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REPUBBLICA DEL CONGO. VIOLENZA, CORRUZIONE E CLEPTOCRAZIA
(11 Marzo 2020)

BRAZZAVILLE. Il 15 Agosto 1960 diventa indipendente, dopo una breve fase preparatoria, la Repubblica del Congo, da non confondere con l’analogo Stato, più grande di dieci volte, sorto a sud del grande fiume ed ex colonia del Belgio.

Il “piccolo Congo” invece è una dipendenza di Parigi: fa parte dell’Africa Centrale francese, insieme a Camerun, Gabon e Repubblica Centrafricana.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale nell’area prendono forma aspirazioni indipendentiste che spingono la Francia ad abolire il lavoro forzato e ad istituire delle Assemblee territoriali, guidate da esecutivi locali, dotati d’una certa autonomia: ciò favorisce la nascita di classi dirigenti nere le cui frequenti lotte intestine degenerano spesso in scontri o in svolte autoritarie.

Brazzaville, in questo senzo, non fa eccezione.

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IL CONGO BRAZZAVILLE.

La storia del nuovo Stato si presenta fin da subito molto agitata a causa dei contrasti tra le diverse etnìe che lo compongono: di qui, alternanza di diverse dittature sia di destra che di sinistra con frequenti tentativi, a volte riusciti di colpo di stato.

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FULBERT YOULOU (1959-1963).

Il primo Presidente della Repubblica è Fulbert Youlou (1917-1972), un ex prete cattolico dimesso dal Vaticano a causa della sua decisione d’impegnarsi in politica. Smesso l’abito talare, anche se continua a farsi chiamare abbé, già negli anni Cinquanta fonda un partito politico l’Unione Democratica per la Difesa degli Interessi Africani (UDDIA) e scala le cariche del potere: Sindaco di Brazzaville (1956), deputato all’Assemblea territoriale (’57), Ministro per l’Agricoltura, (’58), Primo Ministro (’59).

Nel dicembre ’59 vince le elezioni per la Presidenza: diviene Capo di Stato all’atto dell’indipendenza.

Come già era accaduto prima del ’60, quand’era Primo Ministro del Territorio, il suo stile autoritario di governo gli aliena l’opinione pubblica: nel ’63, dopo che la Francia ha tagliato i fondi che sostengono la fragile economia congolese, scoppiano a Brazzaville disordini sempre più violenti, finché il 16 Agosto un colpo di Stato lo estromette dal potere, mandandolo in esilio, dapprima nell’altro congo, poi in Spagna, dove morrà nel 1972.

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ALPHONSE MASSAMBA-DEBAT (1963-1968).

Il golpe del ’63 imprime una svolta alla storia del “piccolo Congo”: grazie all’azione d’una moltitudine di movimenti sociali e sindacali, il Paese imbocca la strada d’un esperimento socialista. Il nuovo Presidente Alphonse Massamba-Débat (1921-1977) dichiara che il Paese diverrà marxista-leninista e a tal fine crea il Movimento Nazionale della Rivoluzione (MNR) che diviene il partito unico ammesso legalmente. Nel 1965 Brazzaville rompe i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti e allaccia relazioni strette con URSS e Cina Popolare.

Insegnante di professione Massamba-Débat si è fatto un nome prima dell’indipendenza, entrando nell’UDDIA, facendosi eleggere all’assemblea teritoriale, divenendo ministro e Premier di Youlou.

Nel maggio ’63 si dimette clamorosamente dal governo denunciando i metodi autocratici dell’ex prete presidente.

Così nell’agosto i golpisti lo creano capo provvisorio dello Stato, poi, dopo l’approvazione d’una nuova costituzione, lo fanno eleggere Presidente.

Tuttavia, la situazione nel Paese non è tranquilla: il regime teme il dissenso e nel ’65 avvengono una serie di omicidi eccellenti.

Muoiono il Presidente della Corte suprema, Joseph Pouabou, il Procuratore Generale della Repubblica Lazare Matsokota e il direttore dell’Agenzia di Stampa ufficiale Anselme Massouemi.

La loro tragica fine avverrà in circostanze che non saranno mai del tutto chiarite, così come nel giugno ’66 verrà duramente represso un ammutinamento militare.

Il Congo è una pentola pronta a deflagrare: nel settembre 1968 Massamba-Débat fa arrestare il maggiore Marien Ngouabi, militare molto popolare. La mossa è il detonatore della rivolta delle masse che costringono il presidente alle dimissioni e conduce Ngouabi al potere (dicembre ’68).

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MARIEN NGOUABI E LA REPUBBLICA POPOLARE DEL CONGO (1968-1977).

Se Massamba-Débat aveva promesso uno Stato marxista, Ngouabi lo attua davvero: un anno dopo aver preso il potere proclama la Repubblica Popolare del Congo, istituisce un nuovo partito unico, il PCT (Parti Congolais du Travail) che adotta una linea di socialismo scientifico.

