SINDROME DA ACCERCHIAMENTO
(23 Gennaio 2017)
COBLENZA. Sabato scorso si sono riuniti a Coblenza, nella repubblica Federale Tedesca, i leader dei partiti di
estrema destra che al Parlamento europeo formano il gruppo Europa delle Nazioni. C’era Marine Le Pen, presidente
del Fronte Nazionale francese, Geert Wilders, capo del partito olandese per la Libertà, Frauke petri, copresidente
di Alternative für Deutschland, Matteo Salvini, segretario della Lega nord.
Fuori dalla sala 5.000 persone a manifestare contro l’eurodestra e fuori, soprattutto, gli odiati media che “non
sono obiettivi”, come ha detto Donald Trump.
I toni dei discorsi sono i soliti: occorre smantellare l’Europa, rilanciare le patrie, i popoli devono prendere il
potere, mandando a casa l’establishment…
Sullo sfondo la gioia non nascosta per l’avvento al potere di Donald Trump e per la Brexit.
Il raduno di Coblenza è stato il giusto coronamento d’una settimana nella quale in pochi giorni abbiamo potuto
ascoltare il verbo del nuovo establishment: prima Theresa May, poi Donald Trump ci hanno spiegato cosa vogliono
fare: per rendere più forti i rispettivi Paesi, per restaurare una leadership, secondo loro in decadenza, i due
rappresentanti del pensiero politico anglosassone propongono di isolarsi, tagliare i ponti. Mrs. May dall’Europa,
Mr. Trump dal resto del mondo. Perché? Perché entrambi si sentono accerchiati da una quantità di nemici: la
criminalità, le malattie, la disoccupazione, l’impoverimento dei ceti medi, la desertificazione sociale, l’Islam,
gli immigrati… Entrambi pensano che l’unico modo per rendere di nuovo grandi ed importanti la Gran Bretagna e gli
Stati Uniti sia l’isolazionismo.
Nel 1999 il movimento no global contestò la globalizzazione incarnata dal WTO sostenendo che creava più
disuguaglianza, impoveriva i paesi poveri ed affermava l’egemonia dei poteri forti del capitalismo; oggi i no
global di destra sostengono che l’unico modo che abbiamo per difenderci dall’espansionismo cinese è rinchiuderci
dentro casa nostra, elevare delle barriere protezionistiche alle merci straniere, alzare muri per impedire agli
immigrati d’arrivare, sigillarci a tripla mandata dentro casa nostra.
E’ la sindrome da accerchiamento: siccome hai paura del nemico, da un lato ti chiudi dentro, ti separi dal mondo
esterno; dall’altro, siccome la paura è un demone che non ti abbandona mai, anzi tende a crescere sempre più, sei
disponibile a comprarti armi sempre più letali, sofisticate, spaventose.
E’ questo il messaggio che ha lanciato nei giorni scorsi il nuovo Presidente degli Stati Uniti: uno scenario che fa
venir la pelle d’oca perché in passato ha prodotto tragedie spaventose.
Eppure il tempo passa, la gente dimentica o non sa e l’uomo può alla fine giungere a ripetere errori già commessi.
Si stanno preparando le guerre dei prossimi decenni? Sta per prender il potere una nuova generazione di tiranni?
Non lo so: mi auguro sinceramente che le tendenze in atto siano reversibili.
Soprattutto spero che le forze autenticamente democratiche, presenti in molte società, compresa quella americana,
sappiano reagire, superino la loro attuale timidezza e blocchino progetti criminali che potrebbero travolgere tutto
e tutti.
PIER LUIGI GIACOMONI