SMARTCITY
(6 Aprile 2019)
1. L’ARRIVO
Quest’anno, la nuova moda del turismo è visitare le smartcity, ossia le città intelligenti, costruite con criteri di sostenibilità ambientale, ma anche piene di diavolerie tecnologiche.
In esse, l’uomo è quasi esonerato dal lavorare, perché molte mansioni, soprattutto le più noiose e ripetitive sono esercitate da decine, centinaia di computer e i robot sono largamente impiegati.
Una di queste si trova a Malta, ma presto scopriamo che tutta l’isola è già permeata di nuove soluzioni informatiche, volte ad alleggerire l’uomo dal peso della fatica.
Già arrivando all’aeroporto di Luqa, distante una ventina di chilometri da Valletta, la capitale, ci accorgiamo, mia moglie ed io, che per ritirare le valigie scaricate dall’aereo, bisogna dotarsi d’una scheda, digitare un codice e a tempo debito si riceveranno i bagagli. Il servizio è abbastanza solerte e ciò ci permette di recarci al posteggio dei taxi, dove sorprendentemente non ci sono tassisti, ma automobili pronte a portare i passeggeri dove desiderano. in un ufficietto situato vicino al posteggio ci spiegano che bisogna dotarsi d’una scheda ricaricabile prepagata da inserire in un’apposito lettore e poi indicare a voce all’auto dove ci si deve recare. Le schede hanno dei costi variabili: ne acquistiamo una da cento euro per non rischiare d’essere abbandonati in mezzo a una strada. La ragazza ci spiega che la scheda acquistata potrà esser impiegata anche con altri taxi ed altri mezzi di trasporto fino ad esaurimento del prepagato. Sarà sempre possibile in appositi luoghi ricaricarla. Sempre lei c’informa che nessuno accetta più contanti, anzi monete e banconote sono bandite: si può pagare o col bancomat o con la carta di credito.
Alla fine ci comunica che il nostro taxi è il numero 105.
Lo cerchiamo nel parcheggio e, sorpresa, per sbloccarne le portiere, chiuse ermeticamente, occorre inserire in un’apposito lettore ottico la scheda prepagata che, durante tutto il viaggio, diverrà una nostra compagna inseparabile.
Una volta aperte le portiere, è possibile caricare nel bagagliaio nel nostre valigie e salire a bordo.
Finalmente siamo seduti in macchina: le porte si chiudono e una voce sintetica ci rivolge la parola: «Benvenuti a Malta, il Paese più tecnologicamente avanzato d’Europa: dove volete che vi porti?».
diamo l’indirizzo dell’hotel dove abbiamo prenotato una stanza. L’auto, senza guidatore, si mette in moto e parte.
Durante il viaggio, dagli altoparlanti viene diffusa una musica di sottofondo: l’autista elettronico è molto prudente, rispetta le distanze di sicurezza, si ferma ai semafori, dà le precedenze. Dopo una ventina di minuti, la stessa voce sintetizzata ci dice: «Eccoci arrivati: ricordate di ritirare i vostri bagagli, di non lasciare a bordo niente che vi appartenga e soprattutto ritirate la scheda prepagata. la Taxi Independent Company vi ringrazia per aver scelto i suoi servizi di auto a noleggio senza guidatore. Con l’occasione vi auguriamo anche un buon soggiorno.»
Svolgiamo tutte le operazioni di scarico bagagli e ritiriamo la preziosa scheda: dai nostri cento euro ne sono stati prelevati 25, come indica la ricevuta che ci viene rilasciata automaticamente. appena smontati, l’auto blu riparte verso nuove avventure.
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2. L’HOTEL ST. VINCENT
Qui giunti, troviamo la nuova sorpresa: sul portone d’ingresso è riportata l’istruzione:
«Per entrare, digitare il codice 5214: attenzione, ogni giorno il numero di codice cambierà!»
Digitiamo 5214 e la porta si apre. all’interno c’è una hall deserta. sul tavolo della recepcion c’è un computer, dotato di tastiera e video. sullo schermo è riportata un’altra istruzione:
«Se avete prenotato una camera, inserite il codice alfanumerico che vi è stato dato al momento della riserva; se non l’avete fatto, scrivete nello spazio editazione sottostante il vostro nome e cognome e se possibile vi verrà assegnata una stanza o sarete inseriti in una lista d’attesa. Nel caso in cui non vi siano camere disponibili qui, vi verrà segnalato l’hotel più vicino con camere libere.»
Noi abbiamo prenotato, per cui inseriamo il codice alfanumerico che ci ha fornito l’agenzia di viaggio.
