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REFERENDUM COSTITUZIONALE. HA PREVALSO IL SI’
(29 Settembre 2020)

ROMA. Referendum costituzionale: ha prevalso il sì in modo schiacciante. Il popolo, con quasi il 70% dei voti, si è pronunciato per un parlamento più snello, più efficiente e meno affollato.

Questo, in sostanza, il verdetto del quarto referendum confermativo indetto nella storia repubblicana per modificare gli articoli 56, 57 e 59 della costituzione.

Non hanno trovato credito presso l’elettorato quanti avevano condotto o per effettiva convinzione o per opportunismo una campagna tutta costruita sulla paura dell’ignoto, sul richiamo all’immodificabilità d’una carta costituzionale, peraltro qua e là più volte emendata, e sul timore d’un depauperamento della centralità del parlamento nell’assetto istituzionale italiano.

Seguendo un trend già inaugurato da tempo a livello locale con la drastica diminuzione di consiglieri a tutti i livelli, le prossime Camere che saranno elette al più tardi nella primavera del 2023 conteranno complessivamente 600 membri: 400 deputati e 200 senatori,cui dovranno esser aggiunti i membri a vita della camera alta.

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I RISULTATI

nel dettaglio, il quesito proposto agli elettori era:

«Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 240 del 12 ottobre 2019?»

Hanno risposto sì 17.913.089 (pari al 69,96% dei voti validamente espressi), mentre hanno risposto no 7.692.007 (pari al 30,04%).

Le schede bianche sono state 218.093 e le nulle 226.568 su un totale di 26.050.226 votanti (pari al 51,12%
del corpo elettorale).

Il sì ha prevalso in tutte le regioni, specialmente nell’Italia meridionale: la regione in cui ha vinto con la percentuale più bassa è il Friuli-Venezia Giulia (59,57%), mentre il Molise col 79,89% è la regione che ha più massicciamente appoggiato l’opzione riduzionista.

Ma le percentuali più alte si sono registrate nel voto estero: gli Italiani residenti in America Settentrionale e Centrale hanno tributato un vero plebiscito al sì con l’81,07%, seguiti a breve distanza dalla diaspora europea con l’80,07%.

Qui il dettaglio dei voti regione per regione

Abruzzo. Sì: 384.565 (73,76%); No: 136.805 (26,24%); Votanti: 527.724 (50,78%).
Basilicata. Sì: 169.024 (75,84%); No: 53.856 (24,16%); Votanti: 226.725 (49,83%);
Calabria. Sì: 521.444 (77,53%); No: 151.138 (22,47%); Votanti: 686.648 (45,21%).
Campania. Sì: 2.087.312 (77,41%); No: 609.290 (22,59%); Votanti: 2.772.802 (61,01%).
Emilia-Romagna. Sì: 1.273.485 (69,54%); No: 557.816 (30,46%); Votanti: 1.831.301 (55,37%).
Friuli-Venezia Giulia. Sì: 281.042 (59,57%); No: 190.743 (40,43%); Votanti: 475.312 (50,22%).
Lazio. Sì:  1.307.304 (65,86%); No: 677.693 (34,14%); Votanti: 1.999.446 (45,68%).
Liguria. Sì: 450.354 (63,78%); No: 255.804 (36,22%); Votanti: 716.525 (59,17%).
Lombardia. Sì: 2.609.444 (68,12%); No: 1.221.310 (31,88%); Votanti: 3.856.588 (51,36%).
Marche. Sì: 533.479 (69,19%); No: 237.569 (30,81%); Votanti: 782.889 (66,39%).
Molise. Sì: 93.178 (79,89%); No: 23.456 (20,11%); Votanti: 118.155 (47,52%).
Piemonte. Sì: 1.172.234 (68,41%); No: 541.287 (31,59%); Votanti: 1.728.133 (51,55%).
Puglia. Sì: 1.477.164 (75,22%); No: 486.613 (24,78%); Votanti: 2.010.849 (61,91%).
Sardegna. Sì: 322.200 (66,84%); No: 159.843 (33,16%); Votanti: 484.661 (35,71%).
Sicilia. Sì: 1.055.351 (75,88%); No: 335.397 (24,12%); Votanti: 1.400.512 (35,39%).
Toscana. Sì: 1.216.953 (65,96%); No: 627.948 (34,04%); Votanti: 1.870.237 (65,89%).
Trentino-Alto Adige. Sì: 390.490 (70,89%), No: 160.388 (29,11%); Votanti: 571.972 (70,96%).
Umbria. Sì: 221.989 (68,72%); No: 101.062 (31,28%); Votanti: 325.319 (48,75%).
Valle d’Aosta. Sì: 48.165 (67,96%); No: 22.708 (32,04%); Votanti: 72.709 (73,44%).
Veneto. Sì: 1.553.218 (62,44%); No: 934.313 (37,56%); Votanti: 2.522.650 (67,55%).
Italia. Sì: 17.168.498 (69,64%); No: 7.484.940 (30,36%); Votanti: 24.993.020 (53,84%).

