PUTIN FA DISTRUGGERE CIBO PROVENIENTE DALL’OCCIDENTE
(8 agosto 2015)
MOSCA. «Il Cremlino, – scrive polisblog – in accordo con un recente decreto governativo, ha fatto distruggere dalle ruspe 100 tonnellate di cibo (frutta, verdura e formaggi). Si tratta di prodotti alimentari europei e statunitensi sotto embargo, che fino ad oggi venivano rimandati indietro una volta giunti alla frontiera russa.»
Tra i prodotti alimentari distrutti ci sono 73 tonnellate di pesche e mandarini e quasi 2 di pomodori. Inoltre, nei giorni passati a Samara, nella zona centro-orientale del paese, sono state distrutte 114 tonnellate di carne. La decisione di Mosca, però, non ha scatenato solo polemiche a livello internazionale. Diverse associazioni locali, sfidando il diktat di Putin, hanno già raccolto più di 300.000 firme per una petizione che chiede al Presidente di ripensarci e di distribuire alle fasce di popolazione più indigenti il cibo.”
Questa mossa così drastica pare sia una reazione al rinnovo delle sanzioni da parte di UE e Stati Uniti decise all’indomani dell’annessione unilaterale della peniisola di Crimea e per il perdurare delle minacce alla sovranità di Ucraina e Paesi baltici.
Peraltro, le sanzioni non valgono per grosse multinazionali:
esse, infatti, hanno trovato il modo di aggirare l’embargo. Le restrizioni, infatti, non impediscono ai grandi gruppi di comprare e vendere attività. Così, ad esempio, Eni, Shell, ExON e British Petroleum possono tranquillamente incrementare il loro giro d’affari con Rosneft, il gigante petrolifero russo.
La drastica misura putiniana non farà altro che accrescere gli affari dei contrabbandieri del cibo di qualità. già oggi, chi può permetterselo, acquista sul mercato nero formaggi e vini di provenienza occidentale, malgrado le proibizioni governative.
PIERLUIGI GIACOMONI