In Congo, la nuova Costituzione, la terza dall’indipendenza, trasferisce tutto il potere al Partito, viene introdotta l’economia pianificata e statalizzata, sono create delle cooperative che gestiscono i diversi settori della produzione e le proprietà straniere sono nazionalizzate.

Il Maggiore Ngouabi (1938-1977), malgrado la grande popolarità iniziale, deve fronteggiare un crescente malcontento per i modesti risultati ottenuti in campo economico e sociale. Di qui, diverse congiure che minano la stabilità del Paese: a capo d’un commando, ad esempio, il 23 Marzo 1970, il tenente Pierre Kinganga prende il controllo degli edifici di radio e tv, prima d’esser ucciso; il 22 febbraio 1972, il tenente Ange Diawara tenta d’assumere il controllo dei punti nevralgici di Brazzaville, per poi, di fronte alla reazione delle forze fedeli, darsi alla macchia nella regione di Pool, dove resisterà fino agli inizi del 1973.

Ngouabi teme, come i suoi predecessori, il dissenso, perciò periodicamente fa arrestare personalità che sospetta alimentino le manovre sediziose: tra questi è spesso fermato l’ex Premier Pascal Lissouba, che diverrà Presidente della Repubblica nel 1992.

Nei nove anni di regno di Ngouabi l’economia congolese si fonda essenzialmente sugli introiti delle esportazioni di materie prime grezze come il legname delle folte foreste pluviali, la potassa, lo scarso petrolio o il ferro, ma gli shock petroliferi del 1974, data anche la modesta produzione di greggio, non permettono al Paese di decollare, sfruttando l’aumento dei prezzi dei prodotti d’esportazione.

Così, la fine del regime avviene brutalmente il 18 marzo 1977, quando il Presidente viene assassinato nella sua residenza, insieme ad altri importanti leader militari.

Nel bagno di sangue che segue la morte di Ngouabi perdono la vita anche l’Arcivescovo di Brazzaville, Cardinal Emile Biayenda e l’ex Presidente Massamba-Débat.

L’indomani, è creata una giunta militare, denominata Comité militaire du parti (CMR), che gestirà lo stato come un governo provvisorio: il 5 aprile il colonnello Joachim Yhombi-Opango assume la Presidenza della Repubblica fino al 5 febbraio 1979, quando un nuovo golpe porta al potere Denis Sassou Nguesso (1944).

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SASSOU NGUESSO I (1979-1992).

All’inizio Sassou Nguesso si definisce l’erede naturale di Marien Ngouabi: dopo il golpe del 5 febbraio 1979, in un discorso descrive il proprio intervento sulla scena politica come una «risposta risoluta dell’insieme delle forze di sinistra del nostro Paese contro il potere di destra, con l’intenzione di rompere con la politica d’irresponsabilità, di dimissione nazionale, dell’oscurantismo e di appiattimento davanti all’imperialismo degli elementi della borghesia burocratica.»

In generale, fino al 1989, quando nell’europa orientale crollano i regimi comunisti Sassou Nguesso non altera il sistema di gestione degli affari di Stato imposto da Ngouabi: perciò lo Stato rimane una Repubblica Popolare.

L’8 luglio ’79 si adotta una nuova costituzione, mediante referendum: essa permette al colonnello presidente d’accentrare nelle sue mani le cariche di Capo di Stato e del partito unico.

Onde evitare l’insorgere di nuove ribellioni, la linea ufficiale si concentra sulla promozione delle diverse etnìe che convivono nel paese e sullo sviluppo delle infrastrutture, ma non riesce ad ottenere significativi risultati nei settori dell’istruzione e della sanità. La RPC resta minata dalla corruzione e dall’appropriazione indebita di fondi pubblici da parte della casta dirigente, compreso lo stesso Presidente, che come molti suoi colleghi africani, deposita nelle banche straniere ingenti ricchezze e sfoggia un lusso sfrenato.

Così, sono soprattutto gli studenti universitari ad esprimere il malcontento: nel 1985 scoppia un’insurrezione all’università di Brazzaville che viene soffocata nel sangue.

Repressa una nuova insurrezione nel Nord (1987) e sventato un tentato golpe promosso dalla famiglia Ngouabi, il regime deve accettare, su pressione del Presidente francese François Mitterrand, il passaggio dal monopartitismo al pluralismo, come sta accadendo in altri Stati dell’Africa nera.

Nel ’90 lo stesso colonnello abolisce il partito unico, annuncia che si presenterà alle elezioni presidenziali che saranno pluraliste ed accetta, almeno a parole, che si riunisca una Conferenza nazionale che veda la partecipazione dei partiti e dei movimenti della società civile.

La Conferenza, che apre i suoi battenti nel febbraio ’91, presieduta dal vescovo di Owando, monsignor Ernest Kombo, commette il grave errore di non rimuovere il Presidente che agisce indisturbato per farla fallire.

