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IL SENATO PAKISTANO AVVIA LA REVISIONE DELLA LEGGE SULLA BLASFEMIA
(20 agosto 2016)

ISLAMABAD. Le istituzioni pakistane hanno deciso di riconsiderare il testo della legge sulla blasfemia, con particolare riferimento agli abusi che si sono verificati in più occasioni.

La Commissione per i diritti umani del Senato di Islamabad ha annunciato, infatti, una serie di incontri per discutere la questione con esperti legali, studiosi di religione e di altri organi competenti, come il Consiglio dell’ideologia islamica.

Scopo della riunione, ha specificato la Commissione senatoriale, non è quello di chiedere modifiche alla legge, bensì di garantirne l’equa attuazione, poiché nell’80% dei casi di imputati per blasfemia, risulta esserci un uso improprio di questa legge, che finisce per colpire
persone innocenti.

La maggioranza della Commissione per i diritti umani del Senato pakistano ha sostenuto la proposta di rivedere l’uso improprio della legge. È stato anche proposto di aprire una procedura di consultazioni da avviare con studiosi di religione, così come di esaminare il funzionamento della legge sulla blasfemia
in altri Paesi islamici.

Intanto, la Commissione nazionale per i diritti umani, organismo governativo, ha presentato una relazione su possibili emendamenti alla legge. Tra le modifiche
proposte, vi è l’affidamento delle indagini sui casi di blasfemia esclusivamente ad un Sovrintendente di polizia e non a semplici agenti; inoltre, si pensa di escludere i Tribunali di primo grado, facilmente influenzabili dai gruppi fondamentalisti islamici, dal compito di giudicare i casi di blasfemia e di
affidarli a giudici ad hoc. Un altro provvedimento suggerito è la punizione severa per chi formula false accuse. Infine, si raccomanda che la legge rispetti e tenga conto di una persona che si scusa, nega l’accusa o esprime un sincero pentimento.

«È uno sviluppo incoraggiante per i cristiani pakistani – commenta Alexander Aftab Mughal, attivista cristiano impegnato per la difesa delle minoranze religiose in Pakistan – Le organizzazioni che tutelano i diritti delle minoranze religiose hanno chiesto da tempo al governo di fermare l’uso improprio
della legge sulla blasfemia».

Va ricordato che in Pakistan, il reato di blasfemia è citato nell’articolo 295c del Codice penale e contempla la condanna a morte. Inoltre, l’accusatore non ha l’onere di provare ciò che dice. La legge è stata introdotta dal presidente Muhammad Zia-ul-Haq, in carica dal 1977 al 1988, ed è entrata in vigore
nel 1986. Emblematico, in questo contesto, il caso di Asia Bibi: cattolica, condannata a morte nel 2010, la donna è in carcere proprio per effetto della citata legge.

PIERLUIGI GIACOMONI

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