TOGO. PASTICCIO ISTITUZIONALE?
(7 Aprile 2024)
LOME’. Pasticcio istituzionale in togo: : il 25 marzo, notte tempo, l’Assemblea Nazionale approva alla chetichella con 89 sì, un no e un’astensione una nuova Costituzione, poi di fronte alle proteste sia delle opposizioni politiche sia della società civile, il Presidente della Repubblica Faure Gnasingbé chiede ai deputati di riesaminare il testo ed effettuare eventualmente una nuova votazione,infine rimanda a data da destinarsi le già programmate elezioni legislative e regionali, indette per il 20 aprile,perché, dice il ministro per la Funzione Pubblica Gilbert Bawara, in veste di portavoce governativo, «ulteriori consultazioni prima del voto sono necessarie per garantire la trasparenza sulle riforme».
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SEI ANNI
Il testo approvato prevede la trasformazione dello stato in repubblica parlamentare, mentre oggi è a regime presidenziale.
Il Presidente della Repubblica, eletto dal Congresso nazionale, rimarrà in carica sei anni e non sarà confermabile: il suo ruolo, puramente protocollare.
L’Assemblea Nazionale, camera bassa, sceglierà tra i suoi membri il Presidente del Consiglio dei Ministri che rimarrà in carica per tutta la legislatura seiennale: dopo le successive elezioni potrà esser rieletto.
Avrà il potere di nominare e revocare i ministri, dirigerà la politica estera, capeggerà le forze armate…
Oltre alla camera bassa, eletta a suffragio universale per sei anni, ci sarà un senato formato da rappresentanti degli enti locali.
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PROTESTE
Il 27 Marzo, l’opposizione, ancorché divisa, è scesa in campo per contestare sia il testo adottato che le modalità d’approvazione: il 4 aprile quattro partiti e un’organizzazione della società civile han invitato i togolesi a tre giorni di protesta dall’11 al 13 prossimi.
Tuttavia, Dal 2022 le manifestazioni in togo son proibite a seguito dell’uccisione d’un poliziotto durante una protesta popolare al mercato centrale della capitale.
Molti credono che Faure Gnasingbé, che nel 2005 ha preso il posto del padre al vertice del Paese, abbia compiuto una specie di “colpo di Stato costituzionale” per mantenersi in eterno al potere.
Lo scrivono a chiare lettere i promotori della mobilitazione dei prossimi giorni:
«Condanniamo vigorosamente la manovra del regime, che tenta con tutti i mezzi di porre in atto un colpo di stato costituzionale”, si legge nel loro comunicato.
Anche la conferenza episcopale togolese ha preso posizione sull’argomento: messo in dubbio sia «l’opportunità» d’attuare questa riforma che i tempi scelti, i presuli invitano il Capo dello stato a «avviare un dialogo politico inclusivo».
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DUBBI DI LEGITTIMITA’
La proposta di nuova costituzione che nasce da 19 deputati del partito di maggioranza Union pour la République (UNIR) è contestata per almeno due ragioni:
1. il parlamento che l’ha approvata è scaduto dal 7 gennaio e a norma di legge avrebbe dovuto limitarsi a gestire gli affari correnti;
2. l’art. 59 della vigente costituzione stabilisce che le modalità d’elezione del Presidente della Repubblica posson esser modificate solo da un referendum popolare.
Colpo di stato istituzionale, allora?
«Sapevamo da metà marzo – dice a lemonde.fr Isabelle Ameganvi, vicepresidente dell’Alleanza Nazionale per il Cambiamento, opposizione – che un disegno di legge fondamentale era in preparazione, ma eravamo lontani dall’immaginare che avremmo cambiato costituzione così in fretta, di notte, mentre tutti dormono».
«Si tratta d’una truffa costituzionale», dichiara all’AFP lo storico Michel Goeh-Akue «L’adozione di una nuova legge fondamentale richiede un referendum popolare».
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ARRESTI
L’apparato repressivo, di fronte alle contestazioni, non è rimasto inattivo:
già il 27 marzo la polizia aveva interrotto una conferenza stampa degli avversari che intendevano illustrare alla stampa il proprio punto di vista sulle “riforme” annunciate.
Il 3 aprile, nove persone son state arrestate mentre distribuivano volantini nel mercato principale di Lomé e la polizia avrebbe fatto irruzione in una casa privata dove si stava tenendo una riunione di oppositori a Gnasingbé.
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FAURE GNASINGBE’
«Dal 1967 – scrive Elise Barthet[1] – il Togo ha avuto solo due presidenti: Gnassingbé Eyadéma, ex soldato dell’esercito francese divenuto capo di Stato in seguito a un golpe, in carica fin alla morte nel 2005, poi suo figlio, Faure, comodamente sempre rieletto.»
