SINGAPORE FESTEGGIA I SUOI CINQUANT’ANNI
(17 agosto 2015)
SINGAPORE. Il 9 agosto scorso Singapore ha celebrato il cinquantesimo della propria indipendenza.
dopo aver aderito in un primo tempo alla Federazione Malese, il piccolo arcipelago se ne staccò.
In Malesia la convivenza tra cinesi e Malesi era difficile e non di rado scoppiarono incidenti a mano armata.
L’uomo forte di Singapore, Lee Kuan Yew, decise che il piccolo Stato se ne sarebbe andato per conto suo.
Lee Kuan Yew – Uomo spregiudicato e privo di scrupoli, Lee ha imposto un regime formalmente democratico: periodicamente si tengono delle elezioni e vi è il multipartitismo. Tuttavia, per decenni Lee ed i suoi uomini non hanno fatto mistero su chi davvero comandasse.
anzi le stesse elezioni avevano già un risultato preordinato: nella maggioranza dei collegi elettorali si presentavano solo i candidati del PAP (Partito d’Azione Popolare) rendendo inutile lo scrutinio.
Lee ha imposto al Paese una modernizzazione forzata trasformandolo in uno dei centri finanziari più importanti del pianeta dove ogni giorno si vende e si compra di tutto.
Per garantirsi la più assoluta tranquillità interna ha introdotto leggi estremamente punitive contro qualunque tipo di criminalità, anche la più spicciola, sono in atto continue campagne contro qualunque forma di deviazione.
Qualunque forma di dissenso è perseguita senza scrupoli.
A questo prezzo Singapore è uscito dal sottosviluppo ed ha tracciato la strada per lo sviluppo degli altri Cinesi.
Singapore è infatti uno stato prevalentemente cinese, dove si parla mandarino, e dove i cinesi predominano su ogni altra comunità etnica.
E’ stato anche un luogo d’incontro tra i cinesi di diversa provenienza, Cina, Taiwan, la diaspora per riavviare contatti e firmare contratti.
Oggi Lee Kuan Yew non c’è più: è morto pochi mesi fa a 90 anni, ma la sua costruzione politica resiste ancora.
Anzi, mostra d’essere una “tigre” asiatica ancora pienamente ruggente.
PIERLUIGI GIACOMONI