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SPAGNA

VARATA LA LEGGE SULL’AMNISTIA A FAVORE DEI SEPARATISTI CATALANI
(2 Giugno 2024)

MADRID. Con 177 voti contro 172 il Congresso spagnolo dei deputati ha approvato in via definitiva il disegno di legge che concede l’amnistia a 400 persone che han partecipato a vario titolo al “procès”, ossia al tentativo di fatto abortito, di separare la Catalogna dalla Spagna.

Con questo atto, il Presidente del Governo Pedro Sánchez ha tenuto fede ad uno dei capitoli più importanti del patto che ne ha permesso a novembre l’investitura: i leader del separatismo catalano non potranno esser arrestati e processati dalla giustizia.

«Meglio il perdono che il rancore!», hacommentato a caldo Sánchez; la rivendicazione secessionista non è archiviata, perché prima o poi dovrà tenersi un nuovo referendum sull’indipendenza, stavoltaconcordato, han ribattuto ERC e JxCat, i due principali attori del catalanismo.

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SULL’ORLO DELLA DISGREGAZIONE

Nata dal matrimonio di Ferdinando d’Aragona, catalano, e Isabella di Castiglia (1469), la Spagna ha corso spesso il rischio d’andare in pezzi, soprattutto nei momenti di crisi: fusione di diversi elementi etnico-linguistici, ogni qualvolta emerge un conflitto, ecco apparire qua e là giunte secessioniste pronte a dichiarare l’indipendenza di questa o quella provincia.

A fine Ottocento, sorge poi il movimento catalanista che mira prima all’autonomia poi alla secessione da Madrid.

Certo, il centralismo castiglianista operato dal franchismo non favorisce il superamento del confronto e quando la Spagna passa dal totalitarismo alla democrazia, ecco riemergere le rivendicazioni.

Fin al 2010, tuttavia la parola secessione è solamente sulla bocca dei baschi, in particolare di ETA che rivendica con le armi il divorzio da Madrid.

Dopo l’esplodere della crisi economica, seguita al crollo di Lehman Brothers (2008), a Barcellona e dintorni comincia a far proseliti l’ideologia separatista: poiché noi, dicono, produciamo più di quanto riceviamo dal centro, dobbiamo divorziare dallo stato spagnolo.
(è la traduzione catalana dello slogan Roma ladrona in voga in Italia negli anni Novanta).

Nel 2014, si tiene un primo referendum non autorizzato: vota un terzo dell’elettorato interessato (2,4 milioni), il sì prevale largamente.

La Generalitát, (governo autonomo), non proclama nulla, Barcellona rimane spagnola.

1 Ottobre 2017: in un crescendo di tensione, si tiene un secondo plebiscito non autorizzato: la polizia fa irruzione in alcuni seggi, picchia ed arresta qualcuno.

Alla votazione partecipa sempre un terzo dell’elettorato interessato.

Il sì al divorzio prevale nettamente: il 27 ottobre il Presidente della Generalitát Carles Puigdemont proclama la repubblica di Catalogna, un’ora dopo il parlamento di Barcellona è sciolto e il neostato muore.

Madrid, per soffocare la rivolta, applica l’art. 155 della costituzione del 1978 che consente al centro di sciogliere i poteri regionali se questi van contro la legge fondamentale.

Il Presidente del Governo, Mariano Rajoy Brey, popolare, in carica dal 2011 indìce elezioni per la nuova legislatura catalana per il 21 dicembre successivo.

La magistratura apre inchieste a carico dei leader e di quanti han partecipato alla fallita secessione.

Alcuni di costoro van in prigione, altri fuggon chi in Belgio, chi in Svizzera.

La foga separatista provoca anche una progressiva secessione linguistica: la Catalogna impone che nelle scuole s’impartiscano molte lezioni in catalano, creando un dissidio tra quanti voglion imparare anche il castigliano, lingua molto più diffusa a livello internazionale.
(in sostanza, si vuol creare una divisione di fatto tra due popoli rivàli,ma anche reciprocamente complementari).

Ora, con l’emanazione di questa legge, il “procès” è finito? La Catalogna non si separerà più? Probabilmente le cose stanno così, anche perché la Catalogna non sta attraversando un buon momento sia sul piano politico che economico.

In ambito politico son in corso le trattative per eleggere una nuova Generalitát dopo le consultazioni locali del 12 maggio, in cui gli indipendentisti han registrato forti perdite; sotto il profilo economico, la regione è afflitta da una forte siccità e carenza d’acqua che pregiudica i raccolti e si riverbera anche in altri settori.

Forse, allora, la Catalogna sta scoprendo che senza la Spagna non va da nessuna parte ed anche la Spagna senza Catalogna non sarebbe in gran salute.

PIER LUIGI GIACOMONI

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