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IL TICINO VUOLE MENO FRONTALIERI
(04.09.2016).

BELLINZONA. nel 2014 fu determinante per l’approvazione dell’iniziativa popolare per la limitazione dell’afflusso dei migranti in Svizzera: ora vuole limitare il numero dei frontalieri che ogni giorno vanno a lavorare sul suo territorio e poi, la sera, rientrano in Italia.

Il Canton Ticino, piccolo territorio italofono nella Confederazione Elvetica potrebbe inserire nella propria Costituzione una norma che limiti fortemente la presenza dei frontalieri.

Con lo slogan «Prima i nostri!», l’Unione Democratica di Centro, partito nazionalpopulista, ha promosso un’iniziativa per favorire i lavoratori elvetici rispetto a quelli provenienti da oltreconfine. Il voto è previsto per il prossimo 25 settembre. I residenti del Canton Ticino saranno
chiamati a dire «sì» o «no» ad una proposta di modifica costituzionale «per la salvaguardia dell’identità ticinese, contro l’immigrazione di massa e il dumping salariale», per dirla con le parole dei promotori. La proposta dell’Udc, poi sostenuta anche dalla Lega dei Ticinesi, prevede l’obbligo, per i
datori di lavoro, in caso di assunzioni di dare la precedenza ai residenti rispetto agli stranieri. Per i frontalieri si tratterebbe di un nuovo ostacolo che renderebbe più difficile il lavoro oltrefrontiera.

Il testo dell’iniziativa. L’Iniziativa popolare costituzionale elaborata
denominata «Prima i nostri!» è stata sottoscritta da oltre 10mila elettori e dichiarata ammissibile dal Gran Consiglio ticinese che ha deciso, come vedremo, di contrapporle un controprogetto che sarà sottoposto al voto lo stesso 25 settembre.
L’elettorato avrà quattro possibilità:
1. accettare l’iniziativa;
2. accettare il controprogetto;
3. accettare entrambi, indicando nella scheda quale dei due è preferibile;
4. respingere entrambi, confermando il proprio consenso alla legislazione vigente.

Non è previsto alcun quorum di partecipazione, per cui conterà chi voterà.

Il testo dell’iniziativa popolare.

«Art. 4 Scopo

1. Il Cantone garantisce e attua la libertà e i diritti individuali e sociali di chi
vive sul suo territorio, promuove la cultura, la solidarietà e il benessere
economico e salvaguarda la propria identità e i valori ambientali.

Vigila che i trattati internazionali conclusi dalla Confederazione e le leggi straniere
da questi eventualmente richiamate siano applicati senza ledere i diritti
individuali e sociali di chi vive sul suo territorio e nel pieno rispetto del
criterio di reciprocità fra Stati.

Art. 14 Obiettivi sociali

1. Il Cantone provvede affinché:

a) ognuno possa sopperire ai suoi bisogni con un lavoro svolto in condizioni
adeguate e con una retribuzione che gli assicuri un tenore di vita dignitoso,
venga protetto dalle conseguenze della disoccupazione che non può
essergli imputata e possa beneficiare di vacanze pagate;

b) (nuovo) sul mercato del lavoro venga privilegiato a pari qualifiche
professionali chi vive sul suo territorio per rapporto a chi proviene
dall’estero (attuazione del principio di preferenza agli Svizzeri);

c) (nuovo) nessuno Stato estero ostacoli l’accesso di persone fisiche o
giuridiche svizzere al suo mercato interno in modo contrario allo spirito
dei trattati internazionali conclusi con la Confederazione;

d) ognuno possa trovare un’abitazione adeguata a condizioni
economicamente sopportabili;

e) le donne possano beneficiare della necessaria sicurezza economica prima
e dopo il parto;

f) i bambini possano disporre di adeguate condizioni di sviluppo e le famiglie
vengano sostenute nell’adempimento dei loro compiti;

g) le aspirazioni e i bisogni dei giovani siano presi in considerazione;

