AUSTRIA
KICKL CANCELIERE
(7 Gennaio 2025)
VIENNA. Herbert Kickl, leader del partito della libertà (FPÖ) è stato incaricato dal Presidente della Repubblica Alexander van der Bellen di formare il nuovo governo austriaco.
A settembre, alle ultime elezioni federali, il suo partito aveva sfiorato il 29% delle preferenze ed ottenuto la maggioranza relativa in parlamento: invano aveva invocato la nomina a cancelliere: il capo dello stato, in prima persona, aveva però auspicato che le forze politiche di centro riuscissero a creare una coalizione che tenesse lontana l’FPÖ dalla stanza dei bottoni.
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FALLIMENTO
Tuttavia, dopo mesi d’inutili trattative, il 3 Gennaio è saltato il tavolo dei negoziati: impossibile creare un esecutivo tripartito tra popolari (ÖVP), socialdemocratici (SPÖ) e liberali (NEOS).
Lo scoglio contro cui s’è infranta la fragile nave centrista è il debito pubblico, giudicato eccessivo dai liberali: la loro leader, Beate Meinl-Reisinger, responsabile della rottura, ha spiegato che la causa di questa decisione è la mancanza d’un reale cambiamento da parte dei potenziali alleati, soprattutto riguardo alla gestione del debito pubblico record e alla necessità di riformare il sistema pensionistico. La situazione economica in Austria è critica e il Paese sta affrontando il terzo anno consecutivo di recessione coi conti pubblici, in particolare il deficit, che cresce a dismisura. «Siamo pronti a proporre nuove soluzioni, ma nessuno sembra volersi muovere», ha concluso, sottolineando come l’aumento delle pensioni e degli stipendi dei funzionari dello Stato, entrati in vigore all’inizio dell’anno non faccian che aggravare la situazione, senza alcuna vera riforma strutturale.
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PICCOLA COALIZIONE
A quel punto l’unica speranza per salvar una legislatura, del resto mai decollata, era una “piccola coalizione” tra popolari e socialdemocratici: il leader dell’SPÖ, Andreas Babler però s’è dichiarato indisponibile.
Nella recente storia austriaca, le coalizioni tra ÖVP e SPÖ son state la consuetudine per molti anni, quando però entrambi gli schieramenti eran decisamente più in salute.
I popolari, dal canto loro, non son nuovi ad accordi con l’FPÖ:
• nel 2000, l’allora leader del partito “turchese” Wolfgang Schüssel divenne cancelliere con l’appoggio di Jörg Haider, Governatore della Carinzia: l’Europa mise Vienna all’indice, ma il governo nacque e prosperò per diversi anni;
• nel 2017, Sebastian Kurz, giovane rampante presidente dei democristiani, concluse un patto con Hans Strache: il governo fu travolto da diversi scandali e la stessa carriera politica di Kurz finì presto.
Ora però la cancelleria va ad un esponente dell’FPÖ che non nasconde il proprio orientamento ideologico antiUE, no-vax, antimmigrati, proRussia.
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CROLLA TUTTO
Il cancelliere uscente Karl Nehammer il 5 Gennaio ha scritto su X: «Dopo la rottura dei negoziati per la formazione di una coalizione, farò quanto segue: mi dimetterò sia dalla carica di cancelliere, sia dalla presidenza del Partito popolare nei prossimi giorni per permettere una transizione ordinata»: crolla tutto dunque a Vienna.
• I partiti antidestra non riescon a formare un nuovo governo;
• il leader del partito popolare getta la spugna;
• si profila un esecutivo di destra estrema, simile a quelli che reggon Slovacchia ed Ungheria, grazie al nuovo presidente dei popolari Christian Stocker che per evitare le elezioni anticipate ha chinato la testa.
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DESTRA EGEMONICA
Le guerre in Ucraina e Medio Oriente, il problema dell’emigrazione, la crisi climatica, l’inflazione che impoverisce i ceti medi, sembran tutti fattori che fomentan l’avanzata dell’estrema destra.
Al termine d’un anno, il 2024, dove s’è votato quasi in tutto il mondo, questa è una realtà quasi generale, con poche eccezioni.
Nazionalismo, populismo, sovranismo paiono le uniche medicine che possan tranquillizzare le ansie dei popoli e la democrazia rappresentativa sembra abbia il fiato corto.
C’è rimedio a questa deriva?
PIER LUIGI GIACOMONI