AUSTRIA
TERREMOTO BLU
(30 Settembre 2024)
VIENNA. Come ampiamente pronosticato dai sondaggi della vigilia, il Partito della Libertà (FPÖ) ha vinto le elezioni federali, provocando un “terremoto blu” nella politica austriaca.
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I RISULTATI
Secondo il ministero degl’Interni di Vienna gli è toccato il 28,8% dei voti e 56 Seggi nel nuovo NationalRat che ne conta in totale 183.
L’FPÖ guadagna il 12,6% rispetto a cinque anni fa e pone seriamente la sua candidatura al Governo federale.
In crescita modesta l’SPÖ (21,1 +0,1 41 SEGGI) E neos (9,2% +1, 18 seggi).
Crollano invece i popolari dell’ÖVP e i Verdi:
• i primi cedono oltre l’11% e si fermano al 26,3%, mandando alla camera 52 deputati;
• i secondi perdon il 5,6 ottenendo l’8,3% ed eleggono 16 parlamentari.
Rimangon sotto lo sbarramento del 4% diverse liste tra cui i comunisti del KPÖ che pur progredendo dell’1,7 rispetto a cinque anni fa, raccolgon solo il 2,4% e non eleggon nessuno.
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COALIZIONI POSSIBILI
Sulla base di quanto è stato detto prima del voto, parrebbe da escludersi un’alleanza FPÖ-ÖVP che potrebbe contare su 108 seggi, mentre sembra profilarsi una coalizione a due ÖVP-SPÖ (93 seggi), o a tre con l’apporto anche di NEOS (111 SEGGI). Com’è noto però la politica non si fa coi numeri ed occorrerà negoziare a lungo per definire un accordo programmatico che vada bene a tutti.
C’è anche chi ha sostenuto che i popolari potrebbero metter in scena una finta trattativa coi socialdemocratici per poi romperla e concluder un’intesa con la destra come già avvenuto nel 2000 con Wolfgang Schüssel e nel 2017 con Sebastian Kurz.
C’è quindi il più che fondato rischio che “sul bel Danubio blu” tra qualche mese s’insedi un ennesimo governo di destra come in Ungheria, Slovacchia, Olanda…
La parola ora passa al Presidente federale Alexander Van Der Bellen che dovrà condurre consultazioni ed affidare l’incarico per la formazione del nuovo esecutivo a chi sia in grado di ottenere la maggioranza in Parlamento.
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PERCHE’ L’AUSTRIA VIRA A DESTRA?
Le ragioni di questo “terremoto blu” come han definito i media di Vienna il voto del 29 Settembre, son il risultato di oltre un anno di campagna elettorale condotta dal leader del FPÖ Herbert Kickl, 55 anni, di Villach, Carinzia, cresciuto politicamente all’ombra di Haider, per anni governatore di questa regione.
Il suo progetto politico è trasformare la neutrale e opulenta Austria, ancora dipendente dal gas russo per il 90% e sotto pressione per ridurre i consumi, in una fortezza. Presentandosi come il «cancelliere del popolo» (VolksKanzler) propone la chiusura totale dei confini, secondo gli slogan di «asilo zero» e «basta sussidi, fuori i migranti dal nostro sistema sociale», o ancora «remigrazione», una definizione educata per dire deportazione degli stranieri.
«Parte del successo – scrive lastampa.it – è stata anche la lotta contro vaccini, mascherine e restrizioni durante la pandemia, che hanno trasformato Kickl nel sedicente alfiere della «libera volontà». Sui manifesti elettorali scriveva proprio, con toni biblici, «Dein Wille geschehe», sia fatta la tua volontà.»
Di più: l’FPÖ vuol intervenire sulla libertà di stampa, di parola, sulle Ong, entrare in Università, limitare gli insegnanti, controllare l’arte, i teatri.
A giugno, quando furon resi noti i risultati delle elezioni al Parlamento europeo, molti tiraron un sospiro di sollievo perché l’ultradestra, pur guadagnando consensi, non era in grado di metter in discussione gli equilibri consolidati a Bruxelles.
Il voto però nei singoli Paesi membri sta dimostrando che il vento di destra che soffia da est è ancora forte e potrà in questo quinquennio dar dei grattacapi alle istituzioni comunitarie, oltre che minare alla base la democrazia nei singoli Stati.
La cosa più grave però è l’apparente incapacità del mondo democratico di far fronte al crescente disincanto dei cittadini, ieri in alcune regioni tedesche, oggi in Austria, domani chissà dove, che chiedon misure energiche contro i mali del momento: inflazione, gestione ordinata del fenomeno migratorio, eventi climatici estremi…
Meno di venti giorni fa, ad esempio, l’Europa centro orientale è stata investita da un tifone di violenza inusitata, Boris, che ha compiuto enormi devastazioni dalla Polonia alla romania, passando per l’Austria.
Si dice che il relativo buon risultato dell’ÖVP sia dovuto all’impegno profuso dal Cancelliere Karl Nehammer nell’intervenire nelle regioni colpite dalle inondazioni e si dice anche che la politica seguita dal governo uscente di rinaturalizzare alcune zone del Paese le abbia risparmiate dagli effetti del ciclone.
Se il capo del governo federale si fosse disinteressato dei danni provocati da Boris probabilmente l’ÖVP avrebbe perso ancora più voti e Kickl sarebbe stato ancora più vicino alla cancelleria.
Domenica sera a Vienna qualcuno ha marciato per le vie della capitale gridando «Via i fascisti dall’Austria”»: più che far marce e urlar slogan, è venuto il momento per la politica austriaca, e non solo per quella, di dimostrarsi più incisiva nell’affrontare i problemi che vive la gente e risolverli.
PIER LUIGI GIACOMONI