h) ognuno possa beneficiare di un’istruzione e di una formazione adeguata e
possa perfezionarsi conformemente ai suoi desideri e alle sue attitudini;

i) sia promossa l’occupazione ed ognuno possa scegliere liberamente la sua
professione;

j) (nuovo) nessun cittadino del suo territorio venga licenziato a seguito
di una decisione discriminatoria di sostituzione della manodopera
indigena con quella straniera (effetto di sostituzione) oppure debba
accettare sensibili riduzioni di salario a causa dell’afflusso
indiscriminato della manodopera estera (dumping salariale);

k) (nuovo) sia promossa una sana complementarietà professionale
tra lavoratori svizzeri e stranieri;

l) ogni persona bisognosa di aiuto per ragioni di età, di infermità, di malattia
o di handicap possa ricevere le cure necessarie e disporre di un sufficiente
sostegno;

m) l’ambiente naturale sia protetto dagli effetti nocivi e pregiudizievoli e
preservato per le generazioni future.

2. Il Cantone facilita l’informazione e ne assicura il pluralismo e promuove
l’espressione artistica e la ricerca scientifica.

Art. 49 Cooperazione transfrontaliera e principio dello standard minimo

1. Il Cantone agevola e promuove la cooperazione transfrontaliera.

2. Qualora lo Stato estero limiti con regolamenti interni o sistemi di
attuazione disincentivanti l’esecuzione al suo interno dei trattati
internazionali conclusi con la Confederazione, il Cantone applicherà i
medesimi standard minimi nel rispetto del criterio di reciprocità
nell’attuazione.

Art. 50 Mandato alle autorità e lotta contro il dumping salariale

1. Nelle relazioni con la Confederazione, con gli altri Cantoni e con i Paesi
limitrofi, le autorità devono promuovere e tutelare l’identità, l’autonomia,
gli obiettivi sociali e l’interesse economico del Cantone.

2. Nelle relazioni con i Paesi limitrofi le autorità modulano il mercato del
lavoro in base alle necessità di chi vive sul territorio del Cantone,
promuovendo la sana complementarietà professionale tra lavoratori
svizzeri e stranieri, evitando la sostituzione della manodopera indigena con
quella straniera (effetto di sostituzione) e la corsa al ribasso dei salari
(dumping salariale).»

Il controprogetto di governo e parlamento. Come dicevamo, il 9 giugno scorso il Legislativo ticinese ha deciso di sottoporre al popolo il seguente testo, alternatiivo a quello soprariportato:

«Art. 14

1. Il Cantone provvede affinché:
a) ognuno possa sopperire ai suoi bisogni con un lavoro svolto in condizioni
salariali, assicurative e lavorative corrispondenti a quelle vigenti nella
professione e nel settore in Ticino, le quali gli consentano un tenore di vita
dignitoso per vivere nel Cantone, senza subire una pressione al ribasso del
salario; inoltre che ognuno venga protetto dalle conseguenze della
disoccupazione che non può essergli imputata e possa beneficiare di
vacanze pagate;
[…]
g) sia promossa l’occupazione nel rispetto del principio di preferenza ai
residenti ed ognuno possa scegliere liberamente la sua professione;

Art. 49

2. Il Cantone salvaguarda gli interessi dell’economia cantonale nei rapporti
transfrontalieri.

Facilita l’accesso delle imprese ticinesi a mercati
oltrefrontiera, in applicazione dei diritti previsti dai trattati internazionali
applicabili.

Art. 50

Nelle relazioni con la Confederazione, con gli altri Cantoni e con i
Paesi limitrofi, le autorità devono promuovere e tutelare l’identità,
l’autonomia, gli obiettivi sociali e l’interesse economico del Cantone.

Esse vegliano in particolare affinché il mercato del lavoro venga tutelato dalla pressione
al ribasso dei salari.

