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SVIZZERA. DUE DONNE IN CONSIGLIO FEDERALE
(6 Dicembre 2018)

BERNA. In un colpo solo, due donne son state elette in Consiglio Federale: si tratta della democristiana vallesana

Viola Amherd e della liberale sangallese Karin Keller-Sutter.

Entrambe sono passate al primo scrutinio, superando di slancio la maggioranza assoluta: Amherd ha ottenuto 148 voti

su 240 schede valide, Keller-Sutter, 154 su 237: succederanno a fine anno ai dimissionari Doris Leuthard,

democristiana argoviese e Johann N. Schneider-Amman, liberale bernese. che mesi fa avevano annunciato il loro

ritiro anticipato.

Non cambia, per effetto di quest’elezione, la composizione politica del governo elvetico: hanno due seggi a testa

liberali, socialisti e centristi, mentre un seggio appartiene ai democristiani.
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Il Consiglio Federale. Dal 1848, la Svizzera è una confederazione nella quale i 26 cantoni delegano al potere

centrale un pacchetto di prerogative: la politica estera, la difesa, la moneta, la politica economica, le

infrastrutture e così via ad un esecutivo che risiede a Berna, la capitale della Confederazione.

Quest’esecutivo si compone di sette membri eletti ogni quattro anni dal Parlamento federale riunito a camere

congiunte. Insieme i sette costituiscono il Consiglio Federale che può proporre disegni di legge al Parlamento,

prendere posizione sulle iniziative popolari, stipulare trattati internazionali, emanare ordinanze e provvedimenti

urgenti. Ciascuno dei sette consiglieri dirige un dipartimento (ministero) e di esso ne è pubblicamente

responsabile e collegialmente l’organo sovraintende all’amministrazione federale. A turno, poi, per un mandato d’un

anno ciascuno dei suoi membri assume la Presidenza della Confederazione.

Il consiglio Federale è controllato dalle Camere che hanno il compito d’esaminare le proposte del Governo,ma non

quello di sfiduciarlo o di revocare dall’incarico qualcuno dei suoi componenti: in svizzera, infatti, vige il

principio della separazione dei poteri tra legislativo ed esecutivo, teorizzato da Montesquieu nel Settecento.

Il Consiglio Federale è rinnovato integralmente ogni quattro anni dall’Assemblea Federale, il Parlamento riunito a

camere congiunte, a scrutinio segreto ed i consiglieri federali per esser eletti devono ottenere la maggioranza

assoluta dei voti validi.

Nel caso in cui un Consigliere Federale rinunci prima della scadenza del mandato, l’AF viene convocata per eleggere

un sostituto.

Normalmente, le dimissioni d’un ministro vengono annunciate con largo anticipo perché il Parlamento non è riunito

in permanenza, ma tiene quattro sessioni ordinarie all’anno, una ogni tre mesi per un totale di dodici settimane

annuali di sedute plenarie.

Nella sua composizione, il Consiglio Federale è formato da rappresentanti delle diverse comunità linguistiche:

attualmente vi siedono quattro svizzero-tedeschi, due romandi francofoni ed un ticinese di lingua italiana: da

gennaio, poi, sarà garantito un certo equilibrio di genere: quattro saranno i ministri uomini e tre le donne.

Storicamente, mentre per tutto l’Ottocento, l’esecutivo era controllato dai liberali che esercitavano sul Paese un

potere incontrastato, nel Novecento sono entrate in governo diverse tendenze politiche: i democristiani, i

centristi e da ultimi i socialisti: dal 1959 al 2003 vigeva la cosiddetta “Formula magica” in virtù della quale

liberali, democristiani e socialisti avevano due seggi nel governo ed i centristi, uno.

Tuttavia, tale formula è andata in pezzi quando i centristi sono nettamente cresciuti in voti e seggi mentre i

popolari e i liberali sono calati vistosamente. Ora, dal 2015, l’UDC ha conseguito il secondo seggio a spese del

PPD, mentre rimane invariata la rappresentanza del PLR e del PSS.
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Le iniziative popolari e i referendum. Una delle peculiarità della democrazia svizzera è il frequente ricorso

all’iniziativa popolare ed al referendum senza alcuna limitazione. Dopo la revisione totale della Costituzione del

1874 è stata data facoltà al popolo di proporre modifiche alla costituzione raccogliendo almeno 100 mila firme in

calce ad una proposta scritta. L’emendamento viene sottoposto all’esame di Governo e Parlamento che esprimono il

loro punto di vista e poi sottoposto al voto. Per essere approvata un’iniziativa di modifica costituzionale deve

ottenere la doppia maggioranza del popolo e dei cantoni senza quorum di partecipazione. allo stesso modo, con 50

mila firme si può proporre un referendum su un testo di legge, accettato dalle camere e che una parte della

popolazione non condivide.

La presenza del doppio istituto dell’iniziativa popolare e del referendum è uno stimolo ad adottare norme che siano

frutto d’un compromesso tra le forze politiche e le articolazioni della società per non rischiare di perdere una

votazione, inoltre gli stessi partiti politici, in Parlamento, non essendo vincolati al governo da un patto

d’alleanza, si sentono liberi di votare contro una proposta del Consiglio Federale se la ritengon contraria alla

loro linea programmatica.

Tutto ciò fa sì che la democrazia svizzera si regga sul pragmatismo e su una progressiva riduzione del divario

ideologico tra le diverse forze in campo.
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La Svizzera e le donne. com’è noto solo nel 1971 l’elettorato elvetico ha concesso alle donne il diritto di voto a

livello federale: in alcuni Cantoni, come Appenzello Interno tale allargamento della platea elettorale è avvenuta

più tardi. Si è dovuto attendere il 1984 perché una donna divenisse Consigliera Federale e solo negli anni Duemila

da un’unità si è passati a due ed ora a tre. La presenza femminile in politica, comunque, dal 1971 si è fatta

vieppiù incisiva anche a livello cantonale e comunale.

L’elezione simultanea di due consigliere federali non era mai avvenuta e questo è certamente un fatto storico per

un Paese sotto molti aspetti conservatore e lento a rinnovarsi.

PIER LUIGI GIACOMONI

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