Qui i voti espressi dai cittadini italiani all’estero:

Africa, Asia, Oceania e Antartide. sì: 32.775 (79,46%); No: 8.470 (20,54%); Votanti: 47.459 (19,75%).
America meridionale. Sì: 226.522 (74,19%); No: 78.819 (25,81%); Votanti: 347.492 (23,95%).
America settentrionale e centrale. Sì: 62.644 (81,07%); No: 14.632 (18,93%); Votanti: 89.620 (22,49%).
Europa. Sì: 422.616 (80,07%); No: 105.168 (19,93%); Votanti: 572.640 (23,39%).

Estero. Sì: 744.557 (78,24%); No: 207.089 (21,76%); Votanti: 1.057.211 (23,30%).

Italia+Estero. Sì: 17.913.054 (69,96%); No: 7.692.029 (30,04%); Votanti: 26.050.230 (51,12%).

Va notata l’alta affluenza alle urne, considerato che non era necessario il quorum dei votanti perché la votazione avesse effetto legale, come nel caso dei referendum abrogativi per i quali è richiesta la doppia maggioranza dei voti e dei votanti.

In Italia, la partecipazione è stata pari al 53,84% del corpo elettorale, mentre all’estero si sono registrati tassi d’affluenza minore.

La regione che ha fatto registrare il tasso più alto di partecipazione è stata la Valle d’Aosta (73,44%, mentre la Sicilia è l’area in cui l’affluenza alle urne è stata minore (35,39%).

Occorre tuttavia evidenziare che stavolta, diversamente dal passato, il referendum ha coinciso con elezioni amministrative (oltre 1000 Comuni) e regionali (Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto) che hanno indubbiamente ridotto l’astensionismo.

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CONSEGUENZE DEL VOTO.

Come detto, le prossime Camere saranno di dimensioni più ridotte:

Nel dettaglio, la Camera dei Deputati sarà costituita da 392 eletti in Italia e 8 nel resto del mondo.

Dei 392, uno spetta alla Valle d’Aosta, gli altri alle diverse aree del Paese.

Il Senato sarà composto da 196 eletti in Italia e 4 nel resto del mondo.

Togliendo il seggio specifico della Valle d’Aosta, al resto del Paese spetteranno 195 seggi da eleggere.

Se non saranno modificate le norme che prevedono per il Senato un’elezione a base regionale, a ciascuna regione spetterà un minimo di tre seggi che ovviamente potrà esser di più per le aree più popolose.

Se rimarrà in vigore l’attuale legge elettorale, il 37% dei seggi d’entrambe le camere saranno eletti col sistema uninominale a turno unico: il candidato più votato si aggiudica il seggio.

Il resto, ossia il 63% dei posti è attribuito con metodo proporzionale con sbarramento.

Per l’
elezione del prossimo Presidente della Repubblica (gennaio 2022) i grandi elettori saranno gli attuali parlamentari, a meno che non vengano indette elezioni anticipate: di conseguenza essi saranno 630 deputati, 320 senatori e 58 delegati regionali.

Nelle elezioni successive, al più tardi nel 2029 il loro numero decrescerà: 400 deputati, 200 senatori e 58 delegati regionali, per un totale di 658, cui si dovranno aggiungere i membri a vita della camera alta in carica al momento.

PIER LUIGI GIACOMONI

 

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