Dopo qualche secondo d’ansiosa attesa, lo schermo s’illumina e compare un messaggio di benvenuto:
«Gentili signori Giacomoni, siamo lieti che abbiate prenotato una stanza presso la nostra struttura: ci auguriamo che trascorriate una vacanza memorabile. Fra pochi istanti, dall’apposito pertugio, situato sulla destra del computer, uscirà una scheda elettronica che vi servirà per fare ingresso nella camera che vi aspetta. Ricordate che tale scheda vi servirà anche per ottenere la prima colazione a cui avete diritto e che vi verrà servita ogni mattina dalle 7 alle 11. Inoltre, dovrete utilizzare la stessa scheda per aprire il portone d’ingresso. In questo modo non dovrete più digitare il codice che varrà solo per gli ospiti in arrivo non registrati. A tutela della vostra privacy, sappiate che i vostri dati in nostro possesso, saranno eliminati dai nostri server quando ve ne andrete.»
Dopo qualche secondo, come preannunciato, dal fianco destro del PC esce un’altra scheda elettronica.
Saliamo le scale ed arriviamo davanti alla porta della nostra stanza: in un primo momento non capiamo come fare ad aprirla. Diversamente dal solito, infatti, non c’è un driver dove inserire la scheda, poi, mi vien in mente, a mo’ d’illuminazione divina, che potrebbe esserci vicino alla maniglia una telecamerina in grado di leggere la carta. Avviciniamo la scheda alla porta e, “Abra Cadabra”, quella si apre, rivelando i tesori lì racchiusi: una bella stanza, ampia, dotata di tutti i confort che la vita moderna esige.
L’albergo St. Vincent è piccolo e non ha molte stanze, ma ci sorprende che sia così silenzioso: in fin dei conti sono le sette di sera e dovrebbero udirsi i rumori fatti dagli altri ospiti. Invece vi regna un silenzio tombale.
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3. IN PROFUMERIA
Dopo un po’ di tempo, decidiamo d’uscire per andarci a cercare un ristorante per cenare.
Per strada, complice il clima mite di Malta, c’è gente seduta ai tavolini che beve aperitivi, chiacchiera, mentre gruppi di giovani camminano, ridendo gaiamente.
Mia moglie entra in un negozio, perché è stata attratta da qualcosa che ha visto in vetrina. Lo shop è affollato soprattutto da ragazze che vogliono acquistare profumi. Mia moglie gira per i reparti ed alla fine trova ciò che cerca. Presa la confezione, va alla cassa per pagare, ma qui non trova una commessa che le faccia il conto.
sul bancone c’è un computer, dotato di schermo e tastiera: sul video campeggia una scritta:
«Prego, avvicinate l’articolo che intendete acquistare all’apposita telecamera in modo che venga letto il relativo codice a barre.»
Fatto ciò, compare un’altra iscrizione:
«Prego, inserite la carta di credito o il bancomat per effettuare il pagamento.»
Mia moglie ha a portata di mano il bancomat: lo inserisce nell’apposita bocca:
«Prego, digitate il pin!»
Fatto ciò, il video ringrazia:
«Grazie per aver acquistato uno dei nostri prodotti, vi auguriamo una felice serata e speriamo di rivedervi presto in uno dei nostri stores!».
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4. AL RISTORANTE
Usciti, riprendiamo la ricerca d’un posto dove mangiare: ad un certo punto, ne troviamo uno che ci sembra carino. L’insegna fuori c’informa che si tratta d’un ristorante italiano: abbiamo giusto voglia d’una pastasciutta.
Entriamo, è pieno di gente, ma non c’è nessuno al bancone che ci dica dove dobbiamo sederci: qualcuno c’informa che dobbiamo cercarci un tavolo libero ed occuparlo. Troviamo disponibile il 62. Ci accomodiamo ed attendiamo educatamente che un cameriere venga a chiederci cosa vogliamo ordinare.
Una vicina di tavolo, Laura, seduta al 61, evidentemente frequentatrice del posto, ci spiega che in quel ristorante, uno dei migliori di Smartcity, tutto è automatico ed informatizzato.
«al centro di ogni tavolo – ci fa notare – c’è un tablet col quale fare le ordinazioni. basta toccarlo e compare a video il menù del giorno coi relativi prezzi:
Mia moglie tocca ed ecco compare una lista comprendente antipasti, primi, secondi, dessert e così via. accanto ad ogni piatto c’è il prezzo.
«Quando avete finito – continua Laura – basta toccare sull’icona dell’invio e l’ordinazione arriva direttamente in cucina e presto sarete serviti, perché qui sono molto veloci e non vogliono far perder tempo inutilmente ai clienti.»
ordiniamo: Lo schermetto ci ringrazia e ci augura buon appetito.
