SLOVACCHIA. DA BRATISLAVA, BRUTTE NOTIZIE PER TUTTI, TRANNE CHE PER MOSCA
(7 Ottobre 2023)
BRATISLAVA. Dalle elezioni legislative slovacche, svoltesi il 30 settembre, vengono brutte notizie per tutti, tranne che per Mosca.
***
I RISULTATI
Il 30 settembre, dunque, il 68,5% degli elettori, una percentuale insolitamente alta per un paese dell’Europa orientale, si recano alle urne per rinnovare il Consiglio Nazionale formato da 150 deputati.
Si tratta di elezioni convocate in anticipo perché per tutta la legislatura è stato un valzer di fragili coalizioni e governi tecnici.
La legge che presiede allo svolgimento delle politiche, sostanzialmente proporzionale, ammette alla distribuzione dei seggi le liste che ottengono almeno il 5% dei voti a livello nazionale.
A spoglio ultimato, son sette le formazioni che centrano quest’obiettivo e si dividono i seggi in palio.
Il partito più votato è Smer (direzione socialdemocratica), guidato da Robert Fico (pronuncia Fizo) che ottiene il 22,9% e 42 seggi.
Al secondo posto si piazza Slovacchia Progressista, presieduta da Michal Šimecka, attualmente vicepresidente del Parlamento europeo: PS conquista il 18% e 32 seggi.
In terza posizione, si colloca Hlas (voce socialdemocratica) guidato da Peter Pellegrini.
Già premier tra il 2018 e il 2020, questi consegue il 14,7% e 27 seggi e, secondo tutti gli osservatori, sarà il king maker di qualunque coalizione.
In passato, aderiva a Smer, poi se ne staccò per fondare un proprio partito europeista, riformista ed atlantista.
Seguono Olano, la coalizione di un altro ex premier, Igor Matovic, con 16 deputati, il Movimento cristiano-democratico con dodici, Libertà e solidarietà con undici, e il Partito nazionale slovacco (SNS), con dieci. I due partiti apertamente neofascisti son rimasti fuori dall’emiciclo, malgrado i sondaggi della vigilia prevedessero almeno per Republika un riusltato trionfale.
All’indomani del voto, la Presidente Kaputová, pesantemente insultata da fico durante la campagna elettorale, ha reagito in sordina alla vittoria del suo acerrimo avversario. «La responsabilità maggiore per gli sviluppi futuri spetta al vincitore delle elezioni, che ha creato le maggiori aspettative pubbliche», ha scritto in una nota. «È importante che le soddisfi a beneficio di tutti gli slovacchi».
Il 2 ottobre ha invitato il vincitore a formare il nuovo governo entro due settimane; non dovesse farcela, toccherà a Šimecka.
In ogni caso, a primavera 2024 ci sarà una nuova tornata elettorale: si tratterà d’eleggere il successore di Kaputová che ha già detto che non riproporrà la propria candidatura alla presidenza della Repubblica.
«Il voto – scrive Martin Ehl[1] – sarà un altro capitolo della difficile lotta tra le fazioni politiche e civili del paese, che sta portando a una forte polarizzazione della società.»
***
ROBERT FICO
Due volte primo ministro, si è dimesso nel 2018 dopo l’omicidio del giornalista Ján Kuciak e della sua compagna.
La vicenda aveva rivelato la penetrazione del crimine organizzato all’interno dell’élite al potere. A 59 anni, è sostanzialmente un clone di Orbán.
«Il leader slovacco – narra Pierre Haski[2] – è riuscito a farsi rieleggere promettendo di mettere fine al sostegno nei confronti dell’Ucraina, e questo nonostante la Slovacchia fosse stata il primo paese a offrire i suoi aerei da combattimento a Kiev.»
Si oppone alle sanzioni contro la Russia, all’immigrazione, alla comunità lgbt+ e a Bruxelles.
Nei primi anni di governo ha portato la Slovacchia nell’eurozona e nella NATO, poi per mantenersi al potere, si è circondato d’una banda criminale costituita da oligarchi locali, beneficati dal suo governo e da membri della ‘Ndrangheta.
La sua ideologia fonde conservatorismo sociale, nazionalismo, e promesse di generosi sussidi assistenziali in quella che si è rivelata un’efficace agenda anti-liberale, soprattutto nelle piccole città e nelle aree rurali.»
Infatti, soggiunge Tonia Mastrobuoni[3] «metà del suo elettorato sono pensionati che vivono nelle zone rurali.»
Il Paese, però, dovrà presto far i conti col suo grave indebitamento: il consiglio di bilancio ha rivisto recentemente al rialzo la stima del deficit pubblico per l’anno in corso, portandola dal 5,5 al 5,7%.