Nel ’92 viene varata una nuova costituzione, che elimina il termine Popolare dalla denominazione dello Stato, e subito dopo si tengono elezioni presidenziali: Sassou Nguesso perde e il suo posto è preso da Pascal Lissouba, ma i cinque anni della sua presidenza sono turbati da continui scontri, finché non scoppia nel ’97 una vera guerra civile, nella quale Sassou Nguesso è appoggiato dai soldati angolani.

A causa dell’intrinseca debolezza del suo regime, Lissouba è costretto a ceder il potere al vecchio despota: hanno inizio così gli anni del secondo regno di DSN.

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SASSOU NGUESSO II.

La seconda fase del lungo governo di Sassou-Nguesso, iniziata nel 1997, è caratterizzata da una ristrutturazione totale delle vecchie istituzioni partitiche e statali.
Il sistema rimane fortemente autoritario, non più caratterizzato ideologicamente, ma fondato sul culto della personalità. Brazzaville diviene strategica nella politica africana della Francia che osserva da vicino quanto accade nell’altro Congo dove è in corso una guerra che si concluderà solo nel 2003 e che ha come posta in gioco le enormi riserve di materie prime che si trovano nel sottosuolo.

Di conseguenza: DSN viene foraggiato e si chiudono tutti gli occhi sugli abusi commessi dal suo regime ed anche sulla sua accentuata cleptocrazia.

Nel 2002, una nuova costituzione concede al Presidente poteri amplissimi ed allunga il suo mandato a sette anni, creando al contempo un parlamento bicamerale, eletto sulla base di liste approvate dal Capo di Stato.

Rieletto nel 2009 e nel ’16, a seguito d’una modifica alla Costituzione che permette la sua ricandidatura, ha dovuto affrontare a più riprese scontri con forze ribelli nella regione del Pool: per sfuggire ai combattimenti col loro corollario di violenze, massacri e stupri, ben 80mila persone sono fuggite dalle loro abitazioni.

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\IL RICATTO.

Ora, in vista delle elezioni del prossimo anno, sfruttando l’ondata di proteste dei giovani occidentali contro l’effetto serra e la paura dei governanti europei d’essere travolti dall’onda ambientalista, Denis Sassou Nguesso chiede ed ottiene finanziamenti per sé la sua casta dirigente minacciando un’ecocatastrofe di dimensioni mondiali.

Lo scorso Ferragosto, anniversario dell’indipendenza del Paese, Il Presidente compare in tv e annuncia che è stato scoperto nel nord, in un’area chiamata Ngoki Block, un gigantesco giacimento di petrolio, da 359 milioni di barili. Praticamente, la produzione del Paese risulterebbe quadruplicata. Subito dopo, un avvertimento al mondo: «noi vorremmo proteggere l’ambiente, ma i fondi compensativi per i nostri sforzi ecologici che erano stati promessi non sono stati sbloccati.» Il ricatto con la trivella in mano risulta efficace anche perché nella zona del vantato giacimento è stata di recente mappata una delle più grandi torbiere della Terra, un deposito di carbonio tra le acque delle paludi che equivale a tre anni di emissioni mondiali. Le torbiere sono come dei forzieri di carbonio, purché però siano preservate intatte. In poche settimane la minaccia sortisce il suo effetto – scrive Der Spiegel. Il Presidente francese Emmanuel Macron riceve a Parigi il suo collega congolese e gli promette 60 milioni di euro di aiuti europei, incluso un contributo tedesco. Un modo per spingere a muoversi rispettando la zona delle paludi. Il problema è – spiega il settimanale tedesco che ha lavorato in collaborazione col consorzio European Investigative Collaborations e l’Ong Global Witness – che il giacimento sarebbe un bluff. Total e Shell avevano fatto già prospezioni nell’area anni fa e avevano concluso che non valeva la pena continuare. La compagnia che ora ha fatto le ricerche si è limitata a un solo test, giudicato dagli esperti assolutamente insufficiente.

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IL CLEPTOCRATE.

Con Sassou Nguesso qualche cautela in più sarebbe auspicabile. A San Marino sono stati sequestrati su suoi conti 19 milioni di euro, probabile frutto di riciclaggio. L’amore per il lusso sfrenato del presidente è noto: la stampa britannica ha raccontato che infila i piedi in scarpe di coccodrillo da 114mila euro, ostenta orologi per 2,3 milioni di euro e a Parigi riposa in suite da 11mila euro a notte.

«Una volta – commenta Repubblica – i leader cleptocrati lucravano sulla pelle dei bambini denutriti bisognosi di aiuti internazionali. Oggi fanno leva sulla cattiva coscienza ambientale dei Paesi ricchi, pronti a pagare per preservare i polmoni più remoti della terra, visto che quelli vicini li hanno già distrutti.»

PIER LUIGI GIACOMONI

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