Dopo del tempo, arriva dalla cucina un carrello ricolmo delle cose che abbiamo ordinato:
c’è il risotto ai frutti di mare che ho scelto io e la cotoletta alla milanese che ha scelto mia moglie,il vino, l’acqua, il pane, le posate. Ci serviamo ed iniziamo a mangiare. appena abbiamo finito, riponiamo i piatti sporchi nel portavivande automatizzato che riparte. Dopo alcuni minuti ricompare coi dolci, l’amaro ed il caffè.
A questo punto, il tablet ci comunica il conto della cena: 50 euro da pagare con carta di credito o bancomat: si può far vedere al computerino l’immagine della carta o mostrargli la facciata del bancomat.
Effettuato il pagamento, lo schermo ci ringrazia e si augura di rivederci quanto prima.
Nei nostri smartphone ci arriva fulminea la comunicazione che il pagamento è avvenuto con successo: così possiamo uscire dal ristorante per fare una passeggiata: il clima infatti invoglia a stare ancora fuori, malgrado sia febbraio, qui, nel mezzo del Mediterraneo, è già primavera.
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5. NEI GIORNI SUCCESSIVI
La mattina seguente, quando scendiamo dalla nostra accogliente stanza per fare colazione, troviamo un ragazzo, Bojan, che ci accoglie chiedendoci se abbiamo dormito bene e che progetti abbiamo per la giornata.
Prima di tutto, dico io, vogliamo fare colazione, poi vedremo.
Di conseguenza, andiamo nella sala dove viene servito il breakfast: anche qui, sui tavoli c’è il tablet su cui fare le ordinazioni: un carrello automatico porta al nostro tavolo uova strapazzate con pancetta, fette di pane tostato, formaggio, prosciutto, frutta già tagliata per una macedonia ed una fetta di torta. Da dei distributori è possibile avere bevande fredde e calde come caffè, latte, tè e succo d’arancia.
A servirci non c’è nessuno, perché è tutto automatizzato: rimaniamo piacevolmente confortati incontrando altri ospiti che, come noi, son venuti a visitare questa città delle meraviglie del XXI secolo.
Riempitici la pancia, torniamo nella hall per scambiare qualche chiacchiera col piacevole Bojan che ci racconta qualcosa di Smartcity e dell’hotel St. Vincent in particolare. ci dice che vi lavora una decina di persone tra la cucina, i servizi di pulizia e la reception, ma che di pomeriggio non c’è nessuno. Se abbiamo dei problemi c’è un numero di cellulare che si può usare in caso di necessità.
Ci fa alcune proposte su luoghi da visitare: in particolare, ci segnala un museo che giura, è meraviglioso. Però per arrivarci, occorre prender un taxi elettrico in grado di percorrere le vie strette e scoscese di Smartcity.
Scopriremo che anche l’elettromacchinina non ha conducente e per farla funzionare ci vuole quella scheda che abbiamo acquistato in aeroporto: fra l’altro sarà possibile prenotare anche il ritorno, dicendo al computer di bordo di venirci a prendere ad una certa ora.
Il museo, in effetti, è molto bello: ci sono dipinti antichi e ritratti di personaggi dell’epoca in cui Malta era governata dai famosi Cavalieri.
Nei giorni successivi constatiamo che a Smartcity tutto funziona mediante schede elettroniche, codici pin, computerini inseriti dappertutto e dotati di software che svolgono un’infinità di mansioni. E chi lavora, ci domandiamo? Una gentile signora, Sylvia, con cui facciamo amicizia, ci dice: «A Smartcity lavorano solo coloro che sovrintendono al funzionamento dei diversi sistemi informatici, il resto è tutto automatizzato. Però ci sono i vigili del fuoco, i poliziotti, i medici e i paramedici negli ospedali, i preti nelle chiese ed altri impegnati in altre attività. Ad esempio, molti fanno del volontariato a favore dei più sfortunati. Nei ristoranti ci sono i cuochi che preparano i pasti, negli alberghi le persone impiegate per la pulizia delle stanze e così via.
La polizia è molto attiva nella repressione della criminalità, fortunatamente non molto diffusa, ma alcuni mali del nostro tempo sono presenti anche qui, come droga e prostituzione.
Poi ci sono le scuole, dove gl’insegnanti fanno lezione anche per via telematica ai ragazzi che da casa seguono in teleconferenza.
Non mancano ovviamente le piscine, le palestre, le beautyfarm ed altre strutture create per migliorare l’aspetto fisico e la salute degli abitanti.
Abbiamo anche dei teatri: uno dedicato alla prosa e uno in cui si fa musica, c’è anche l’orchestra filarmonica di Smartcity.