A 57 anni, “il giovane decano”, come lo chiamano i suoi coetanei dell’Africa occidentale, sembra essere una delle persone più solidamente al potere, mentre il Sahel è colpito da diverse crisi che han prodotto una serie di putsch.
Malgrado le sanzioni decretate dalla CEDEAO-ECOWAS, Lomé ha cercato in questi anni di mantener vivi dei rapporti coi paesi messi all’indice.
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GLI STATI AFRICANI DOPO LA DECOLONIZZAZIONE
Gli stati nati dalle ceneri degl’imperi coloniali in Africa han scelto prevalentemente il presidenzialismo, a parte un pugno di monarchie più o meno costituzionali.
Presto, però le forze armate assumon un ruolo rilevante sulla scena politica con frequenti insurrezioni e veri colpi di Stato, alcuni incruenti, ma altri finiti nel sangue: nel 1963, proprio in Togo, il primo Presidente della Repubblica Sylvanus Olympio è assassinato mentre cerca di raggiungere l’ambasciata statunitense; tre anni più tardi il ghanese Kwame N’Krumah è rovesciato mentre è in Romania.
Altrove, prevale il modello “monarchico”, con lunghe presidenze e partiti unici dominanti: ciò può accadere perché le élite si coalizzan e tutti i soggetti che le compongon traggon dei benefici dal trovarsi vicini al potere.
In Costa d’Avorio, ad esempio, Félix Ouphouet-Boigny regna incontrastato dal 1960 al ’93 e solo dopo la sua morte scoppia il caos; in Zambia, Kenneth D. Kaunda guida il paese dal 1964 al ’91 e la stessa cosa accade in moltissimi altri Stati.
La motivazione di tutti questi leader forti è che solo loro possono impedire a nazioni così giovani d’andare in pezzi quando emergon tensioni tra le diverse componenti della società.
La democrazia è vista come divisiva e comunque un lusso per chi deve fronteggiare fame e povertà.
Presto però risulta evidente che accanto a milioni di poveri e diseredati vi è un’oligarchia arrogante, violenta, cleptocratica e corrotta.
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MAURITIUS, UNICO SISTEMA PARLAMENTARE
L’unico paese ad aver instaurato un sistema autenticamente parlamentare è l’isola di Mauritius (Oceano Indiano).
Qui il motore politico è il parlamento da cui scaturisce, secondo il modello Westminster, un primo ministro che nomina il suo gabinetto.
Il Presidente della Repubblica è eletto dal legislativo su proposta del capo del Governo.
Ogni cinque anni circa, sull’isola si tengono elezioni con la partecipazione di diversi partiti.
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IL TOGO
GEOGRAFIA
La Repubblica del Togo è una lunga e stretta striscia di terra tra il Ghana (ovest) e il Benin (est): confina inoltre a Nord col burkina Faso (ex Alto Volta).
Occupa una superficie di 56.785 km2 ed è popolato da 8,4 milioni d’abitanti.
La capitale è Lomé.
Bagnato dal Golfo di Guinea, è un’ex colonia tedesca, poi francese fin al 27 Aprile 1960 quando consegue l’indipendenza.
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TERRITORIO
Il Paese presenta tre distinte regioni naturali:
un litorale basso con lagune; una pianura costiera densamente popolata; un’area più desertica nel settentrione.
La catena dei monti Togo scende da nordest a sudovest.
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POPOLAZIONI, RELIGIONI, LINGUE
Gli abitanti si dividono in diversi gruppi etnici:
Il popolo più numeroso sono gli Ewe-Adja (43%), seguiti dai Tem-Kabye (27%) e dai Gurma (16%).
I discendenti degli schiavi liberati tornati dal Brasile, chiamati “brasileiros”, costituiscono una “casta” molto influente sul piano politico ed economico. Una piccola minoranza europea si concentra nella capitale.
Le religioni più praticate sono: i culti tradizionali africani (50%), il cristianesimo (35%) e l’Islam (15%).
Oltre al francese (ufficiale), ereditato dall’epoca coloniale si parlano anche Ewe, Kabye, Twi e Hausa.
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L’ECONOMIA
Il Togo è un discreto produttore ed esportatore di fosfati e petrolio, mentre dall’agricoltura giungono cacao, caffè, olio di palma.
Negli ultimi anni ha acquistato importanza il turismo.
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CONFLITTI
Lomé, come tutti gli Stati bagnati dal Golfo di Guinea, è interessato dalla Jihad islamica che partendo dal Sahel tenta di raggiungere la costa. Ciò spinge i governi a tener alta la guardia soprattutto per timore di attacchi dai movimenti islamisti che spaziano nei vari territori, contando sullo scarso controllo che gli esecutivi esercitano sulle frontiere tra un Paese e l’altro.
PIER LUIGI GIACOMONI
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NOTA:
[1] E. Barthet, Au Togo, une nouvelle Constitution taillée sur mesure pour Faure Essozimna Gnassingbé, lemonde.fr, 28 Marzo 2024.