La Slovacchia rischia di dover affrontare un drastico taglio alla spesa pubblica: per il prossimo anno il ministero delle finanze dovrà arrivare al pareggio di bilancio, anche considerate le regole europee sulla sostenibilità del debito pubblico, nel quadro della riforma della governance economica dell’Unione.
Il tutto, con buona pace per le mirabolanti promesse elettorali fatte da Fico e Pellegrini di nuove sovvenzioni ed aumento della spesa pubblica.
***
AUTOCRAZIE CONTRO DEMOCRAZIE
Il voto in Slovacchia è solo il primo d’una lunga serie d’appuntamenti elettorali che avran luogo da qui a un anno quando negli Stati Uniti si eleggerà il nuovo presidente.
E’ ormai evidente che lo scontro in atto sta vedendo su campi avversi le democrazie contro le autocrazie.
Queste sperano nello sgretolamento di quelle e l’avvento al potere per via elettorale di leader sovranisti che rompano il fronte pro-Kiev: infatti, Mosca ha reagito con entusiasmo all’annuncio della vittoria di Fico. Lo stesso sentimento han espresso Viktor Orbán e l’ex premier ceco Andrej Babish.
In questo contesto, l’europa sarà un campo di battaglia ideologico di primo piano, mentre gli Stati Uniti saran coinvolti in una specie di “guerra civile” strisciante tra gli estremisti trumpiani e i democratici.
Se n’è avuto un assaggio in questi giorni con l’inedita rimozione dello speaker della Camera dei Rappresentanti di Washington ordinata da Trump e messa in atto da otto deputati d’ultradestra.
Putin conta di condurre la guerra con l’Ucraina fin al novembre 2024 ed osserva con molta attenzione quanto accade sul fronte antirusso:
Alla fine, secondo il Kremlino, a vincere sarà chi resisterà di più sul piano delle risorse umane e materiali.
«Mosca – scrive Rosalba Castelletti[4] – si è preparata con grandi aumenti della spesa e della produzione per la difesa.
Kiev, invece, dipende dagli aiuti alleati.
La parola d’ordine è.
ustalost ,. “stanchezza”.
“La profezia di Vladimir Putin si sta avverando”, conferma Aleksej Kalmykov, analista indipendente di.
Bbc Russia, testata bloccata nella Federazione. Intervenendo al Forum economico di San Pietroburgo nel giugno 2022, il presidente russo aveva detto che i costi del conflitto in Ucraina avrebbero portato in Occidente a “un’ondata di populismo e alla crescita di movimenti estremi e radicali, a gravi cambiamenti socioeconomici, al degrado e a un cambiamento delle élite”.»
Se le autocrazie vinceranno che ne sarà allora delle democrazie cui siamo tanto affezionati?
Siamo consapevoli che la posta in gioco sono le nostre libertà, i nostri diritti, individuali e collettivi?
Abbiamo capito che il rischio è che anche da noi il potere venga preso da gente che vuol aver le mani libere per far e disfar ciò che gli interessa di più?
Ci è chiaro che l’Europa, gli Stati Uniti possono precipitare in mano a despoti che scardinerebbero le regole fondamentali delle nostre società per distrugger quel tanto di collaborazione,cooperazione tra i popoli che s’è cercato di costruire dopo la seconda guerra mondiale?
Se l’Ucraina precipita di nuovo nelle mani della Russia, magari proprio perché smettiamo d’aiutarla militarmente, dopo ci sarà un’altra guerra ed un’altra ancora, come accadde negli anni Trenta quando la Germania occupò prima l’austria, poi la Cecoslovacchia ed infine la Polonia, poi quasi tutta l’Europa fu per anni sotto il dominio nazifascista.
Questi son i nostri precedenti, questo è ciò che dobbiamo impedire.
PIER LUIGI GIACOMONI
***
NOTE:
[1] M. Ehl, Hospodárské noviny, Repubblica Ceca, A Bratislava vincono i populisti, in Internazionale N. 1532, 6 Ottobre 2023;
[2] P. Haski, France Inter, Francia, La vittoria di Robert Fico in Slovacchia è una brutta notizia, internazionale.it, 3 ottobre 2023;
[3] T. Mastrobuoni, L’Orbán di sinistra marcia su Bratislava e fa paura all’Europa, repubblica.it, 30 Settembre 2023;
[4] R. Castelletti, Putin pronto a ricandidarsi punta su un occidente diviso e sul trionfo dei populismi, repubblica.it, 4 ottobre 2023.