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PUTIN E’ DAPPERTUTTO, ANCHE TRA NOI
(27 Agosto 2023)

MOSCA. Vladimir V. Putin è dappertutto: da un paio di mesi i media russi lo mostrano in ogni luogo: qui ammonisce un funzionario inadempiente, là celebra il successo delle truppe sovietiche in una battaglia della seconda guerra mondiale.

In Dagestan abbraccia bambini, altrove incontra capi di Stato e uomini d’affari.

Insomma, è finita l’epoca in cui il leader del Kremlino si teneva isolato dagli altri per timore d’ammalarsi di Covid.

Non è andato al vertice dei BRICS in sud Africa solo perché sul suo capo pende un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale, ma ciò non gli ha impedito di rivolger un messaggio all’incontro e comunque Mosca era rappresentata dal Ministro degli Esteri Serghey V. Lavrov.

Sugli schermi russi il Presidente c’è a tutte le ore.

«Questa iperattività – scrive Benoît Vitkine[1] – d’un capo di Stato che alcuni suoi concittadini deridevano definendolo “trincerato nel suo bunker” è iniziata a giugno: l’ammutinamento delle milizie Wagner del 23 e 24 di quel mese, durante il quale aleggiava l’ipotesi di un ribaltamento del potere, ha dato la stura al nuovo attivismo presidenziale.»

L’intenzione del leader è evidente: riaffermare la propria autorità, verificare il suo grado di popolarità, smentire quanti pensano che si sia indebolito o infragilito o che il suo governo sia affetto da immobilismo.

«Il problema è che in fondo non ha nulla di nuovo da dire e soprattutto nessun successo da annunciare», osserva il politologo Abbas Galliamov, ex consigliere di Putin ora in esilio, intervistato da Le Monde.[2] «Tuttavia non può scomparire del tutto, il vuoto è pericoloso… Quindi satura il campo mediatico, come ha fatto durante tutta la sua carriera. Per un po’ funziona, almeno con quella frangia di opinione pubblica che l’ascolta. Il discorso di Putin, anche per moltiplicare le promesse vuote, è come un rito, un segno che va tutto bene e le cose seguono il loro corso.»

Ma non finisce qui: un’inchiesta del New York Times rivela che Mosca sta cercando d’occupare anche lo spazio mediatico in Occidente.

«Il compito di queste novelle spie dovrebbe essere – scrive Marta Ottaviani[3] – quello di stringere rapporti di amicizia con l’alta burocrazia, figure dell’establishment economico, giornalisti. Un soft power che risponde a logiche di guerra non lineare e di destabilizzazione di Paesi considerati ostili dal loro interno. Poi c’è il vero e proprio lavoro sporco e in questo i russi, purtroppo, sono dei maestri, anche a causa del clima di perenne sospetto in cui vivono. Sono così bravi che spesso trovano persone di altre nazionalità  che li prendono così a cuore da fare il lavoro al loro posto.»

Tra gli arrestati vi sono giornalisti alle dipendenze di testate statunitensi, funzionari governativi tedeschi e chissà chi altro.

Poi ci sono gli hacker, che operando sul web provano a diffondere false informazioni, mentre gli influencer predicano il verbo coniato al Kremlino, spiegandoci dove possono che la russia ha tutte le ragioni di condurre innanzi l'”operazione speciale” in ucraina e la NATO ha torto.

Insomma, come la storia da tempo ci ha insegnato, accanto alla guerra fatta di bombe, missili e droni, in cui a pagare il prezzo più alto son i civili di qualunque età e condizione, c’è la propaganda che non esita a diffondere notizie false pur d’indurre l’opinione pubblica a premere sui governi affinché abbandonino Kiev al suo destino e facilitino la vittoria al despota moscovita colpito da improvvisa iperattività, ora che il suo potere pluriennale sembra traballar sul serio.

PIER LUIGI GIACOMONI

***

NOTE:

[1] B. Vitkine, Vladimir Poutine sature le champ médiatique en Russie pour tenter de réaffirmer son autorité, lemonde.fr, 23 Agosto 2023;
[2] B. Vitkine, Vladimir Poutine sature le champ médiatique en Russie, cit.;
[3] M. Ottaviani, come nell’era sovietica recluta spie in Occidente «Vuole plagiare l’opinione pubblica», Quotidiano Nazionale, 27 Agosto 2023.

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