke Maurice Kamto, leader del Movimento per il Rinnovamento del Camerun (MRC).
La campagna elettorale è stata caratterizzata dal ricorso ad una retorica etnicista incendiaria utilizzata soprattutto dal canale televisivo Vision4 Television, di proprietà Bulu.
Biya, alla fine, è stato proclamato vincitore con oltre il 71% dei voti, ma Kamto ha contestato l’esito, denunciando brogli.
Le tensioni sono cresciute finché son state attaccate le ambasciate di Yaoundé a Berlino, Parigi ed altrove.
Kamto, ritenuto da molti il vero vincitore delle elezioni, è stato arrestato ed ha trascorso nove mesi in reclusione senza che venissero mosse accuse nei suoi confronti.
Qualcosa del genere era accaduto già nel 1992 quando al Presidente si era contrapposto l’anglofono John Fru Ndi: anche allora si disse che fru aveva vinto, che c’erano stati pesanti brogli. Il leader del Fronte Socialdemocratico fu posto agli arresti domiciliari per mesi.
- confronto tra cristiani e musulmani
Il terzo fronte di crisi è quello religioso.
Nel Camerun convivono cristiani e musulmani, questi ultimi presenti soprattutto nel Nord:
«Come l’asse Bulu-Beti, anche i musulmani del nord si vedono come i governanti naturali di un paese la cui popolazione è in larga misura cristiana., osserva ancora
Yuhniwo Ngenge. La componente islamica punta a riconquistare la massima carica dello Stato quando Biya si farà da parte o non ci sarà più.
«Oggi le divisioni interne al Camerun sono varie e complesse, ma hanno una cosa in comune: tutti vogliono che Biya se ne vada. Perfino, sia pure con meno urgenza, i camerunesi del nord, tra i più stretti collaboratori del presidente e al fianco del suo governo sin dal primo giorno.»
Fin ad oggi le rivendicazioni di anglofoni, Bamileke e musulmani settentrionali non sono state in grado di coalizzarsi per porre fine al regime del vecchio patriarca camerunese: i motivi di risentimento però crescono e la necessità d’un cambiamento della situazione politico-sociale diviene vieppiù urgente, prima che le divisioni etnico-religiose deflagrino violentemente.
PIER LUIGI GIACOMONI
NOTA:
[1] Y. Ngenge, Le tre crisi che stanno facendo esplodere il Camerun, da African Arguments, trad. it. giusy Muzzopappa, internazionale.it, 23 agosto 2019.