Art. 96 (nuovo)
Norma transitoria della modifica del 25 settembre 2016

Nel contesto dei lavori d’attuazione dell’art. 121a della Costituzione federale
(iniziativa «Contro l’immigrazione di massa») in corso a livello nazionale,
l’articolo 50 della Costituzione cantonale impegna il Cantone a operare a
favore di una soluzione che:

a. tenga conto degli interessi dell’economia ticinese;

b. rispetti il principio di preferenza ai residenti;

c. consideri le specificità regionali nell’ambito del mercato del lavoro;

d. contribuisca alla lotta contro la pressione al ribasso dei salari tramite un rafforzamento delle misure di accompagnamento.»

Le argomentazioni del Comitato d’iniziativa. »Il mercato del lavoro – sostengono i promotori dell’iniziativa “Prima i nostri!” – è sotto pressione a causa della grande massa di manodopera estera che si riversa in Ticino accettando paghe da fame. A causa di questo effetto molti ticinesi rimangono senza lavoro, faticando sempre più a trovare un impiego che permetta loro di vivere senza ricorrere agli aiuti sociali. È ora di agire per porre dei limiti a chi non rispetta il nostro mercato del lavoro.»

L’iniziativa ha quattro obiettivi:
1. La protezione del mercato del lavoro ticinese che deve permettere di pagare salari dignitosi;
2. La tutela dell’identità ticinese e dei diritti di chi abita
sul territorio cantonale;
3. La preferenza, a parità di competenze professionali, dei ticinesi rispetto ai lavoratori stranieri.
4. L’incarico al Consiglio di Stato di applicare gli accordi internazionali nel rispetto della reciprocità:
«se l’Italia – si legge nelle argomentazioni – mette trappole burocratiche alle nostre imprese, non c’è ragione per cui noi dobbiamo spalancar[le] le porte.»

Votando l’iniziativa “Prima i nostri!”, – viene promesso – i frontalieri continueranno
a lavorare in Ticino, ma solo nei settori dove l’economia
avrà una reale esigenza e non per sostituire un lavoratore residente che non può accettare “stipendi lombardi”.
L’assunzione di lavoratori stranieri a scopo puramente speculativo sarà vietato.
L’iniziativa “Prima i nostri!” porterà molti vantaggi al Ticino:
1. maggior impiego dei ticinesi nel mercato cantonale del lavoro;
2. significativa diminuzione della disoccupazione ticinese e delle spese d’assistenza per i senza lavoro;
3. aumento del gettito d’imposta generato dal maggiore impiego dei ticinesi;
4. importante riduzione dei costi sociali a carico di lavoratori
e aziende ticinesi;
5. fine dell’emarginazione dei ticinesi dal mercato del lavoro;
6. valorizzazione di artigiani e aziende che operano in modo
socialmente responsabile.

Relativamente al controprogetto governativo gli iniziativisti sostengono che:
«i partiti storici e la maggioranza  del Parlamento hanno finalmente ammesso che i problemi
causati dall’invasione dei lavoratori stranieri sono davvero gravi.
Tuttavia, il loro controprogetto contiene solo proclami vuoti
e belle frasi, ma nessun obbligo pratico.
Nell’iniziativa “Prima i nostri!” la preferenza indigena è un obbligo  preciso, nel controprogetto è solo una vaga speranza.
Con il controprogetto, l’imprenditore disonesto che vuole
arricchirsi speculando sui suoi dipendenti potrà continuare
ad agire indisturbato.
Con l’iniziativa “Prima i nostri!” non potrà più farlo.
PLR, PPD e PS hanno combattuto con tutti i mezzi l’iniziativa
“Prima i nostri!”. Una volta riuscita, tentano di annacquarla
con un controprogetto “Eurocompatibile”.
Se vogliamo regole chiare e opportunità di lavoro per i ticinesi è necessario votare SÌ all’iniziativa popolare
“Prima i nostri!” e votare NO al controprogetto
del Gran Consiglio.»

Le argomentazioni di Governo e Parlamento. Per l’esecutivo di Bellinzona l’iniziativa «Prima i nostri!» è «Una proposta declamatoria, dalla scarsa portata pratica» perché «non considera gli sviluppi in atto a livello federale»
Per cui ritiene «maggiormente efficace e incisivo votare NO all’iniziativa.»

