RUANDA. LIBERATO DAL CARCERE PAUL RUSESABAGINA
(5 Aprile 2023)
KIGALI. Alla fine Paul Rusesabagina è stato liberato dalle infami carceri ruandesi, dove scontava una pena di 25 anni di reclusione per aver tentato, secondo l’accusa, di rovesciare il regime di Paul Kagame.
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LA VICENDA
Prelevato dai servizi segreti di Kigali nell’agosto 2020 mentre sta recandosi in Burundi per tenervi delle conferenze, è sottoposto ad un processo che dura ottomesi e si conclude con una dura condanna.
Da tempo è nel mirino delle autorità dopo che ha pubblicato un libro in cui denuncia le frequenti violazioni dei diritti umani compiute in Ruanda dalle autorità.
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L’INTERESSAMENTO DI USA E QATAR
Rusesabagina, mentre è in prigione, non è solo: Stati Uniti e Qatar, in particolare, avviano complesse trattative per ottenerne la liberazione. In diverse occasioni Washington, anche nella persona del Presidente Biden definisce farsesco il processo cui è stato sottoposto l’ex direttore dell’Hotel Milles Collines che durante il genocidio del 1994 salvò oltre 1.200 persone dai massacri.
Nell’agosto 2022, poi, durante una conferenza stampa al termine d’una sua visita a Kigali il Segretario di Stato americano Antony Blinken manifesta preoccupazione per la sorte riservata a Rusesabagina: «Come ho già detto al Presidente – dichiara – noi pensiamo che le persone in tutti i paesi dovrebbero poter esprimere le loro opinioni senza timore d’esser imprigionate o subire violenza.»
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IL CONTESTO INTERNAZIONALE
Il fatto è, sottolinea in un suo commento Le Monde, che la posizione internazionale del Ruanda è divenuta fragile dopo che ONU e Unione Europea hanno accusato Kigali di finanziare gli attacchi alla popolazione civile nell’est della Repubblica Democratica del congo ad opera del Movimento 23 Marzo (M23), provocando morti, feriti e sfollati.
Al Ruanda, inoltre, è stato assegnato un ruolo importante nella politica migratoria di Gran Bretagna e Danimarca: il Regno unito in particolare ha avviato discussioni con Kigali per la realizzazione della Migration and Economic Development Partnership che prevede un finanziamento di 146 milioni di dollari affinché ospiti sul proprio territorio i migranti che vorrebbero trasferirsi in Gran Bretagna.
In base alla legislazione in vigore a Londra i rifugiati che vorranno chieder asilo, giunti però nel regno irregolarmente, saranno deportati nel Paese delle Mille Colline.
Il 19 marzo, il Segretario di Stato agli Interni Suella Braverman ha incontrato il presidente ruandese Paul Kagame per definire gli accordi tra i due Paesi per ricollocare i richiedenti asilo arrivati irregolarmente nel Regno Unito: «la visita – ha detto Braverman – ha l’obiettivo di rafforzare l’impegno del governo nella partnership come parte del nostro piano per fermare i barconi e discutere i piani per rendere operativo il nostro accordo a breve.»
In realtà, finora, nessun profugo è stato deportato anche per le proteste delle numerose associazioni che in UK si battono per la difesa dei diritti dei migranti: i critici ritengono immorale e disumano allontanare di oltre 6.400 chilometri persone che cercano un futuro proprio lì, nel Regno Unito, inviandole in un paese noto per non essere sicuro, viste le accuse di torture e le uccisioni di chi si oppone al governo.
Braverman sogna, però, di trasferire già l’estate prossima, su voli il cui costo sarà a carico del contribuente britannico, un primo contingente di migranti: a suo parere l’applicazione di questa misura sarà un forte deterrente contro la volontà di intraprendere quei viaggi pericolosi che vedono mettersi in mare migliaia di persone.
Solo nel 2021 più di 45.000 individui son entrati illegalmente nel Regno Unito attraversando il Canale della Manica a bordo di imbarcazioni sempre più piccole, talvolta semplici canoe.
Il Segretario agli Interni, confortata dal verdetto dell’Alta Corte di Londra che lo scorso dicembre aveva ritenuto legale la partnership col Ruanda, spera che quelle «incantevoli casette» del complesso residenziale che ha inaugurato insieme al locale Ministro per le Infrastrutture possano presto ospitare una parte dei rifugiati al momento illegalmente in Gran Bretagna.
PIER LUIGI GIACOMONI