STRANEZZE AMERICANE
(15 Novembre 2020)
WASHINGTON. Ci sono parecchie cose nel sistema politico-istituzionale degli stati Uniti che risultano abbastanza incomprensibili a noi europei.
Anzitutto, molti non comprendono che il Presidente degli Stati Uniti non è eletto direttamente dal popolo ma da un collegio di 538 grandi elettori che scaturisce dal voto dei cittadini, perciò non è detto che il primo cittadino della nazione più importante del pianeta sia il candidato più votato.
E’ già successo altre volte che il vincitore sia colui che si è accaparrato la maggioranza dei voti tra i 538.
Seconda stranezza: il Presidente eletto giura dopo quasi due mesi dall’election day: perciò il suo predecessore rimane al suo posto fino alle 12pm del 20 gennaio successivo al voto, in pienezza di poteri.
Normalmente, in Europa, dopo le elezioni passano alcuni giorni o poche settimane, prima che avvenga il passaggio dei poteri e, comunque, chi è in carica si limita a gestire gli affari correnti in attesa che s’insedi il successore.
Lo stesso vale per il Congresso: quello uscito dal voto del primo martedì di novembre entrerà in carica il 3 gennaio successivo. L’uscente può adottare fino all’ultimo progetti di legge o ratificare trattati internazionali.
Terza: le primarie. Negli stati Uniti, prima dell’election day gli aspiranti alle cariche pubbliche devono quasi in tutti gli Stati affrontare delle elezioni interne ai rispettivi partiti. Devono cioè battersi contro avversari del proprio stesso schieramento politico.
Queste primarie sono quasi sempre obbligatorie: esse furono introdotte agli inizi del XX secolo per evitare che le aristocrazie di partito imponessero sempre gli stessi candidati.
Non è raro che qualche boss di partito incappi nella giornata storta e finisca battuto da un outsider.
Chi può votare alle primarie? Nella maggior parte degli Stati gli elettori iscritti nell’albo del partito Democratico o in quello repubblicano. alcuni Stati danno la possibilità anche agli indipendenti di concorrere alla scelta degli aspiranti democratico o repubblicano.
Quarta: negli Stati Uniti non esistono le elezioni anticipate. Il Presidente non può sciogliere quando gli garba il Congresso che ha un suo mandato predeterminato: i membri della Camera dei Rappresentanti durano in carica un biennio, i senatori un seiennio.
Quinta: ogni nomina effettuata dal presidente deve essere vagliata ed approvata dal Senato a maggioranza dei suoi componenti. Ciò vale per i membri del suo gabinetto, per i giudici della Corte suprema, per quelli federali, per gli ambasciatori…
Il Senato ha anche l’onere di ratificare i trattati internazionali conclusi dall’amministrazione.
Sesta: se il Presidente si dimette, è deposto o muore anzitempo, il Vice Presidente è lì pronto a giurare per completare il mandato di quattro anni.
In caso di vacanza di seggi alla Camera o al Senato, in ogni singolo stato c’è una norma di legge che disciplina le elezioni speciali, che servono a designare chi porterà a termine il mandato.
Settima: il Presidente nomina i componenti della Corte suprema, massima istanza giudiziaria del paese, insieme corte costituzionale e di cassazione, ma i magistrati rimangono in carica a vita. vi sono supremi magistrati che son rimasti al loro posto ben oltre il mandato del Presidente che li ha scelti.
Ottava: negli Stati Uniti, il presidente potrebbe non avere la maggioranza in nessuno dei due rami del Congresso. La circostanza si è verificata assai spesso.
Così, vi sono stati presidenti repubblicani costretti a confrontarsi con congressi a maggioranza democratica o presidenti democratici in perenne conflitto con legislativi in mano ai repubblicani.
Ciò ovviamente costringe spesso il Capo della Casa Bianca a tentare di raggiungere dei compromessi per fare accettare i progetti di legge cui tiene di più.
Non è raro il caso in cui esecutivo e legislativo non riescono a raggiungere un accordo e tutto rimane bloccato per mesi: ad esempio, negli ultimi trent’anni la mancata approvazione del bilancio ha bloccato per settimane l’amministrazione federale per ben due volte finché non è stato raggiunto un accordo tra Campidoglio e Casa Bianca.
Nona: negli Stati Uniti non esiste una legge elettorale federale né un’autorità che certifichi il risultato delle elezioni. Ogni Stato regola a modo proprio tutta la materia elettorale con propri provvedimenti.
Decima: la Costituzione del 1787 è rigidissima. per introdurre dei cambiamenti occorre che al congresso si raggiunga la maggioranza dei due terzi in entrambe le camere. Poi è necessaria la ratifica da parte dei tre quarti degli Stati membri (38 su 50).
Perciò, in 233 anni di validità della legge fondamentale sono passati solo 27 emendamenti su migliaia proposti.
Undicesima: negli Stati Uniti sono molto più forti i piccoli stati agricoli che i grossi industrializzati. Il piccolo Wyoming ha più peso dell’enorme California.
Ciò anche a causa dell’eguale rappresentanza al senato di ogni singolo Stato: ciascuno dei 50 ha due senatori ed almeno un deputato.
In rapporto però alla popolazione i quasi 600 mila del Wyoming contano di più dei 40 milioni di californiani.
Dodicesima: negli Stati Uniti, se si vuole votare, occorre iscriversi nei registri elettorali: a volte occorre pagare una tassa oppure si devono superare ostacoli burocratici. Ne sanno qualcosa i neri o gli ispanici, cui nei diversi Stati si è cercato di impedire l’accesso al voto.
Tredicesima: i 50 Stati membri dell’unione americana hanno un’amplissima autonomia. Possono emanare leggi su quasi ogni aspetto della vita umana come aborto, matrimonio, istruzione, sanità, circolazione stradale, giustizia, pena capitale, eutanasia, paternità e maternità…
Quattordicesima: in quasi tutti gli Stati americani i giudici e i procuratori distrettuali sono eletti a suffragio universale e sono politicamente riconoscibili perché si dichiarano pubblicamente democratici o repubblicani.
Queste ed altre particolarità rendono a noi europei non sempre agevole capire cosa accada in quell’enorme Paese dove da un lato vi è un vivo desiderio di libertà, uguaglianza e fratellanza, ma dove non sono rari i segnali di pericolosa regressione autoritaria e crudo razzismo.
Come democrazia certamente non è perfetta, (quale lo è davvero?) e non di rado esplode apertamente il conflitto tra diverse correnti di pensiero, eppure inevitabilmente influenza tutto il mondo nel bene e nel male.
PIER LUIGI GIACOMONI