In particolare, si aggiunge che gli obiettivi dell’iniziativa non potranno essere raggiunti, poiché
«le finalità che si propone il nuovo testo potranno essere
conseguite solo nel quadro delle competenze cantonali e
soltanto nei limiti del diritto nazionale e internazionale superiore;
ciò riduce di molto la portata pratica della proposta e la sua
reale possibilità di concretizzazione, che è assai limitata».
L’attuazione dell’iniziativa federale “Contro l’immigrazione
di massa” presuppone misure di competenza esclusivamente
federale (politica estera e modifiche della legislazione sugli
stranieri e sul lavoro). In questo contesto, il Cantone Ticino
si è pertanto attivato in prima persona e in maniera proattiva,
proponendo un modello di clausola di salvaguardia, che sta
riscuotendo un notevole interesse sia tra gli altri Cantoni che
a Palazzo federale. Il controprogetto propone di concretizzare gli obiettivi dell’iniziativa
– che possono essere condivisi – quali “obiettivi della
politica esterna del Cantone”, e non quali vaghi “diritti” di politica
economica, di politica sociale o di politica degli stranieri.
Questi ultimi sarebbero infatti comunque inattuabili dal Cantone,
in mancanza di competenze formali per legiferare in tali ambiti.
Appare dunque più opportuno porre degli “obiettivi” che possano
servire quale mezzo per raggiungere una concretizzazione
dell’iniziativa federale “Contro l’immigrazione di massa” rispettosa
del federalismo e delle realtà cantonali e regionali.
L’attuazione dell’iniziativa popolare federale “Contro l’immigrazione
di massa” (approvata il 9 febbraio 2014) sta entrando nel vivo, non senza evidenti difficoltà.
Il controprogetto è volto a rafforzare l’impegno del Cantone
sul fronte della politica esterna con un impatto immediato
e che non infici il proficuo lavoro svolto finora con la presentazione
e promozione del modello di clausola di salvaguardia
ticinese. Il controprogetto è volto infine ad eliminare alcuni vizi di forma
del testo dell’iniziativa, tra cui figurano una scarsa attenzione
alla natura e alla funzione dei vari Titoli della Costituzione,
nonché ripetizioni con formulazioni leggermente differenti
o poco chiare, che si prestano a malintesi e interpretazioni
divergenti.»

Il Canton Ticino, abitato da circa 240 mila persone, riceve ogni giorno circa 60 mila frontalieri, provenienti soprattutto dalle province di Varese e Como. Già nel 2014, in occasione della votazione popolare sull’iniziativa costituzionale per la fissazione di contingenti di lavoratori stranieri da parte della Confederazione, l’elettorato ticinese, come rilevavamo all’inizio, fu decisivo per l’accoglimento del testo sottoposto al voto.

Tra le cause di quel massiccio «sì» vi era la tesi sostenuta anche dalle autorità di Bellinzona
che la libera circolazione delle persone non rispondeva alle esigenze della popolazione.
Già allora, inoltre, si sosteneva che il “padronato” era accusato d’ingaggiare chi accetta salari più bassi e si piega a condizioni più dure. Il dumping sociale, che sarebbe praticato dai frontalieri colpisce l’occupazione ticinese nei settori bassi del lavoro dipendente (edilizia in primo luogo) e persino in settori alti quali banche e servizi. L’opinione pubblica ticinese accusa anche l’Italia di inadempienza: difatti tutti i giorni, oltre 60 mila persone intasano con le proprie automobili le strade cantonali perché – dicono a Lugano – l’Italia non ha completato le tratte ferroviarie che sarebbero un’ottima alternativa al traffico su gomma.
Si scopre, allora, che sotto la dura scorza d’un conflitto sul fenomeno dei frontalieri non vi è solo un’opposizione all’immigrazione di massa, ma anche il risentimento
determinato dal mancato rispetto dei patti sottoscritti dal nostro Paese, sia dal governo nazionale che da quello regionale.

PIER LUIGI GIACOMONI

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