La mattina escono due quotidiani ed in città ci sono delle biblioteche, dove è possibile leggere di tutto, usando ovviamente i computer.
Però abbiamo un grande tallone d’Achille – continua Sylvia – se manca la corrente elettrica qui è un disastro. Oppure – aggiunge – se i vari computer vanno in tilt e cominciano a rispondere in modo errato agli ordini che gli diamo può essere una tragedia. Immaginate, ad esempio, che le numerose schede elettroniche che abbiamo in tasca non venissero riconosciute, non si aprirebbero le porte di casa e voi non riuscireste a rientrare in Hotel a fine giornata. Oppure, dalla vostra doccia uscirebbe acqua bollente o fredda e così via. In municipio, dove tutto viene osservato e rigorosamente controllato, dicono che la sicurezza è totale e non c’è pericolo, ma due anni fa ci fu un black out e per diverse ore si visse in una situazione angosciante. Da qualche anno poi c’è il continuo timore degli hacker che possono inserirsi nei sistemi telematici e rubare dati sensibili o impartire ordini stravaganti alle macchine. Il sindaco ha giurato in televisione che la sicurezza è la preoccupazione principale di Smartcity ed ha promesso che la sua amministrazione farà di tutto per evitare che i black out si ripetano e che gli hacker entrino nei nostri sistemi informatici causando danni alle persone ed alle cose.
Comunque, vi garantisco che da quando qui sono stati introdotti tutti questi cambiamenti la nostra vita è cambiata: abbiamo più tempo libero, gli orari di lavoro sono diventati meno pesanti ed abbiamo potuto dedicarci ad attività che prima non riuscivamo a svolgere perché non facevamo altro che dormire e lavorare, lavorare e dormire. Però non vi nascondo che non tutti sono contenti, si dice che qualcuno, malato di lavoro quando ha visto sparire il proprio mestiere, cui aveva dedicato una vita intera,, si è dato all’alcol o si è sparato. La maggioranza però ha capito in fretta che si aprivano nuove opportunità e che la schiavitù del lavoro era finita.»
E gli anziani, domando?
«Molti di loro si sono abituati in fretta alle nuove tecnologie perché hanno scoperto ad esempio che basta cliccare su un’icona presente obbligatoriamente su tutti i nostri smartphone per venir soccorsi rapidamente dal più vicino ospedale o centro medico. Se tocco qui – e ci mostra sul suo telefonino un’acca rossa ben in evidenza – tentro pochi minuti mi vien a prendere un’ambulanza che mi porta subito al pronto soccorso più vicino.
Sempre mediante lo smartphone è possibile ottenere altri servizi ed effettuare pagamenti, mostrando l’immagine della propria carta di credito.»
Già, le dico, voi non usate più né banconote né monete!
«Infatti, qui nessun negoziante può far finta che le macchine per la ricezione della carta di credito siano guaste per farsi pagare in contanti ed evadere le imposte, perché da diverso tempo nessuno ha in tasca denaro contante. Del resto, se cercaste qui uno sportello bancomat per fare un prelievo non lo trovereste: tutto è automatizzato, elettronico, cibernetico.»
«Ci sono anche dei robot?» domanda dubbiosa mia moglie.
«Certo: nella biblioteca dove lavoro io, dei robot prelevano dagli scaffali i libri e poi li portano a chi li ha ordinati. Oppure fanno le fotocopie o catalogano i testi nuovi. Nella scuola dove va mio figlio, i robot puliscono le scale, i bagni, le aule e fanno lavoro di segreteria.»
***
6. ALLA FINE DEL SOGGIORNO
Alla fine del nostro soggiorno, abbiamo lasciato il nostro albergo e siamo stati riaccompagnati a Luqa da un’altra automobile senza conducente: all’aeroporto un robot-poliziotto ci ha controllato i bagagli e ci ha perquisito per vedere se portavamo addosso armi od esplosivi e, poi, essendo tutto in regola, con garbo ci ha salutati, augurandoci un buon rientro ed esprimendo la speranza di rivederci presto a Malta.
Nei pochi giorni di permanenza in questo piccolo paese non abbiamo potuto verificare tutti gli aspetti di questa pervasiva presenza delle nuove tecnologie: stando a quanto ci ha raccontato Sylvia, che ci ha lasciato il suo numero di telefono ed indirizzo per l’invio d’una cartolina, ovviamente elettronica, tutto è molto bello e positivo.
Noi vorremmo approfondire meglio perché temiamo che l’uomo, col trascorrere delle generazioni, s’impigrisca e deleghi molte delle sue competenze agli automatismi col rischio di non sapervi più supplire in caso di tilt o d’interruzioni di corrente.
PIER LUIGI GIACOMONI